“Pizza scadente, salsiccia cruda e le crocchettone non c’erano. Ho vomitato la sera stessa”. Quando leggiamo una recensione di questo tipo su Tripadvisor, ovviamente non la prendiamo alla lettera.
La consideriamo una colorita licenza poetica da parte di un “recensore” della domenica con velleità da cabarettista della tastiera.
Annegata nel mare magnum delle altre recensioni, sia negative che positive, la collochiamo semplicemente nella sezione “cattivi” della nostra mente e passiamo a quella successiva, che magari avrà tutt’altro tenore, del tipo: “Locale pulito, molto buona la pizza con una grande disponibilità di gusti”, e che finirà quindi nella sezione “buoni”.
Alla fine della nostra indagine faremo la solita somma tra buoni e cattivi, ci metteremo un po’ di fiuto personale e scopriremo che forse TripAdvisor non è servito a nulla, perché la sezione cattivi aveva praticamente lo stesso peso della sezione buoni.
Anzi, daremo forse anche minor peso alle recensioni al veleno, avendo ben presente il perfido piacere che molti di noi provano nello stroncare anonimamente locali in rete facendo sfoggio di (mai provata) competenza gastronomica.
Invece, in questo caso particolare, la recensione di cui sopra avrebbe dovuto veramente esser presa alla lettera; la cucina del locale era davvero da incubo: frigoriferi luridi con alimenti rancidi e buttati alla rinfusa, mozzarelle ingiallite lasciate all’aria, torte congelate ricoperte di ghiaccio e non protette da nulla, sacchi di patate conservati sotto una tettoia a contatto con scarpe vecchie e pneumatici, pesce scaduto, ma soprattutto sporcizia, sporcizia sporcizia e luridume ovunque.
Questo è ciò che si è trovata davanti la Polizia Amministrativa della Questura di Torino dopo un controllo alla pizzeria “Napule è”, in corso Trapani 190 a Torino, il cui titolare, 73 anni, italiano, è stato denunciato per frode in commercio.
Una pizzeria degli orrori nascosta dietro una facciata di apparente anonimato e dietro a ordinarie, tipiche recensioni di TripAdvisor.
E proprio qui, in queste recensioni “tipiche”, sta il maggiore problema dello strumento di cui molti di noi non riescono più a fare a meno prima di recarsi in un nuovo locale, TripAdvisor.
Le recensioni negative della pizzeria di cui parliamo si sprecano, tant’è che, oltre a quella sopra riportata, si potevano leggere altre utili indicazioni, quali ad esempio:
“locale caotico e male organizzato. Pizza nella media, ma probabilmente fatta con ingredienti non molto sani perché sia io che la mia ragazza abbiamo avuto problemi a digerirla. Non ci torneremo e la sconsiglio”, oppure “zeppole stantie che sapevano di formaggio andato male. Mangiato in saletta con odore di muffa. Mangiato veramente ma veramente MA VERAMENTE MALE!!Terribile! incomprensibile come qualcuno abbia dato una valutazione buona a questo posto…”.
Commenti semplici, schietti, che non indulgevano alla facile battuta e non miravano certo al consenso mediatico, e quindi degni di maggior considerazione.
Peccato però che, mischiate a queste recensioni, ce ne fossero parecchie che suonavano in tutt’altro modo, inneggianti alla bontà della pizza servita e alla professionalità del personale.
Come fare quindi a districarsi nella selva di “recensioni”, opinioni personali, gusti opinabili, commenti falsi e umori personali?
Che attendibilità dare a quanto troviamo scritto su TripAdvisor se ad ogni recensione buona ne troviamo altrettante di senso opposto, in una marea indistinta oltretutto non sempre così disinteressata?
In questo caso, solo ora, a posteriori, possiamo dire che le recensioni negative erano più che giustificate e non frutto di una giornata storta del recensore o del cuoco stesso, ma come avremmo potuto affermarlo inconfutabilmente a priori?
Inoltre, quand’anche si fosse deciso di dar maggior peso alle recensioni negative perché preponderanti rispetto alle altre, come si sarebbe potuta immaginare una realtà di degrado e incuria che andava molto oltre l’incompetenza del cuoco di turno?
Una pizza cattiva, un fritto rammollito, un piatto di pasta con sugo acido non ci rimandano automaticamente, forse per un inconscio senso di difesa personale, a ingredienti scaduti, mal conservati o all’inosservanza delle più elementari norme di igiene.
Pochi sono i casi in cui l’orrore – e il luridume – può effettivamente tracimare facendoci risuonare un campanello di allarme, come avremmo dovuto fare in questo caso leggendo che, tra una pizza e un piatto di pasta, il malcapitato di turno “ha avuto la bruttissima esperienza di trovare una lumaca viva nella pizza”.
Insomma, TripAdvisor sembra soffrire del cosiddetto “sovraccarico di informazioni”: le informazioni ci sono, e spesso anche utili e veritiere, ma noi non ce ne accorgiamo, o meglio non riconosciamo loro la funzione che dovrebbero avere: quella, appunto, di informare.
Le leggiamo come assisteremmo a un pezzo di cabaret, per farci due risate con quelle più argute o scandalizzarci con quelle più velenose, dando loro lo stesso valore delle notizie lette su “Chi” o “Cronaca vera” mentre siamo in attesa dal parrucchiere: un sollazzo, un passatempo per farci sorridere, niente più.
E mentre sorridiamo, il turpe ristoratore, fregandosi le mani, pensa “ridi, ridi, che la mamma ha fatto gli gnocchi…”. Con le patate all’aroma di piedi, ovvio.
[Crediti | Link e immagini: Repubblica Torino, Polizia di Stato]