Non smetterò mai di ripetere che per una città come Venezia e il suo entroterra la qualità media della pizza è miserevole, quindi ogni volta che qualcuno apre una pizzeria che almeno ci prova mi pare che si spanda grande giubilo in tutto il regno (almeno in quello di casa mia). A dicembre del 2020 ha aperto a Spinea Prego pizza e Vino, una di quelle tante attività che è nata nel momento sbagliato e che ha dovuto vivacchiare tra un DPCM e l’altro, ma ora, per fortuna, quei tempi sono passati.
La filosofia di Prego Pizza e Vino, almeno così si legge nel loro sito, è quella di “anticipare le tendenze senza essere presuntuosi”, una frase di Cesar Ritz, il fondatore della famosa catena di alberghi. La tendenza principale che vorrebbero anticipare loro è quella dell’abbinamento pizza e vino, che dovrebbe soverchiare, in un impeto futurista, l’ormai decadente abbinamento pizza e birra. Per farlo, si votano a un radicalismo vero e proprio, dato che nel menu non esiste nessuna birra, e se con una certa timidezza la si prova ad ordinare, viene risposto che c’è solo la Menabrea in bottiglia. Così, per cercare di fare la simpatica, ho aggiunto, guardando la cameriera: “Ma se la ordini si offendono”; lei mi ha guardato con l’aria compiaciuta di chi doveva spiegare quell’innovazione a una nuova tavolata di boomer un po’ cringe.
Nulla si può dire sull’onestissima carta dei vini: 11 facciate di referenze divise per Regione e per tipologia (rossi, bianchi e dessert); con una selezione di cantine grandi e celebri ma sufficientemente pop, dal Ferrari al Cavit, con qualche referenza francese, soprattutto Borgogna, Bordeaux e Champagne. Le bottiglie vanno dai 22 ai 230 euro, e ci sono una decina di etichette in mescita con prezzi al calice dai 5 agli 8 euro. Quel che però ci saremmo aspettati, in una scelta del genere sarebbe stata una presenza un po’ più marcata dell’aspetto locale e magari qualche vino naturale, che è invece completamente assente dalla carta.
La qualità però è efficace, come lo è la preparazione dello staff di sala nel proporre un abbinamento azzeccato con la pizza che si è ordinata, il che, a conti fatti, non è poco.
Resta il fatto che la scelta di abbinare la pizza al vino, al di là delle filosofie, ha degli aspetti svantaggiosi soprattutto relativi al costo: un calice costa come una pinta ma disseta molto meno.
Ma andiamo con ordine.
Ambiente e servizio
La pizzeria si trova in una laterale della statale che attraversa Spinea, con un parcheggio dedicato (fondamentale in questa zona) e una disposizione su due piani, per un totale di almeno una settantina di coperti all’interno e una cinquantina all’esterno. L’amore per il vino è abbastanza evidente per via di teche e scaffali con i vini esposti e (addirittura!) una spada per “sabrer le champagne” che fa un certo effetto sui bimbi che ci siamo portati al seguito.
Al secondo piano fa caldo, ma è ancora la stagione in cui la cosa è sopportabile e il personale di sala si affanna, anche troppo, ad assicurarsi che sia tutto a posto e che il servizio proceda svelto; infatti nel fine settimana la pizzeria fa due turni, uno alle 19 e uno alle 21. A volte però tutta questa solerzia provoca qualche scivolone, come quello di portarci il conto sbagliato, palesemente di un altro tavolo in cui i coperti erano 8, e che era più o meno il doppio di quello che poi avremmo saputo di avere speso.
Il menu delle pizze
A fronte delle 11 facciate dedicate ai vini, quello delle pizze è un menu molto più rassicurante: una sola facciata con in tutto 18 pizze. Spunta subito all’occhio un’altra scelta radicale: non c’è la Margherita, e non come succede in altre pizzerie per cui la Margherita si concede il vezzo di cambiar nome, ma poi gli ingredienti sono quelli; qui la cosa più simile alla Margherita è la Bufala DOP, con pomodorini gialli confit e basilico.
L’altra decisione in qualche modo controcorrente è quella di piazzare, su 18 pizze, 12 pizze con la carne: affettati, salsiccia, ragù o tartare di chianina.
E infine, nella scala delle scelte con le palle questa è forse la più soft, ma anche la pizza con le verdure non è quello che ci si aspetta: l’ortolana infatti è una pizza bianca con verdure di stagione, fiordilatte e sale Maldon.
Oltre alle 18 pizze stampate nero su bianco, la sera in cui siamo qui noi c’è una pizza fuori menu, con fiori di zucca fritti, ricotta di bufala, mozzarella di bufala, pesto di rucola e mandorle. A metà del menu, spicca la “fritta e forno” una pizza fritta e poi infornata e condita come una Margherita.
I prezzi sono medi: la gran parte delle pizze sta tra i 10 e i 14 euro, e poi ci sono un paio di eccezioni osé: la Marinara che costa 8 euro (!?), e la pizza con la tartare di chianina che ne costa 19.
Accanto al menu delle pizze una selezione di aperitivi: montanarine, spicchi di focaccia conditi “gourmet” (tutti a 5 euro), e le pepite dorate di pizza (3 euro), che sono l’antipasto della casa e che vengono servite con salsa di pomodoro San Marziano Agro Sarnese Nocerino DOP per l’inzuppo.
L’assaggio
Viste le premesse e viste le foto sparse sui social l’aspettativa è elevata; la tipologia di pizza sembra una napoletana, con il cornicione alto e il condimento sparso a profusione e con una certa attenzione per il food porn.
Ordiniamo una pizza della casa, un’Ortolana, una Diavola 20 con spianata calabra e nduja di Spilinga, una Amatrice con guanciale, pecorino e cipolla rossa stufata all’Amarone, e una “olive e würstel” che gentilmente ci preparano per i due bambini di quattro anni con cui condividiamo la tavola. Con la pizza ci consigliano un Costaripa Campostarne DOC, consiglio che accettiamo.
Per ingannare l’attesa ordiniamo anche le pepite dorate, che sono quello che promettono di essere: bocconcini di pasta della pizza fritti da intingere nella salsa di pomodoro condita. Ben fritti, ben lievitati, poco unti e serviti in abbondanza fanno venire l’acquolina in bocca e aumentano le aspettative sulla pizza.
Le pizze finalmente arrivano, con il cornicione ben gonfio ma bruciato in più punti, anche se la base è fortunatamente intatta. Eppure presentano alcuni difetti: il cornicione è quasi pieno, e rende la pizza un’impresa da finire ; l’impasto sul disco è spesso e gommoso ben oltre i criteri di accettabilità della « napoletanità ». La mozzarella, sia quella di bufala che il fiordilatte è sparsa a profusione, e in cottura si è amalgamata in isole spesse, gustose e golose, ma che rendono la pizza ancora più pesante. Queste due caratteristiche rendono praticamente ogni pizza che abbiamo assaggiato golosa, saporita ma “troppa”, tanto che a metà del piatto si comincia a sentire il cervello annacquato e i sensi che si perdono nel limbo dei carboidrati e dei grassi.
È un vero peccato perché, a parte i fiori di zucchina croccanti ma troppo unti, tutto il resto degli ingredienti è palesemente di buona qualità e bilanciato con un certo equilibrio sul disco di pasta.
Ne usciamo satolli, incapaci di provare i dessert e anche solo di finire le pizze che abbiamo nei piatti. Se di una pizza napoletana sono capace di mangiarne due esemplari nella stessa sera, qui, essermi fermata a tre quarti mi pesa. Ma non si può fare altrimenti.
Il conto
A parte il qui pro quo sui conti sbagliati, quello che ci arriva alla fine è un conto in linea con la nuova voga della pizzeria gourmet ; 104 euro 4 adulti e 2 bambini, che hanno diviso una pizza a metà. Poco conta soffermarsi sul fatto che fino a qualche anno fa il conto per una pizza sarebbe stato la metà: è l’innovazione, bellezza!
Opinione
Prego pizza e Vino è un’enoteca, che sembra aver aggiunto le pizze alla carta dei vini per proporre qualcosa di interessante e un po’ insolito da mangiare ai suoi avventori. Se la si vede così, si comprende il disequilibrio tra carta dei vini e quella delle pizze, e il fatto che le pizze, a fronte di ottime intenzioni, siano nella realizzazione un po’ da rivedere.
PRO
- Ingredienti di qualità e topping ben studiati
CONTRO
- Un impasto troppo pesante
- L'assenza di una vera scelta per il bere oltre al vino