Presidio della Pignasecca, quartiere popolare del centro di Napoli, la Pizzeria Da Attilio nasce nel 1938. Da allora, non ha mai tradito la sua natura di locale a gestione familiare.
Alla guida della pizzeria, da oramai molti anni, c’è Attilio Bachetti, nipote del primo Attilio, che con la madre Maria Francesca ha traghettato nella modernità questo pezzo di Napoli Antica.
Un’antichità che è rigore, amore e rispetto per la tradizione nel senso più alto del termine: non stantio rifugio o proclama programmatico privo di sostanza.
Bachetti, classe 1967, è nato nel locale di famiglia e spesso racconta di aver iniziato a impastare a soli sei anni: per lui che aveva perso il padre molto presto, stare in pizzeria significava essere vicino alla mamma. Da quei primi esperimenti, senza scossoni, con molto amore e con uno sguardo alla ricerca che non è esercizio di stile, Bachetti è giunto alla sua interpretazione della pizza. Una napoletana classica, a lunga lievitazione chiaramente, con topping di qualità e senza esasperazioni di abbinamenti, in cui la cottura uniforme e calibrata è punto nodale e imprescindibile.
Per questo e per una totale assenza di divismi, Attilio Bachetti è uno dei professionisti più stimati dai pizzaioli napoletani, anche da quelli più blasonati.
Da ultimo, infine, un riconoscimento internazionale: lo scorso febbraio, la Guida rossa ha aggiunto Da Attilio nella breve lista di pizzerie (solo 8) da segnalare a Napoli, portandola in un Olimpo fatto di nomi che, al di là del chiaro valore tecnico, hanno dalla loro un battage di comunicazione decisamente più esuberante di quello dell’asciutto Bachetti.
Ambiente, servizio, menu e prezzi
Tutto Da Attilio sussurra understatement: le sale piccole e dal sapore antico che vedono all’ingresso il forno sempre presidiato dal titolare in persona; il servizio semplice, accogliente non sbrigativo ma forse un po’ troppo asciutto; il menu calibrato nei prezzi e nelle proposte, essenziali non ridondanti.
Un’autenticità che porta decisamente a casa il risultato: la fila è inevitabile anche all’inizio dei turni e perfino, ad esempio, in un lunedì sera, intorno alle 19.
Il menu prevede qualche fritto. Testualmente il menu cita Tanto per cominciare; Le specialità, le pizze creative di Bachetti e Le senza tempo, quelle della tradizione. I prezzi sono ultra pop: la famiglia Bachetti non vuole lasciare le proprie radici di quartiere. La Margherita si ferma a 5 € e le più creative non superano i 10 €.
Falsa partenza con gli antipasti. Il bacetto con rucola e ricotta (sottili lembi di impasto, tirati quasi fossero di pasta sfoglia e arrotolati su se stessi) di norma molto buono, oggi risulta un po’ crudo all’interno e stranamente duro all’esterno. Deve esserci stato un problema nella cottura. Ugualmente, il crocchettone con salsiccia beneventana, provola e friarielli (ben 10 €, prezzo eccentrico per il locale) ha un aspetto godurioso e sembra perfettamente fritto: purtroppo la panatura risulta difficile al taglio e alla masticazione e la patata appena leggermente impegnativa al palato. Difetti probabilmente esasperati proprio dalla dimensione e dal diametro del crocchettone stesso, più piccolo potrebbe risultare meno inchiummoso (difficile da inghiottire), come si direbbe alla Pignasecca.
Ineccepibile la margherita con San Marzano, fordilatte di Vico Equense e mix di Parmigiano Reggiano 24 mesi e pecorino romano DOP: a quel prezzo e con questa qualità è incontestabile. Uno standard molto alto per tutta la città.
Pizza Carnevale: la signature di Bachetti. Otto punte ripiene di ricotta fresca di Vico Equense, deliziosa, e una margherita impreziosita da salsiccia beneventana. Notevolissima, gli ingredienti saporiti ma senza eccesso di sapidità esaltano la leggerezza dell’impasto che anche nel parti ripiene non impegna la masticazione e la deglutizione. La salsiccia beneventana è ricca, giustamente grassa, perfettamente cotta.
Purtroppo, proprio la cottura della salsiccia è un inciampo nel Cannolo “alla Dantoni”, tracotante ripieno dalla forma suggerita dal nome, e con ricotta e fiordilatte di Vico Equense, funghi porcini e salsiccia beneventani. La salsiccia è rimasta un po’ indietro, circostanza strana e in ogni caso non piacevole (e ai limiti del preoccupante, a voler essere ansiosi), alcuni dei funghi porcini sono un po’ gommosi e anche la ricotta risultava un po’ slegata. Un ripieno normalmente più che consigliabile è incappato in questo assaggio in una serie di sfortunati eventi. Capita anche ai migliori.
Menu birre, accessibilità, dolci e conto
Asciutto il menu beverage: inevitabili bibite, qualche referenza di vini, tre birre ultracommerciali e piccola selezione di Birra del Borgo, che è pur sempre una birra industriale, anche alla spina. Si può fare di meglio, dai.
Accessibilità da cardiopalma: ingresso angusto e con gradini, bagni in fondo alla terza sala non adeguati (e in generale bruttarelli assaje. Si consiglia di tenere le porte chiuse e qualche richiamo durante il servizio per quello che riguarda la pulizia, spiace dirlo).
Piccola proposta di dolci artigianali: non si sbaglia con un rassicurante tiramisu, non sarà esaltante ma è godibile.
Conto più che giusto, anzi perfino contenuto. Arriva al tavolo in versione preconto, ma alla cassa si trasforma prontamente in documento fiscale.
Opinione
La Pizzeria Da Attilio è una colonna di Napoli. Attilio Bachetti e la sua famiglia sono alfieri di essenzialità e sostanza: una qualità che non ha bisogno di fronzoli o battage comunicativi. La margherita, tra le migliori in città, e le pizze tutte testimoniano amore per la tradizione e per le materie campane. Il servizio un po’ ruvido e una totale assenza di accessibilità penalizzano decisamente il locale che, pur non rinunciando alla propria identità, potrebbe avere qualche accortezza in più sul punto. Antipasti da rivedere.
PRO
- Margherita tra le migliori in città
- Attilio Bachetti, stile e rigore
CONTRO
- Bagni da rivedere totalmente
- Servizio migliorabile
- Antipasti da curare con più attenzione
- Beverage da implementare per accordarsi all'elevata qualità della proposta gastronomica