Giusto qualche mese fa consideravamo che si parlasse oramai troppo poco di Enzo Coccia, padre fondatore della pizza moderna. Ma come tutti i veri fantasisti, Vincenzo Coccia (ViCo) ci ha saputo sorprendere. Zitto zitto, senza anticipazioni medio tempore durante la lunga gestazione e senza annunci troppo clamorosi poi, Coccia ha fatto la sua mossa groundbreaking: un’apertura a Roma. E che apertura.
Dovremo fare appello a tutta la nostra rigida imparzialità e il nostro spirito mai domo da Signorina Rottermaier, per essere obiettivi e non cedere a facili entusiasmi.
Palazzo storico, rifiniture extra lusso, ma sobrie ed eleganti (diciamo che non ci sono sogni lisergici ed esuberi di cornetti apotropaici qui), cantina da applausi e mixologist di gran classe e, ultimo venne il Coccia, una pizza da paura.
Ci sarebbero tutti gli elementi per perdere la bussola e gridare al miracolo, ma lo sapete: Roma ci rende particolarmente nervosi!
A poche settimane dall’apertura, osiamo chiederci: come sarà Vico Pizza&Wine di Enzo Coccia?
Vico Pizza & Wine, ambiente, menu e proposta beverage
Nato dalla felicissima unione tra il decano dei pizzaiuoli gourmet e la famiglia De Angelis (settore hospitality), ViCo Pizza&Wine mostra un altro passo sin dall’ingresso. Il nobiliare palazzo cinquecentesco si affaccia sulla discreta e centralissima piazza Rondanini: siamo a pochi passi dal Pantheon e dal Senato. L’insegna è minimal, così come l’ingresso. E, del resto, ben possiamo sostenere che in questa zona ci siano più vincoli della Conservazione che sampietrini.
Palazzo tanto sobrio quanto rilevante: fu fatto costruire nientedimeno che dal Cardinale Thomas Wolsey. Siamo dalle parti dello scisma anglicano, mica pizza e fichi.
Ah, già, la pizza. Fiuuuu siamo stati ad un passo dal farci prendere dalla deriva Alessandro Barbero e dal nominare la lega di Cognac (no, non è un consorzio per la tutela del).
Una volta varcata l’essenziale soglia, le sorprese non finiscono mai: i lavori diretti dall’architetto Roberto Antobenedetto sono un inno alla gioia, a Partenope, al recupero e all’eleganza.
Sì, poi la smettiamo, ma considerate voi se questa è una banale pizzeria. Non vorremmo essere persecutori – ma in fin dei conti poi perché no? Diverte! -, ma di certo qui non si rincorrono sale tematiche con uccelli, rose di capodimonte e cornetti come a via Veneto.
Il menu è temporaneo (siamo ancora nelle primissime settimane di apertura di questa fascinosa creatura vetero Borbonica) ma già dà precisi segnali. Antipasti, Le idee di Enzo, Pizze Tradizionali, Dolci e un bel QR Code, perfino qui non ci lascia sereni!, per la proposta beverage imponente e tracotante, perfino.
Come un bel po’ incisivi sono i prezzi, togliamoci il dente.
Sì ma i costi, sì ma il contesto, sì l’esperienza (l’esperienza?! cribbio, l’esperienza!) e le materie prime e la mano di Coccia e perfino il Cardinale scissionista senza annullamento.
Tutto quello che volete voi, o meglio, tutto quello che vogliono i De Angelis. Siamo dalle parti di Piero Fassino che sventaglia i 5k di stipendio, dicendo che non sono poi tanti. Ha ragione, hanno ragione tutti (cit). Però, dincibacco, un po’ si devono fare gli occhi a pizze che vanno tra i 22 e i 27 euro. Un pendolo che oscilla tra l’inflazione e la gentrificazione, mi pare dicesse Shopenauer del menu di ViCo! Qui si aprirebbero considerazioni che ci farebbero sbrodolare vieppiù e noi abbiamo già fame. Quindi apriamo una linea di credito e via!
Le pizze e i fritti di Enzo Coccia da ViCo Pizza&Wine
Cocktail, piacevolissimi e speziati, accompagnano il rotolino, vecchia gloria cocciana: uno stretto cilindro di impasto che accoglie ingredienti di alto profilo, oggi ricotta e parmigiana. E ‘nnamo! Anzi, perdonateci, tiè,tiè.
Le caratteristiche della Margherita provola e pepe sono le misme della pizza della PizzAria di Napoli (anzi delle PizzArie di via Caravaggio, ora lasciate ai figli Andrea e Marco: Enzo si dedicherà, almeno per il momento, alle sue Vacanze Romane). E se stuoli di pizzaioli e amanti hanno sempre voluto annoverare tra gli ingredienti essenziali della pizza, l’aria e l’acqua di Napoli, beh forse Coccia ne avrà delle boccette. Diciamo anzi che la pizza di ViCo è un ritorno alle migliori performance de La Notizia, quelle di dieci/quindici anni fa.
Margherita provola e pepe (18€ diconsi 18!!!!), inappuntabile: interessante la spinta del pepe e dell’affumicatura della provola di bufala, sfiora la perfezione il San Marzano. Olio proveniente dalla penisola sorrentina. Il disco è quello proverbiale di Coccia: eccepiamo una lieve discontinuità nel cornicione, ma solo per far valere la nostra austera imparzialità.
Pantheon (21€) davvero da standing ovation. Il disco è perfetto, a nostro deciso avviso. La carne macinata (selezionata personalmente da Enzo, presso un piccolo macellaio laziale) è quasi scioglievole. Incisiva nel sapore. Il pecorino romano Dop e i pomodori a pacchetelle chiudono in bellezza.
Ma se possiamo lasciarci andare al sentimentalismo, è con il Piscitiello ciurillo che Enzo Coccia ci commuove. Un calzoncino fritto con fiori di zucca, buono da lacrime da coccodrillo (e da prossima vista dal nutrizionista) che rappresenta – insieme alla carta dei vini con oltre 130 referenze – il più riuscito degli esorcismi. Enzo e il suo Sfizio meritavano di più, ora sono stati vendicati. Per aspera ad palazzi nobiliari.
Dolci e servizio e conto di Vico Pizza&Wine
Se sin dai tempi della sua seconda PizzAria, Coccia aveva puntato sul servizio, facendolo coordinare da figure con côté da realtà stellate, qui si vuole esagerare. Ma senza esasperazioni. Maître e assistente di gran classe con esperienza internazionale: si vede tutta. Mixologist e inservienti sorridenti, professionali. Perfino all’atto della prenotazione telefonica, la piacevolezza si taglia con il grissino. Non affettazione, reale savoir faire.
Alto profilo anche per i dolci, affidati ad Andrea Cappella con la direzione e l’ideazione del maître patissier Ciro Chiummo. Chiummo, che con questo nome tradisce certe derivazioni austroungariche o bavaresi, a dispetto del significato che in napoletano indica gravi vieppiù pesanti, ha pensato per Enzo Coccia dei dolci lievi, nel giocoso apparire e nella loro complessità gustativa.
Se il babà con crumble di caprese è ottimo, la ludica coccinella manifesto di ViCo Pizza & Wine è tanto bella quanto soddisfacente. Equilibrata e non stucchevole. Il Torcolato suggeritoci per il pairing rende merito all’eleganza.
Che fortuna! Le poltrone in midollino, comodissime e chic, sono anche belle solide. La dolorosa colpisce duro: 121 €. Certo non abbiamo lesinato con i due calici di Franciacorta e i due finepasto. Però personalmente tiriamo un sospiro di sollievo: paga il nostro cavaliere senza macchia e, adesso, senza più nemmeno una lira!
Tanto caro mi fu quest’Enzo Coccia, che da tanti punti di vista è venuto a Roma per dominarla!
Opinione
L’arrivo di Enzo Coccia a Roma, in società con la famiglia De Angelis leader nell’alta albergazione, è un’oasi di eleganza e allure. Pizze ottime e fritti entusiasmanti, resi ancora più piacevoli da un contesto senza pari. Servizio di alta classe, dolci originali all’occhio, ludici e buonissimi. Carta dei vini da competizione.
PRO
- location elegante, rifinita, rispettosa del contesto storico
- servizio inappuntabile ma non affettato
- Enzo Coccia nella sua miglior forma
- carta dei vini e spirits pantagruelica
CONTRO
- accessibilità da conservazione dei beni culturali
- conto da pagare con tranquillanti