Sono partita piena di grandi aspettative nei confronti della pizzeria Teide, tre anni di vita in quel, nientemeno, di Scaltenigo. Una pizzeria che si autodefinisce “moderna”, aggettivo interessante perché stringi stringi, significa “siamo sul pezzo”: usano infatti un mix di farine di grani antichi nell’impasto, in particolare di Maiorca e di Tumminia, e per il topping parlano di food pairing.
Siamo in quella che a Venezia si dice Terraferma.
Ricordo che qualche tempo fa, durante l’estate, nella provincia veneziana facevano un festival chiamato Terramossa e in quel nome c’era una dichiarazione d’intenti. Quella che i veneziani chiamano, con malcelato disprezzo, terraferma – cioè quella zona che possiamo identificare più o meno con il territorio provinciale e che una volta era parte dei possedimenti della Serenissima – poi tanto “ferma” non era.
In effetti come Mestre è il territorio per il divertimento degli architetti che a Venezia hanno sempre la mani legate, così anche la Terraferma è luogo di sperimentazioni molto più ardite di quelle che si possono sognare i ristoratori del Centro Storico, sempre in bilico tra il turismo mordi e fuggi e quello di gran lusso.
Il menu e i prezzi
Il menu, quanto a food pairing, non delude. C’è la pizza con salmone e guacamole (11 euro), che quanto ad accostamento non è originalissimo ma lo è di sicuro sulla pizza. Ma poi si sale, con la pizza brie de Meaux, mostarda di pomodoro e foglie di salvia fritte (10,5 euro) o quella con pomodorini confit, ristretto al basilico, origano cubano (10 euro) quella con bufala campana DOP, mela fritta, zenzero, pancetta steccata (10 euro).
In generale, oltre agli abbinamenti, interessanti ma senza fuochi di artificio, stupisce la ricerca sui prodotti: il brie de Maux, il San Simón da Costa DOP, la feta greca DOP stagionata in botte di faggio, il capocollo di Martina Franca. Lo stesso dicasi delle preparazioni: la cipolla stufata al Porto, la piovra cotta a bassa temperatura, la mela fritta, la carote aromatizzate alle erbette.
Nel menu ci sono 16 pizze tra specialità della case e proposte stagionali, già un numero sufficiente in cui perdersi. A questa si aggiunge un impasto speciale, la pizza ariosa: “da una rivisitazione della tradizionale pizza in pala. Un impasto ad altissima idratazione per un risultato croccante e friabile in crosta, alveolato e soffice all’interno. La leggerezza fa da padrona, nonostante per fare una pizza si parta anche da 300 g di impasto.” Anche in queste pizze i topping seguono la linea della casa e ripropongono più o meno gli ingredienti delle pizze speciali.
Seguono una decina abbondante di pizze classiche, dai 5 euro (la marinara) agli 11 euro (bresaola e grana). E poi delle insalatone, tre hamburger e anche un po’ di piccola cucina, compresa una selezione di piatti per bambini.
Il servizio, l’ambiente
L’aspetto complessivo, se lo si guarda da vicino è “sul pezzo” anche quello, ambienti minimal e ariosi, packaging colorato per i lievitati in vendita ordinatamente esposti sugli scaffali, lavagna delle birre artigianali e cucina a vista. Peccato che se si allarga un po’ lo sguardo la pizzeria è in uno stabile anni 60 [non proprio il periodo più felice della nostra edilizia], circondato da un parcheggio di cemento, vicino ad una statale.
Onore al merito, in questo contesto è stato ricavato un piccolo dehors, ben circondato di piante verdi e ben arredato, che distoglie lo sguardo dal cemento.
Il servizio è sicuramente uno dei plus di questo locale, non solo per la gentilezza, ma anche per la modestia con cui propongono i loro prodotti interessanti semplicemente sostituendoli nell’immaginazione dei clienti abituati a pensare ad altor. Un esempio? Mentre stavo mangiando la mia pizza una signora chiede un’aggiunta di provola, e la cameriera, prontamente, le consiglia di provare piuttosto il San Simón da Costa, un pasta dura galiziano affumicato che ci assomiglia molto. In due secondi l’avventore era convinta e felice della scelta.
Bella anche l’attitudine, molto comune all’estero, di domandare prima di portare il menu, se si vuole un aperitivo che poi qui val bene una birra. La carta delle birre infatti è speciale, furba e universale con tutte birre approvatissime: un bel mix di grandi classici “acidi”, dalla commerciale ma inossidabile Duchesse (talvolta un po’ ossidata..ma parliamo di una pietra miliare) ai grandi classici del Belgio (Bantillon, artigianalissima, e Liendemans, industriale rispettabile, specialmente per chi magari non è abituato a tagliarsi la lingua), e pure l’acida italiana di Loverbeer. Anche sui marchi italiani ci siamo: Retorto, Rurale, Brewfist. Le birre alla spina sono a rotazione e seguono la stessa filosofia.
Idem dicasi per la selezione dei superalcolici – diciamoci la verità, anche la pizzeria più blasonata cede spesso sulla sambuca. Invece qui la selezione di rum è degna di un cocktail bar.
Le pizze, i piatti
In pizzeria gli antipasti sono una di quelle cose da prendere più sul serio che altrove. Un po’ per la tradizione napoletana dei fritti, con cui, volente o nolente si devono fare i conti, un po’ per via della “gola” con cui ci si appresta a mettersi a tavola.
Per questo, dalla carta un po’ ridotta degli antipasti abbiamo scelto il grissino fritto nelle due versioni, con e senza pancetta croccante (il resto delle opzioni erano delle verdure fritte e due taglieri, uno di salumi e uno di formaggi). Il grissino funziona, è un pane fritto, con una crosta resa più croccante da una panatura di mais fioretto, all’interno mozzarella e pomodoro. Il sapore è più simile a quello di un supplì che a una mozzarella in carrozza (il pane fritto ripieno di mozzarella e altro, tipico del veneziano). La versione con la pancetta croccante aggiunge sapidità e gola. Un buon inizio, soprattutto considerato il prezzo: 2,50 per il grissino mozzarella e pomodoro, 3 per quello con la pancetta e ci si mangia tranquillamente in 2.
Prendiamo una pizza speciale, la “piovra e burrata” con pomodoro, burrata aromatizzata al timo, piovra cotta a bassa temperatura, pesto di rucola, pinoli (11,5) e una pizza ariosa, la “Havana” con bufala campana DOP, pomodorini confit, ristretto al basilico, origano cubano (10 euro).
La prima ha un aspetto più “normale” di quanto mi sarei aspettata: cotta uniformemente ha un cornicione poco sviluppato e in generale un sapore buono ma non ficcante, forse colpa del topping: un po’ troppo pomodoro e poca piovra (tenera e saporitissima), e una burrata per cui mi aspettavo un’esplosione di sapori e non un timido accenno erbaceo su una base lattiginosa e salata poco.
In generale una pizza che si mangia molto volentieri, che si termina presto senza sensazione di pesantezza ma che osa troppo poco.
La seconda pizza invece ha un impasto dal sapore eccellente, nonostante qualche evidente difetto di cottura (una bolla enorme bruciata e scoppiata e una zona poco sviluppata e non completamente cotta). Anche qui però con il topping si poteva fare di più: ero curiosa di scoprire che sapore avesse l’origano cubano, ma non ne aveva molto, e la bufala, lungi dall’essere la mozzarella che annacqua la pizza era un po’ troppo compatta. I pomodorini confit però davano quell’umami dolce che agglomerava il tutto e ti faceva dimenticare i peccati veniali del resto, dovevi solo riuscire a metterne almeno un paio per fetta.
Ordiniamo anche uno dei nuovi dessert estivi, una cheesecake mono porzione con fragole e mango (6 euro), anche qui riscontriamo un insieme di assenze/presenze di gusto, proprio come è accaduto con le pizze. La base della cheesecake, aromatica e burrosissima, è accompagnata da una crema di formaggio dolce, ma la frutta non spacca, e il mango, piccante e aromatico per definizione, stenta ad emergere.
L’opinione
Pizzeria Teide ce la farà: le idee ci sono, al tecnica anche ma sconta una certa gioventù e il fatto, come spesso accade a chi si affaccia al mestiere non solo come cuoco ma anche come imprenditore, di voler piacere a tutti.
E’ questo il motivo, secondo me, per cui non si spinge a sufficienza sui gusti, si dà ma non troppo, si dice di voler correre ma poi si tiene il freno a mano tirato. Ma non importa, c’è tempo, e per fortuna c’è una nuova pizzeria in zona che ha qualcosa di diverso da dire.