Bisogna cambiare ruolo alla Befana. Non più tardivo doppione di Babbo Natale, ma CEO dell’impresa di pulizie incaricata di portare via, insieme alle feste, tutta la paccottiglia che abbiamo accumulato. Altroché scopa. E mentre io potrei liberarmi del sac à poche per la pasta di zucchero, Trenitalia nonsò, dei suoi ingegnosi creativi? Dell’incauto direttore centrale media, Federico Fabbretti? Se vi siete persi quest’altra figura di palta delle FS nazionali, dedicatemi 2 minuti.
A fine 2011 Trenitalia annuncia che sui nuovi Frecciarossa, gli occupanti del livello standard (i posti meno cari) non avrebbero potuto anccedere alla carrozza-bar ma accontentarsi del carrellino col suo caffè pestilenziale. Il divieto provoca commenti non proprio positivi, per così dire.
Interviene l’ufficio stampa di Trenitalia che con sprezzo del pericolo accusa di malizia e falsità chi ha osato criticare.
Il web insiste fino a quando, venerdì scorso, arriva il magnifico comunicato di Trenitalia: “A poco più di un mese dalla partenza del nuovo Frecciarossa a 4 livelli, il servizio della carrozza bar-ristorante sarà disponibile a tutti i clienti. Si tratta di una scelta commerciale adottata dopo questo primo periodo di sperimentazione e dopo aver raccolto i commenti e i suggerimenti dei viaggiatori, anche attraverso il web. Questo conferma la volontà di Trenitalia di offrire un servizio sempre più a misura di tutti e rispondente alle esigenze di un mercato in continua evoluzione”. il titolo del comunicato: “Trenitalia ascolta il web”.
A parte che, se uno ascoltasse il web eviterebbe chiari segni del fatto che non sopporta le sue critiche (hey Federico Fabbretti, tu, direttore centrale media, ti fischiano le orecchie?) ma in genere, Trenitalia dovrebbe smetterla, una volta per tutte, di usare cervelli del marketing così gratuitamente autopunitivi.
E se è stata ristabilità la “bar condicio” (© Gianni Mura, giornalista gourmet di Repubblica) i rammendi di Trenitalia continuano a essere peggio dei buchi.
[Crediti | Link: Piovono rane, Repubblica.it, immagine: La Stampa]