Lo scorso marzo è sbarcato a Firenze il tanto discusso format di Pizzium. Già protagonista in tutte le principali città d’Italia (21 piazze differenti), da Milano a Roma fino a Bologna e Torino, questo franchising di pizzerie orgogliosamente campane ha scelto di entrare nel mercato fiorentino attraverso la porta principale. Dove, se non nel quartiere più autentico e richiesto della città? San Frediano, più precisamente in piazza del Carmine 5r e negli ex locali dello storico Dolce Vita.
L’ambiente
“Nun te lasso cchiu'”. La già iconica scritta al neon di Pizzium accende le fantasie degli instagrammer ergendosi luminosa al centro di una location accogliente, allegra e colorata. Nonostante sia figlio di un marchio che mira ad allargarsi sempre più, seguendo l’esempio di altre celebri “catene” della pizza, il punto di forza di questo nuovo locale fiorentino sta infatti nella sua semplicità. Magari standardizzata e piena di luoghi comuni sul Sud, ma in fin dei conti invitante e calorosa: vedasi la carta da parati coi limoni di Sorrento, i lampadari e i tavolini industriali, il servizio attento e “O’Shop”, ossia la bottega, con in vendita gli stessi ingredienti che caratterizzano le pizze del menu. Da apprezzare, col bel tempo e durante la stagione estiva, anche la possibilità di mangiare all’aria aperta godendosi una Piazza del Carmine riparata dalla movida sanfredianina e suggestiva proprio grazie al suo fascino solitario.
Il menu
La pizza è buona e sempre uguale, a prescindere da quale pizzaiolo la prepari. Se ci pensate, questa è una cosa rara oggigiorno. Stile napoletano, cornicione alto, impasto lievitato più di 24 ore e giusta idratazione: così la pizza di Pizzium, il gioco di parole è inevitabile, anche a Firenze sta ottenendo meritatamente discreti riscontri. Partendo dalla tradizione e dunque da un’identità ben precisa, non ha neanche la paura di evolversi per abbracciare versioni più contemporanee con sei proposte classiche e 20 regionali (una per regione). Fra i must della casa ci sono poi il panuozzum, declinato in cinque gusti differenti, e le bruschette (sei). Invitanti, in particolare, quella con prosciutto crudo San Daniele e crema di carciofi o quella con salsiccia di fassona piemontese a crudo e zest di limone. A completare il tutto, una serie di insalate e qualche piatto della casa come lasagne, melanzane alla parmigiana o polpette. Ma io, vi dico la verità, ero qui con un’altra missione: provare per la prima volta la pizza di Pizzium.
Ah, non dimentichiamoci della proposta beverage. La Campania domina, seppur non in modo assoluto, anche l’ampia carta dei vini, mentre è forse un po’ troppo autoreferenziale quella delle birre, dove l’alternativa alla birra commerciale è la birra “Birrium” del Birrificio Balabiòtt di Domodossola, che lo stesso Pizzium si è fatto creare ad hoc.
La pizza
Impasto soffice, che non appesantisce (e non ti fa alzare per bere durante la notte), con ingredienti di qualità e abbinamenti ben studiati. Così le pizze regionali di Pizzium non diventano la solita reinterpretazione approssimativa di una regione lontana fisicamente ed emotivamente, bensì un tributo sensato e tecnicamente convincente a una terra che riesce davvero ad avvicinarsi al nostro palato, alla nostra mente e – se va particolarmente bene – anche al nostro cuore. Lo fa eccome la pizza “Veneto” con fior di latte d’Agerola, datterini gialli confit, olive denocciolate, tonno allitterato del Mediterraneo, cipolla caramellata e prezzemolo: un mix armonioso fra la dolcezza dei datterini e della cipolla caramellata, equilibrata dalla sapidità del tonno e delle olive, con la freschezza del prezzemolo e la cremosità del fior di latte a portare ulteriore complessità al piatto finale.
È ben bilanciata, e non era scontato, anche la pizza “Calabria” con pomodori pelati, fior di latte d’Agerola, ‘Nduja di Spilinga e caciocavallo, dove quest’ultimo contrasta con personalità la tipica piccantezza della ‘Nduja. E in Toscana cosa succede? L’ingrediente scelto in questo caso è il salame di cinghiale, che va a unirsi a pomodori pelati e fior di latte d’Agerola per una “simil Margherita” dal sapore di selvaggina. Mezzo punto in più, infine, per la “Bufalina senza lattosio” con pomodori pelati e mozzarella di bufala senza lattosio, pizza che dà un’opzione gradita agli intolleranti al lattosio.
I dolci
Fragole con gelato, Cheesecake alle fragole, Ricotta e pere, Cannolo siciliano, Cheesecake alla Nutella, Cheesecake al pistacchio, Tiramisù della casa e Delizia al limone. L’abbondanza contraddistingue anche la carta dei dessert, con qualche dolce campano e qualche ricetta un po’ più internazionale. Personalmente vado matto per la Delizia al limone (e quindi ne ho provate parecchie in giro per l’Italia…): l’ho chiesta pure qui, ma il livello non era quello della pizza. Direi nella media. Il dessert che ho gradito di più è stato piuttosto il “Com’è andata” genuino e non pre-confezionato mentre pagavo il conto, ben lontano dalle dinamiche di un franchising all’italiana.
Opinione
Pizzium supera il concetto di franchising e le remore che (spesso giustamente) lo precedono. Pur essendo standardizzate e spersonalizzate, le sue pizze risultano leggere, bilanciate e gustose. Fondamentale sarà mantenere nel tempo lo stesso rapporto qualità/prezzo e non vedere la quantità prendere il sopravvento sulla qualità, come succede invece in tante altre catene.
PRO
- L'impasto leggero, la location colorata e allegra, il rapporto qualità/prezzo, le pizze regionali
CONTRO
- Dolci non al livello delle pizze, proposta birre incrementabile