A voi che ci leggete nel futuro: c’è stato un tempo in cui il food delivery era l’unica botta di vita per chi ama la pizza e non è in grado di farla (non come quella della pizzeria, si intende). Allora, più che mai, ci domandavamo quale fosse il miglior metodo per scegliere, consumare e far rinvenire, come si dice, la nostra pizza a domicilio.
Avevamo molto tempo, sapete, erano i terribili giorni del Coronavirus: bar, pub e ristoranti chiusi da Decreto (giuro, potete trovarlo sui libri di storia) e trascorrevamo ore interminabili su Just Eat e Glovo; il cibo a domicilio era, su per giù, l’unico vezzo gastronomico concessosi dall’epidemia allora in corso.
Godere al meglio di una pizza consegnata a casa diventò, improvvisamente, una questione di prim’ordine e stilai questo vademecum.
Non ordinate da una pizzeria lontana
Partiamo bene, con un sonoro consiglio che la maggior parte di voi potrebbe reputare scontato. Chi vi scrive ha lavorato per anni in una pizzeria d’asporto: ci credereste se vi dicessi che non di rado arrivavano ordini da zone distanti dai 30 ai 45 minuti di macchina?
Certo, in quel caso l’errore era del proprietario che accettava le consegne, ma che bisogno avete di comprarvi una pizza a sei anni luce quando con tutta probabilità ne avete 18 sotto casa? Ricordate sempre che a meno che quella pizzeria non sia attrezzata a dovere per sostenere tempi così lunghi, una volta arrivato il prodotto difficilmente sarà ancora caldo e fragrante.
Anzi, con la qualità media che gira in certe zone, è più probabile che vi arrivi della gomma in cartone. Poi per carità, se avete la fortuna di aver individuato un professionista specializzato per l’home delivery, che studia impasto e contenitori e li differenzia in base alla distanza, allora siete a cavallo.
In linea di massima, vi consiglio di filtrare le pizzerie della vostra piattaforma preferita (Just Eat, Glovo, Deliveroo, Uber Eats..) in base alla vicinanza con il vostro indirizzo di casa e scegliere, tra quelle che si trovano nel raggio di pochi chilometri, quella che vi convince di più. Resistete alla tentazione: lo so, vi ispira proprio quella là che sta dall’altra parte della città.
Evitate il “mappazzone salato”: gli ingredienti no
Va bene, siete furbi; ordinate la pizza al locale dietro l’angolo, che non sarà il top quality ma perlomeno consegna in tempo e il prodotto arriva ancora caldo.
E voi che fate? Ci buttate su quintali di formaggio e di prosciutto crudo, creando un mappazzone cosmico che tramuta l’impasto in gomma e con il calore rende l’affettato salatissimo (oltreché COTTO IN CARTONE) ricordandovi quello scoglio che avete leccato per sbaglio da bambini.
E anche qui, errore solo vostro o anche del proprietario? Entrambi, ma per carità, è proprio necessario?
Ci sarà sempre chi seleziona un buon crudo perché la dolcezza non venga compromessa dal calore della pizza appena sfornata, o chi studia i formaggi perché non intacchino la friabilità della pasta, evitando quelli che inondano d’acqua pure il cartone. Ma se non siete sicuri del vostro pizzaiuolo e proprio non resistete all’idea del rinforzo di formaggio filante o dello strato di crudo, tenete gli ingredienti in frigo e metteteli su una margherita appena vi arriva.
Altrimenti è gomma assicurata. E salata, pure.
Riscaldare la pizza da asporto
Prese le dovute precauzioni, a volte potrebbe non bastare. L’imprevisto è dietro l’angolo: indirizzo sbagliato, problemi con il forno, non avete il resto da dare, il consegnatore si è scordato una pizza, o ancora è stato fermato dai carabinieri per gli accertamenti, come spesso sta accadendo in questi giorni a causa del Covid-19.
Insomma, la pizza vi è arrivata fredda, e parecchio. Nessun problema: se il prodotto è buono, asciutto e ben fatto, nel riscaldarla non solo recupererete le caratteristiche iniziali, ma potreste addirittura migliorarle.
I casi sono due:
- La pizza è molto morbida, stile napoletana? Potete scaldarla nel microonde, esaltandone la sofficità.
Se il prodotto è fatto bene, recuperarlo in pieno sarà un gioco da ragazzi. - La pizza è una tonda classica, una teglia romana o un trancio dal fondo croccante? Andate di forno, 180-200 °C statico, fino a che non avrete recuperato calore e friabilità.
Se il condimento lo permette (ovvero, non ci sono troppi ingredienti da dover gestire), scaldate bene una padella ampia, buttateci su il trancio, coprite e abbassate la fiamma.
Il rinvenimento
Siete in 5 in famiglia, avete ordinato troppa roba ed è avanzata.
No, non va buttata, assolutamente, e questo vale per tutti i periodi: evitare lo spreco deve essere LA BASE dell’alimentazione moderna.
Attendete che raffreddi completamente, poi congelatela in tranci; come già spiegato nel punto precedente, se la pizza è fatta bene non avrete problemi a farla rinvenire dopo lo scongelamento, nelle modalità già descritte.
La scelta della tipologia: siete sicuri di voler ordinare la napoletana?
Sto per dire una scomoda verità, che probabilmente darà fastidio a molti.
Ma qui a Dissapore particolari problemi non ce ne facciamo, preferiamo dire le cose come stanno, e ormai dovreste saperlo bene.
Ci sono tipologie più adatte all’asporto di altre. È brutto da dire, lo so, ma è così.
Una pizza morbida, dagli amidi meno cristallizzati e la struttura al limite tra il crudo e il cotto sarà sempre più soggetta (chi prima e chi poi) a gommosità da raffreddamento.
È semplicemente fisica, niente di più, niente di meno.
Una pizza croccante, perfettamente asciutta e friabile, perderà le sue caratteristiche con il raffreddamento ma sarà comunque godibile.
E ancora, una pizza fatta male, gommosa anche da calda, dall’alveolatura fitta e compressa come la maggior parte delle aderenti al settore è la tipologia in assoluto meno adatta all’asporto, nonostante ne costituisca l’alternativa principale.
E no, non vi basta mettere dentro due grammi di farina integrale per risolvere il problema, davvero.
Certo, c’è sempre la possibilità di farla rinvenire, ma posso dirvelo sinceramente?
Se devo mangiare una buona napoletana, scelgo di farlo seduto al tavolo, per gustarmela nel pieno rispetto delle sue caratteristiche. Se ci fate caso, spesso e volentieri nelle nostre recensioni mettiamo inevitabilmente sul piatto della bilancia la capacità di una pizza di resistere all’effetto gomma con il sopraggiungere del raffreddamento; perché quindi dovrei rischiare di masticare per ore facendomela portare a casa?
Ancora una volta non voglio fare di tutta l’erba un fascio.
Ci sono fior di professionisti che tarano impasto, processo e cottura per l’asporto, anche nel caso della napoletana. Ma quanti lo fanno?
Bene, direi che è tutto.
Mi raccomando, ordinate la pizza, fatelo con criterio e magnatevela forte.