Roma_ Il conducente di un bus Atac ferma il mezzo pubblico in zona torrevecchia e scende per farsi una pizza. Ora l’azienda di trasporto capitolina minaccia di prendere provvedimenti nei suoi confronti. È incredibile, signori della Corte, fino a che punto possa spingersi la mano acida della giustizia. Immaginate quell’uomo, stretto dai morsi della fame, mentre al culmine di una dura giornata di lavoro arresta il bus su un lato della strada, avendo cura di lasciare il motore acceso e le porte aperte, affinché l’inquinamento penetri democraticamente anche all’interno. Scende di corsa ed entra in pizzeria, sognando una capricciosa o una 4 stagioni e comunque un gol di Totti. Invece i ritmi inumani dell’esistenza lo costringono a ordinare e aggredire subito la margherita che il pizzaiolo, avvertito tramite telefonino, ha testé stolto dal forno. L’onesto lavoratore vorrebbe almeno una riscaldatina e “famose ‘n caffè”. Ma il dovere chiama. Eccolo correre fuori dalla pizzeria, col cuore in gola e un certo peso sullo stomaco: rimonta sull’autobus, riceve i rimbrotti di un passeggero in attesa, e riprende il safari fra le meraviglie della periferia romana.
Signori della Corte, se proprio si vuole dare una colpa all’imputato, forse avrebbe dovuto dire al pizzaiolo di scaldare un pezzo di prosciutto e funghi in più, invitando al suo desco pure il passeggero. Il quale avrebbe integrato volentieri il prezzo della corsa con un supplemento per la doppia mozzarella.
La sua, in fondo, è stata una forma di timidezza. Pertanto chiedo che gli venga applicato il lodo Albano. Non il cantante, ma il pizzaiolo per gastrofan di Chicago.
[Crediti | Testo liberamente adattato da “Aggiungi un bus a tavola” di Massimo Gramellini, scritto nel 2009 per un episodio analogo. Link, immagine e video: Corriere.it]