Sprezzanti del pericolo o quantomeno del traffico di Roma, siamo andati fino a Fonte Laurentina per provare Sottocasa Pizzeria Cucina Tata, un ristorante di quartiere. Pizzerie di quartiere, l’idea stessa dà pace all’anima. Luoghi di concretezza e semplicità. Spesso, ahinoi, questo va di pari passo con una certa standardizzazione, se non sciatteria, che avvilisce. Oramai siamo tutti schiavi – noi consumatori novelli Michele GlentGrant (poser da degustazione di affari indegustabili quando non indigesti) – di esperienze esperenziali. Tutto deve essere eccezionale ed accentato, anche per essere solo percepito.
Esistono, invece, mille realtà semplici ma ricercate, pensate a dimensione dell’utilizzatore finale (sic!). E, sorprendentemente, sono quelle che mantengono in piedi il tessuto economico della ristorazione che non è fatto dai fatturati dei ristoranti fine dining ma da bar, pizzetterie e piccole/medie/grandi realtà di quartiere.
Nel silenzio di tutta la stampa del nostro dannato comparto che vive chissà di cosa, chissà di chi, per portare avanti chissà quali interessi. Non del consumatore normale, quello che magari ignora anche i prodotti di qualità, o che li mangia senza farci tanta filosofia.
Per questo soggetto che a noi pare una chimera, il consumatore senza pippe gastrochic, i locali di quartiere sono il tessuto della vita, dei sabato sera, dei pranzi della domenica, dei compleanni con i nonni, delle uscite con la prima fidanzatina. Scovare un luogo di questi e sottolinearne i concreti punti di forza è così innovativo che quasi ci sentiamo pionieri. Perché chi diamine andrebbe fino a Fonte Laurentina se non ci abitasse già? Certo non quelli che fanno proverbiali cambi di itinerario per provare questa o quella stella Michelin, magari aperta tre mesi prima dell’uscita della guida stessa.
Sottocasa Pizzeria Cucina e Tata: format, locale, menu
Sottocasa ha un format piuttosto singolare: prevede – per i bambini di età superiore ai tre anni – una camera dedicata con attività ludiche da svolgere con un puericultore; una tata, appunto, come recita il nome stesso del ristorante. Non una normale area attrezzata in cui i bambini giochino senza controllo (a volte con strutture che possono anche essere pericolose), né una semplice attività di animazione. La proprietà di Sottocasa ha voluto realizzare per i propri ospiti con figli uno spazio di valore con professionisti del settore. Un costo indubbio ma un plus singolare. Non lo scontato in tutti sensi menu baby, per chi avendo bimbi piccoli volesse mangiare una pizza. E, contemporaneamente, un bello sgravio per i childfree più malmostosi, quelli che davanti a un under 15 al ristorante fanno i capricci ancor prima che li faccia il bambino de quo.
Tolta questa peculiarità davvero degna di nota, già all’ingresso abbiamo un brivido di piacere. Eccole, sono lì e sono due: le rampe di accesso per le persone con difficoltà motorie. Entriamo stizziti, certi che l’ingresso non sia idoneo, e invece. Ci rechiamo come erinni in bagno pronti a vedersi infrangere le nostre speranze: eppure! Per somma sfida al destino ci siamo dotati di un cane al solo fine di rompere maggiormente… vogliamo dire, di cimentare ancora di più il ristoratore: ebbene, accettano anche un temibile barboncino. Chissà se vale pure per i critici enogastronomici!
Poiché siamo in incognito, non sapremo mai se perfino questa infida categoria venga inclusa. Può essere di sì: lo spazio è molto e le vetrate a tutta parete fanno entrare tanta luce anche al tramonto. Quindi, seppure un critico enograstronico entrasse, sarebbe incenerito dal proverbiale raggio di luce, come tutti i vampiri.
Gli spazi sono grandi e ben distribuiti. La posizione lo consente con infinita facilità in più rispetto ai locali del centro e, nello stesso tempo, quasi infinite sono le possibilità di parcheggio, pur se per amor del vero precisiamo di essere venuti in un martedì un po’ sonnacchioso, anche perché erano tutti imbottigliati sul GRA.
Il menu è pantagruelico: questo sempre stizzisce.
Antipasti con fritti e piatti cucinati della tradizione romana, bruschette, primi, secondi, pizze e perfino panini. C’è da storcere il naso, l’esperienza (sic!!!!!) potrebbe essere compromessa! Ancora di più siamo delusi dalla carenza di birre artigianali. Ci buttiamo sulla piccola ed equilibrata cantina. Vini locali e qualche altra referenza. I prezzi sono equilibrati con una piccola tendenza verso l’alto. I panini sono tutti sui 13/14 euro; i secondi oscillano a seconda delle carni proposte sino a giungere ai 24€ euro del filetto danese al lardo (200gr circa). Le pizze hanno un range dai 7€ della Margherita ai 10€ delle più ricercate, tra le quali ahimè scorgiamo una Pistacchiosa selvaggia. Menu bambini con duplice scelta su primo e secondo e con 17€ hai pure le patatine, daje!
I fritti, le pizze, i panini e i dolci di Sottocasa
Senza tante sottolineature nel menu né annunci trionfalistici, gli ingredienti utilizzati sia nei topping sia nei panini sono di buona qualità. Bella la scelta dei fritti. Buone le polpettine di bollito con cipolla caramellata: panatura piacevole, fritto non unto. Ben realizzati i paccheri, il ripieno alla carbonara convince solo a metà ma dobbiamo confessare una tenace antipatia per il piatto feticcio di Roma. Interessante il panuozzo con ripieno di Trippa alla romana. Il sentore di menta potrebbe essere un po’ più spinto ma é piacevole e anche il panuozzo non è male. Solo un po’ più tendente al morbido di come lo farebbero a Gragnano. Il pizzaiolo, per altro napoletano, ha un approccio cerchiobbottista alla pizza: sì napoletana ma con una tendenza sia verso Caserta, sia verso Roma. Dicendo così, ci sembra di descrivere Cerbero, invece lo scopo è raggiunto. L’impasto è fatto con un mix di farine, la lievitazione è lenta, la cottura buona. La croccantezza c’è e non disturba, così come i cornicioni sono pronunciati, non tracotanti. Piacevole la Margherita con abbondante basilico, così come la pizza del giorno con affettato di livello.
Notevole anche il panino con i bun realizzati in casa.
Voliamo con un po’ di affanno verso il conto, inciampando, o forse rotolando su due dolci: ottimo brownie dale dimensioni sfidanti e una corretta panna cotta con cocco e mango.
Conto equilibrato e più che in linea con l’esperienza. 109 euro, in tre e stiamo rischiando il picco di iperglicemia. Dobbiamo andare adesso, la tata sta facendo disegnare i pupi sulla grande parete di lavagna. Non vi abbiamo mai detto che siamo falangine rubate ai gessetti?
Opinione
Sottocasa Pizzeria Cucina Tata è una realtà di Fonte Laurentina, appena fuori dal GRA. Un locale all’estremità della città ma che è più attuale e funzionale di molti esercizi del centro. Grande attenzione alla pizza di tipo napoletano (con qualche mediazione concettuale romana per alcuni ingredienti e per una certa croccantezza superficiale), buoni panini e selezione delle materie prime. Cantina da implementare sia sul lato birra sia su quello wine. Buon servizio nelle sale che risultano spaziose e molto ariose grazie alle vetrate a tutta parete. Il plus indiscutibile, però, rimane la disponibilità di puericultori che Sottocasa Pizzeria Cucina e Tata offre gratuitamente ai propri ospiti. Un’attenzione particolare che fa davvero la differenza. Dotazioni per persone con difficoltà motorie inappuntabili dall’ingresso ai servizi.
PRO
- dotazioni di accessibilità perfette
- servizio tata con puericultori innovativo e significativo, un vero plus
- buona pizza (quasi) napoletana con attenzione alle lievitazioni e alle materie prime utilizzate
- proposta gastronomica adatta a tutte le esigenze
- buoni dolci dalle porzioni considerevoli
- prezzi contenuti ed equilibrati
- dog friendly
- buoni fritti
- possibilità di parcheggio nelle immediate vicinanze
CONTRO
- menu dispersivo
- carta dei vini e delle birre da migliorare