Vi ricordate quelle pizzerie un po’ essenziali, non proprio impeccabili ma molto rassicuranti degli anni ’90? Se siete di Napoli o l’avete frequentata molto in passato, saprete che fino al 2000/2005 la pizzeria non era il sacro tempio degli impasti. Non esistevano gli altari consacrati delle lievitazioni naturali. Le pizzerie non erano palcoscenici per gigioni, a volte soggetti a qualche eccesso di egolatria.
Un tempo, le pizzerie erano attività serene, dove con poco facevi una cena, rapida, magari con la famiglia. Se proprio eri molto sfortunato beccavi dei ragazzini che festeggiavano i loro compleanni così: schiamazzando lieti con un crocché in bocca o con una fetta di Margherita in mano. Era un’epoca talmente idilliaca che non esisteva neppure la pizza patatine e würstel. E i pizzaioli, a momenti, manco li conoscevano i parenti. Erano stupidamente ghettizzati da un ambiente della ristorazione che li sviliva, manco fossero i cugini scemi dei cuochi. Perché sì, è probabile che allora ci fossero pochissimi chef e moltissimi cuochi.
Ebbene, se foste dei nostalgici e per qualche mezz’ora vorreste illudervi che un mondo simile ancora esista, ecco un suggerimento per voi.
Menu, pizze, ambiente, servizio e prezzi
Balzata direttamente da quell’epoca che farebbe intenerire perfino un cuore di pietra, la Pizzeria Di Napoli è uno storico presidio del quartiere Fuorigrotta. Un tempo, quartiere popolare e del calcio, visto che lo Stadio Maradona (fu San Paolo) ne è il cuore pulsante: adesso quartiere della media borghesia in una Napoli diventata integralmente città del Napoli Calcio.
Cuochi e pizzaioli da generazioni, nel secondo dopoguerra, i Di Napoli si trasferirono a via Marc’Antonio e lì sono restati.
Anche se, chiaramente, negli anni sono stati fatti alcuni lavori – e non troppo tempo fa un restyling – Di Napoli non vuole tradire la sua natura di efficacia e semplicità che la rende adatta per una serata senza sorprese.
Rino Di Napoli, pizzaiolo di lungo corso, presidia personalmente il forno con la sua brigata e troneggia nelle tovagliette, sorridendo tra una foglia di basilico e un pomodorino: certo non manca la scritta maestri pizzaioli, ma già che sia declinata al plurale, fa capire che la situazione è ancora sotto controllo!
Il menu prevede alcuni antipasti, fritture e contorni: nulla di particolarmente ricercato, ma consono.
Le pizze proposte si dividono in Pizze (che corrispondono a quelle classiche), le specialità e le novità. Con un piccolo supplemento si potranno richiedere impasti integrali al 100% o senza glutine. Non è specificato, però, se siano applicati tutti i protocolli anticontaminazione.
I prezzi sono ragionevolissimi: la Margherita è ferma a 5,50 euro, prezzo oramai decisamente difficile da trovare con servizio al tavolo. Si sale per le pizze più elaborate: l’inevitabile pizza con crema di pistacchio di Bronte e mortadella di Parma IGP arriva a 12 euro.
Offerta beverage, senza guizzi ma contenuta nella richiesta. Menzione amarcord d’oro per le bottiglie da un quartino. Quindi esistono ancora! Sarà difficile sopravvivere a questa macchina del tempo.
In questo contesto d’antan, i clienti, peraltro numerosissimi in entrambi i servizi, sono molto spesso più che abituali. Salutati per nome, e rimbeccati affettuosamente se variano nella scelta delle pizze. Seppure foste clienti occasionali, l’accoglienza sarà decisamente familiare e calorosa.
Di Napoli non accetta prenotazioni: è prevista una lista di attesa, se al momento dell’arrivo non vi siano tavoli disponibili. Per cena è consigliabile arrivare intorno alle 19:30. A nessun napoletano verrebbe mai in mente di cenare così presto ed eviterete file che possono diventare impegnative.
Le pizze e i fritti di Rino Di Napoli
L’esordio con i fritti non è dei migliori: il bocconcino di bufala ha una panatura esuberante che purtroppo si stacca completamente dal necessario abbraccio al latticino; il cono con ricotta e prosciutto cotto è piacevole per la frittura, la ricotta, però, andrebbe tirata fuori dal frigo prima e, purtroppo, aveva una leggera nota acida, che non invalidava completamente il gusto, ma non era piacevolissima.
La Marinara, invece, è notevolissima: solo impercettibilmente troppo gagliarda in olio, ha un ottimo pomodoro San Marzano Dop, è cotta impeccabilmente; il cornicione è ben sviluppato, non invadente e perfetto alla masticazione.
Meno brillante la Tris, biglietto da visita di Rino. Intanto, visivamente, appare più un duetto che un terzetto. In realtà, anche se il topping uniforme nella seconda metà può trarre in inganno, c’è un trucco. Una delle due fette, infatti, è un ripieno classico. La ricotta, manco a dirlo, è quella di prima, però adesso il forno l’ha decisamente portata a temperatura. Permane quel lievissimo sottofondo acido che, però, nell’economia di una pizza non proprio riuscitissima un po’ disturba. L’altra metà della pizza è dedicata a uno strano abbinamento: melanzane e carote. Le carote andrebbero cotte lievemente di più: mica pure Di Napoli vuole soggiacere alle regole del crunchy a tutti i costi? Anche in questo caso, l’impasto è di buonissimo livello i cornicioni più pronunciati e buoni, gli ingredienti dignitosissimi.
Rino Di Napoli non tradisca la sua natura: make the pizza plain again! Visto che Di Napoli è una bolla spazio temporale, si può cadere in tentazione, no?
Gli straccetti (che poi sono più che altro palline) di impasto fritto con zucchero e cremanocciolatanonnutella, non sono un piatto da gourmand, ma sono bombastici. Post cena sono consigliati un paio di giri di corsa intorno al Maradona.
Il conto è davvero friendly: 36 euro in due, francamente inappuntabile. Difficile da mostrare, però: è arrivato al tavolo come preconto e al momento della consegna del resto non è più tornato.
Accessibilità problematica: si entra nel locale piuttosto serenamente, ma se si dovesse andare in bagno e si hanno difficoltà motorie, la situazione è bruttina. Visti i lavori relativamente recenti, si sarebbe potuta ipotizzare qualche soluzione più virtuosa.
Opinione
La Pizzeria Di Napoli è un luogo senza tempo in cui sai sempre esattamente cosa aspettarti. Cortesia, ambiente familiare e pizze classiche apprezzabilissime. Non un tempio di ricerca e innovazione, ma chi lo dice che debba andare sempre così? Si potrebbe, però, fare decisamente di più sui fritti e le pizze creative.
PRO
- Marinara ottima
- Straccetti dolci: un irrinunciabile insensatezza gastronomica
- Atmosfera d'altri tempi rassicurante e piacevolissima
- Servizio cortese e familiare
CONTRO
- Fritti da ripensare
- Pizze creative a volte claudicanti