C’è un Sophia Loren con Francesco Martucci, fisicamente presente dentro le belle cucine a vista di uno dei più discussi ristoranti-pizzerie di Firenze. E c’è un Sophia Loren senza Francesco Martucci, giustamente impegnato nella sua pluripremiata pizzeria “I Masanielli” a Caserta. Epperò è con la seconda che noi fiorentini dobbiamo fare i conti.
La grande apertura del 2020 in Via dei Brunelleschi ha due volti che meriterebbero due separate (e nettamente diverse) recensioni: la prima con un giudizio eccellente, la seconda con un’insufficienza inevitabile. O un sei politico dato da fattori lontani dalla pizza, se preferite. Che poi rappresenta in ogni caso una delusione.
L’ambiente
Fra Piazza del Duomo e Piazza della Repubblica, negli ariosi spazi che un tempo erano di UniCredit: è qui che la società napoletana Dream Food ha deciso di inaugurare il suo primo Sophia Loren (che con la Musa del cinema non ha niente a che vedere, se non legami prettamente commerciali), avviando un progetto di caratura mondiale che l’ha già portato a Milano e gli consentirà di sbarcare presto anche a Napoli, Dubai, Miami, Hong Kong e Shanghai. Per capire la sontuosità e le ambizioni del marchio basta d’altronde farsi un rapido giro nella location fiorentina, disposta su ben tre piani e affacciata pure sotto gli storici portici all’esterno. Un locale elegante e suggestivo che si estende su oltre 1.500 mq di superficie e vanta ben 270 coperti, due cucine professionali e due forni, con l’obiettivo di offrire una proposta a 360° tra ristorazione, bar, caffetteria, pasticceria e cocktail&wine bar.
Il servizio
L’opulenza e soprattutto le dimensioni di un ristorante così ampio necessitano di un personale numeroso e attento alle esigenze dei tantissimi ospiti, italiani e stranieri, che lo visitano ogni giorno quasi ipnotizzati dalle sue ammalianti insegne luminose. La scarsa offerta di questo delicato periodo storico può essere un alibi da considerare, ma – pur con dei sensibili miglioramenti rispetto all’ultima volta che l’avevamo provato – Sophia Loren ancora manca di accoglienza, rapidità di risposta ed esperienza nell’interazione coi commensali. Non chiediamo per forza il calore di una pizzeria da dieci posti (sarebbe impossibile riprendere questo concetto in una struttura così grande), ma per lo meno che le pizze vengano portate nello stesso momento e non separatamente. Che si chieda subito al cliente, non appena si siede, se vuole dell’acqua naturale o frizzante. E altre basi mancate del servizio in sala che farebbero spazientire persino il turista meno pretenzioso.
Il menu
Abbondanza. La critica (dal verbo greco κρίνω, e quindi da intendersi come giudizio oggettivo) in questo caso è assolutamente positiva. Sophia Loren è un tributo alla cucina napoletana e campana a tutto tondo, non limitandosi affatto alle pizze (sono 17 le pizze nel menu), ma proponendo anche antipasti, fritti alla napoletana (Montanare, Crocchè, Arancini, Frittatine…), primi piatti (come Pasta mista e piselli, Lasagna Napoletana e Spaghetti alle Vongole), secondi di carne e di pesce (come Salsiccia e fagioli, Polpette al sugo, Seppe e Piselli in umido) e un’interessante selezione di mozzarelle di bufala.
Prodotti e ingredienti di alta qualità, che insieme ai nomi dei protagonisti che hanno lavorato all’apertura (il già citato Martucci per le pizze, lo chef Gennarino Esposito per la cucina, il pastry chef Carmine di Donna per la pasticceria) e alla sua posizione a dir poco centrale ne giustificano i prezzi sopra la media. Molto valida anche la carta di vini e birre artigianali, specialmente per la convincente rassegna di vini nazionali (divisi per regione) che racconta tante certezze, e pure qualche sorpresa, del panorama italiano.
La pizza
Ma veniamo al punto focale della nostra analisi: la pizza. Che esistano delle differenze fra quelle sfornate da Sophia Loren con Francesco Martucci in loco e quelle senza è plausibile e a modo suo anche comprensibile. Prima di tutto perché si tratta di una consulenza e non di una collaborazione fissa, nonostante il menu delle pizze indichi espressamente “La Pizza di Francesco Martucci” (a differenza del menu della cucina e quello della pasticceria). Secondo perché nella pizza, forse ancor più che in qualsiasi altra branca della cucina, la mano dell’artista e il suo tocco d’autore mantengono quella romantica unicità che neanche franchising, brutte copie e catene varie riusciranno mai a emulare completamente.
Detto questo, è stata per noi una delusione provare prima la “pizza perfetta” (a degli eventi stampa con Martucci presente) e poi una lontanissima imitazione di essa (senza ovviamente Martucci). Due pizze con la stessa anima, gli stessi ingredienti e – non lo mettiamo in dubbio – anche la stessa passione alla base, ma nei risultati davvero molto, troppo lontane fra loro. E così la “5 consistenze di cipolla” (in crema, fermentata, croccante, bruciata e maionese di cipolla con fiordilatte, olio EVO e basilico), la cosa più vicina alla cucina stellata che ad oggi abbiamo mai mangiato in termini di pizza, è diventata una pizza difficile da digerire, disarmonica e a tratti gommosa nel suo dichiarato stile napoletano. Una distanza che si è addirittura allargata nel caso della “Futuro di Marinara” (pizza doppia cottura, fritta a 180° e al forno a 400°, con crema di pomodoro arrosto, pesto di aglio orsino, capperi, olive caiazzane, origano fuori cottura, alici di Trapani): strepitosa quella preparata tempo fa da Martucci, tremendamente unta e di conseguenza pesante quella provata e riprovata da clienti negli ultimi mesi. Per non parlare della Montanara genovese che ha preceduto le pizze, con tanto olio all’interno dell’impasto da poterci riempire un bicchiere (alla faccia della crisi dell’olio di semi!).
I dolci
La carta dei dolci racconta la Campania e vanta ingredienti di primissima scelta, ma anche questa – al pari delle pizze – convince molto più gli occhi del palato. “La delizia al limone”, ad esempio, risulta un dessert totalmente privato dell’acidità del limone, così come della sua tradizionale dolcezza e del contrasto di texture che lo contraddistingue, confermando allo stesso tempo cosa Sophia Loren potrebbe essere (una delle migliori pizzerie di Firenze) e cosa purtroppo è oggi.
Opinione
Un vero Peccato, la “P” maiuscola è voluta. Per il potenziale che Sophia Loren avrebbe nelle sue corde. Per aver “scomodato” la Musa del cinema italiano. Per i prezzi alti, che sarebbero più che congrui con tutt’altro servizio e con una pizza che non si ripresenta durante la notte. Più in generale, per non riuscire a sfruttare le basi che tre punti di riferimento della ristorazione italiana (a partire da uno dei mostri sacri della pizza quale Francesco Martucci) hanno lasciato in dote a questo ristorante-pizzeria completo come pochi altri. La qualità non sta nel nome, ma nel piatto: da fiorentini, ci auguriamo che Sophia Loren riesca a invertire presto il trend senza convertirsi in un locale solamente per turisti.
PRO
- Il ricco menu, la splendida location, l'enorme potenziale
CONTRO
- Fritti troppo unti, pizze che non rendono omaggio alla firma che portano, servizio in miglioramento ma ancora insufficiente