Di Salvatore Grasso in Salvatore Grasso, dal 1916, la Pizzeria Gorizia è punto di riferimento costante per il Vomero (Napoli). Come in una saga fantasy, dove il settimo figlio di un settimo figlio è destinato a compiere prodigi, tutti i Salvatore Grasso, succedutisi negli anni, hanno preso, prima o poi, il timone della pizzeria.
Al momento, in carica ce ne sono due: Salvatore Senior e Salvatore Jr. Salvatore Senior , lo scorso anno, aveva inserito nello scontrino delle voci “risarcitorie” causa caro bollette, per provocazione. Menzioniamo però il primo, ex pizzaiolo dello storico Mattozzi: fondò l’unico ristorante del Vomero (rimasto tale per alcuni anni), e lo chiamò Gorizia. Voleva omaggiare i suoi ex commilitoni, che vi erano appena entrati nel 1916.
Gorizia è una delle Centenarie di Napoli, ma realizza ancora una pizza interessante?
Tra molti chiari e qualche scuro, potremmo dire con forza di sì!
Ambiente, servizio e menu
Le sale sono accoglienti e raccolte: qualche coperto in più è assicurato dai tavolini esterni: molto prossimi al passaggio delle macchine, eppure ambitissimi.
Molti i bei dettagli d’epoca che creano un ambiente dal sapore storico, non respingente o monumentale. Il classico locale per i pranzi di famiglia con gli zii la domenica, per capirci.
Il servizio è schietto, diretto, a tratti simpatico nella dualità tra camerieri più giovani e vecchie leve. In ogni caso, sempre cortese e professionale, nonché piuttosto rapido.
Il menù è ampio: Gorizia è anche ristorante. Niente QR Code qui: stonerebbe con l’ambito volutamente d’antan. Ristampare i menu cartacei più spesso sarebbe consigliabile: gli angoli consunti non fanno una bella impressione!
Molto nutrita la scelta di verdure dalla proverbiale vetrina dei contorni, che ospita anche i dolci.
Concentriamoci sul menù della pizzeria. di cui consideriamo far parte anche gli antipasti. Le verdure oscillano tra i 5 e i 9 €, la frittura mista all’italiana si attesta sui 10€.
Seguono Pizze, che corrispondono alle classiche, e Pizze Speciali, più creative. I prezzi sono sostenuti e compresi tra i 7 della Marinara e i 12 di tutte le Speciali.
La scarola ripiena e le pizze di Salvatore Grasso
La scelta di fritturine è molto interessante, ma non si può venire da Gorizia senza assaggiare la famosissima scarola ripiena. Un piatto povero e di recupero, dal sapore squisitamente contadino, con una preparazione lunga che dissuade i ristoratori dal proporla. Non qui: è quasi una signature. La scarola è bella grande, tanto da essere piacevolmente condivisa. Il ripieno di pan grattato, capperi e olive nere è piacevole e, solo in alcuni punti, un po’ troppo sapido. Sarà scappato qualche cappero non ben dissalato: peccato veniale, resta gustosissima nella doppia consistenza e nella sabbiosità del pan grattato.
Spazio alle pizze: quelle di Grasso non sono né ruote di caretta, né tantomeno pizze contemporanee. Sono quelle che, se esistesse una tassonomia per le pizze partenopee avrebbero potuto chiamarsi pizze regulariis, abituali nelle pizzerie tra gli anni ’90 e 2000.
Cornicioni presenti ma non eccessivi, disco di buone dimensioni, non esuberante come quello di da Michele.
L’impasto è molto elastico e, purtroppo, a volte, un po’ gommoso. Carenza di qualche secondo di cottura? In questo servizio, ci è capitato in modo leggero con la Doc; incisivamente con la Gorizia 1916 i cui cornicioni risultavano a tratti crudini; quasi per nulla nella meravigliosa Mastunicola.
Buona la prova con la Doc, fatta salva la considerazione di prima.
Triste il difetto di cottura nella Gorizia 1916, perché poteva essere davvero notevole. Immaginata per il centenario della fondazione, ha tutti gli ingredienti nei quali Grasso identifica la tradizione familiare: ricotta, fiori di zucca, carciofi saltati, salame e scaglie di provolone del Monaco in uscita. Potrebbe sembrare too much: non è affatto così. Menzione specialissima, per la ricotta emulsionata: ottima davvero. Che peccato!
Con la Mastunicola raggiungiamo le stelle. La più antica pizza napoletana – per la leggenda nata a Rua Catalana, vicino al Maschio Angioino, sul finire del 1400 (quindi bianca perché Colombo non era ancora tornato con il pomodoro) – prevede, per Gorizia, sugna, pecorino Dop e pepe. Qui accompagna un piatto di verdure grigliate poco di stagione, mozzarella (non eccellente a dire il vero) e un buon prosciutto crudo di Parma, anche opportunamente affettato. La focaccia è arte: croccante, sapida con equilibrio, avvolgente al palato per la sugna che però non è eccessiva. Problemi di cottura percettibili solo da solutori abilissimi.
Dolci, beverage, accessibilità e conto
Proposta di vini interessante, siamo pur sempre in un ristorante. Notevole la presenza di più opzioni per i calici. Prendiamo due rosé fermi, uno italiano e uno francese, di media fascia: buoni, sbicchierati a 6€. Birra alla spina commerciale e l’intera linea di N’artigiana, birrificio campano. Solite bibite di prammatica. Carrello dei fine pasto lussuoso: bello e d’altri tempi.
Dolci tutti homemade: più che tradizionali, ma davvero buoni. Ottimo il tiramisù, ben realizzata la zuppa inglese.
Accessibilità come sempre inevasa per ingresso e bagni senza dotazioni. Bagni, bruttini datati e pure un po’ sporchini a dirla tutta. En plein!
Conto tonico, anzi preconto rimasto tale per sempre. Per quanto ordinato e con due bottiglie d’acqua € 77,40 . Coerente con i prezzi del quartiere e la storicità del locale, ma non proprio economico.
Opinione
Il Ristorante Pizzeria Gorizia 1916 è una colonna della ristorazione vomerese. Sempre uguale a se stesso per qualità e cortesia, rimane un punto fermo per i clienti storici e una certezza per quelli occasionali. La qualità degli ingredienti è buona, ma senza essere frutto di una ricerca elitaria o modaiola. Alcuni antipasti della tradizione partenopea sono eccellentemente eseguiti. Al netto di alcuni difetti di cottura un po’ troppo ricorrenti, la pizza di Gorizia è molto piacevole e sempre rassicurantemente costante su livelli buoni che potrebbero diventare notevoli con un maggiore controllo delle cotture.
PRO
- Realtà immarcescibile, storica e sempre costante
- quieta eleganza di altri tempi, accogliente ma semplice
- Mastunicola da applausi
- ottima scelta di bicchieri al calice
- dolci fatti in casa, molto tradizionali ma ben eseguiti
CONTRO
- Prezzi un po' tonici, ma coerenti con il quartiere Vomero
- bagni sporcarelli
- nessuna accessibilità
- Preconto che non si trasforma in scontrino