Strazzaria è già la miglior pizzeria di Venezia? Recensione

La pizzeria Strazzaria è una novità ben pensata, che mantiene un costo decente per la città e che garantisce una qualità di pizza che prima non era presente. La nostra recensione.

Strazzaria è già la miglior pizzeria di Venezia? Recensione

Agosto 2024: apre a Venezia Strazzaria, la pizzeria che promette di svoltare il panorama, sconfortante, della pizza in Laguna. I due nomi che si mettono insieme non sono nomi da poco per chi conosce i locali della città: Daniele Reale, proprietario dei pub Marciano, a Marghera e Venezia, da sempre imprenditore dell’intrattenimento locale fin da quando da giovane gestiva un indie club in cui si andava a ballare; l’altro nome è Lello Ravagnan, noto anche fuori città, volto di identità golose e pizzaiolo di Grigris, nell’empireo delle pizze che contano al Nord.

Strazzaria: il contesto, il nome, l’ambiente

esterni strazzaria

Il luogo scelto è il campo del Ghetto Novo, a due passi dalla sede veneziana di Marciano e quindi vicinissimo alla Misericordia, la zona veneziana dei ristorantini e dei bacari da frequentare. Il campo del Ghetto Novo però non era ancora stato toccato dai locali, se non da quelli kosher: è infatti la sede del quartiere ebraico di Venezia, ancora oggi piuttosto autentico, abitato tra gli altri da una comunità di ebrei ortodossi e puntellato di negozi di arte e oreficeria ebraica, panifici e due ristoranti kosher.

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Il nome della pizzeria si rifà decisamente al luogo in cui sorge, strazzaria, come il nome veneziano che si dava al commercio di stoffe e di abiti usati, una delle attività che erano permesse agli ebrei fin dall’inizio del 1500 quando fu creato il ghetto. Nei fatti, la strazzaria al suo interno sembra piuttosto un locale cosmopolita postmoderno pieno di citazioni: il bancone di legno con gli sgabelli per un drink come in un american bar, ma anche una cena improvvisata quando i tavoli sono pieni; i tavolini di marmo bianco, da due persone, con la gamba di ferro battuto in stile bistrò parigino, divanetti di velluto e un dehors di tavolini di legno e lucine, molto veneziano.

L’accoglienza è curata da un paio di camerieri sulla quarantina, che sanno come muoversi: il denaro speso nell’arredo è evidente, quello nella selezione del personale anche. L’ambiente è frequentato dal pubblico veneziano dei vernissage e dei grandi eventi, trentenni perlopiù stranieri, ben vestiti e preparati sulla cucina italiana: il mio vicino di tavolo, statunitense hipsterizzato, si accorge immediatamente e con una chiara insofferenza della mancanza della ‘nduja dalla sua pizza.

Il menu e i prezzi

pizza fenice in fiamme strazzaria

Il menu segue a ruota: un cartoncino blu come il mare con poche pizze. Cinque di queste sono “le veneziane“, bizzarre come quella con la polenta (sulla pizza) e le schie (piccolissimi gamberi grigi), o quella con il fegato “nero di chianina” e la cipolla a ricordare la ricetta del fegato alla veneziana, in tutto sono sei. Otto invece sono le pizze rosse, di cui la metà sono vegane e l’altra metà sono la versione gourmettizzata di pizze classiche: la tonno e cipolla, la diavola, la würstel e patate e la crudo e bufala. Otto pizze bianche completano il menu.

Tutto ha una carta di identità precisa e la provenienza giusta: le verdure e il miele vengono dagli orti dell’isola veneziana di Sant’Erasmo, le patate sono di Bayard, gli affettati e le carni della macelleria di Simone Fracassi. Non una parola sulla mozzarella. C’è anche una sezione ristorante, con ostriche, acciughe del Cantabrico, formaggi: più una serie di assaggi stilosi che una vera cena.

La parte forse migliorabile del menu è quella dedicata agli antipasti, quattro in tutto: schiacciata, olive, giardiniera e gli imperdibili cicchetti del giorno, quei bocconi con cui, qui a venezia, si mandan giù i bicchieri di vino. I prezzi vano dai 12 (della Margherita) ai 24 euro per le pizze “veneziane”. E si può dire che avrebbero potuto approfittare di più dei prezzi disumani che sono tollerati dalla città. Onore al merito e speriamo che duri.

Ordiniamo la Fenice in fiamme con pomodoro san Marzano, fior di latte, Oliva Leccina, cipolla rossa di Tropea, jalapenos e nduja; e una Mortadella, friggitelli e miele, bianca. Arrivano due pizze belle, appoggiate sul marmo senza privilegio di tovaglietta. L’impasto è morbido, un’interpretazione della napoletana, morbida e cruda, che quando arriva e hai fame ti sembra paradisiaca, ma dopo qualche fetta comincia a diventare un po’ impegnativa. I condimenti sono davvero ben assortiti ed equilibrati, salvo un fior di latte un po’ troppo presente.
Ad innaffiare una London Pale Ale, buonissima, scelta da una carta delle birre che però offriva tre o quattro referenze; ci sono però una serie di bottiglie di vino naturale, alcune con il marchio del locale. Chiudiamo con una tenerina al cioccolato, non memorabile.

scontrino strazzaria

65 euro in due, per un’ora di piacevole permanenza. È questa la pizza veneziana migliore? Probabilmente sì, anche se c’è da augurarsi che nonostante il panorama poco competitivo si continui a lavorare sulla qualità, magari con qualche aggiustamento alla cottura, e alla carta delle birre.

Opinione

pizzerie

Una pizzeria che sa il fatto suo nella qualità del servizio e della proposta enogastronomica, nonostante qualche lacuna su cui si può soprassedere per via della recente apertura. La cosa più bella del locale è sicuramente l’atmosfera, molto meno provinciale degli altri posti simili in città.

PRO

  • Un ambiente bello in cui sentirsi in una Venezia contemporanea e capace di pensare al futuro
  • Personale preparato
  • Una buona dose di spregiudicatezza nei topping

CONTRO

  • Carta delle birre con ampi margini di miglioramento
  • Dessert e antipasti non all'altezza della proposta della pizza
VOTO DISSAPORE: 8.5 / 10
Voto utenti
Strazzaria
Strazzaria
Strazzaria, Campo del Ghetto Nuovo, 30121 Venezia, VE, Italia
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