Giovane, napoletano, si chiama Ciro. C’è un fil rouge nel destino di Cascella: sembra predestinato a fare la pizza dai cliché. Eppure la 3.0 è tutto fuorché una pizza banale. Nata alcuni anni fa nel centro chic di Napoli, la pizzeria dal nome quasi misterioso è sbarcata anche a Milano alcuni mesi fa: l’esordio pare sia stato clamoroso. Non sono mancati positivissimi riscontri della stampa tutta, che vede in Cascella un vero e proprio astro nascente.
Lo stesso Ciro Cascella spiega il nome: giocando su omaggio a Massimo Troisi e al suo film “Ricomincio da 3”, 3.0 indica il numero delle farine impiegate nell’impasto. Un blend che Ciro Cascella realizza utilizzando tre farine del Mulino più famoso di Napoli, Caputo. Una miscela che garantisce lunga fermentazione e lievitazione (24 e 12 ore rispettivamente) e che può sostenere un’elevata percentuale di idratazione.
Fieramente nato nei quartieri spagnoli, Cascella punta a una visione della pizza esatta, quasi scientifica. Una pizza contemporanea e dai cornicioni più che pronunciati ma che, a suo parere, resta comunque nel solco della tradizione partenopea. Sarà così?
Ambiente, servizio e menu
Giocata sui toni del bianco e del verde, la sala è spaziosa e dà un immediato senso di giardino perenne. Molto apprezzabile. Da sottolineare la pulizia accurata di tutte le superfici, notata in più visite. Sarebbe un dato minimo, eppure…
Lineari anche i tavoli e la mise en place, sempre sospesi tra bianco e verde. Chiudendo gli occhi potrebbe quasi sembrare di essere in una limonaia caprese.
Servizio diretto e cortese, non pettinatissimo ma coerente. Il menu è in formato digitale con tanto di QR Code: non ne esiste una versione cartacea se non per i dolci.
Nell’idea di Cascella, la pizzeria non deve autoconfinarsi solo nella pizza. Spazio quindi, oltre che ai proverbiali fritti, anche a salumi e formaggi (con selezione Renzini e Beppino Occelli) e perfino a una mini carta delle insalate. Non ne abbiamo vista ordinata una di insalata, durante il servizio in cui eravamo presenti, a pranzo riscuoteranno maggior successo? Visivamente impattante il plateau di formaggi e salumi che abbiamo lasciato passare indenne per dare più spazio alle pizze.
Prima delle pizze, quasi inevitabile inciampare in un fritto. La variazione di montanarine è molto bella a vedersi: due diversi tipi di salsa (uno è un ragout alla napoletana), parmigiana di melanzane e l’inevitabile mortadella e granella di pistacchi. Piacevole da mangiare e dalla frittura piuttosto asciutta. Le montanarine sono ariose, soffici e piuttosto grandicelle. Apprezzabilissime a 6€
La scelta di pizze è corposissima. Oscilla tra classici, classici reinterpretati e proposte più creative, alcune con apparente estetica da food porn. Una disgraziatamente si chiama proprio #Food Porn 3.0: evitata, anche solo per paura dal punto di vista concettuale. I prezzi hanno una grande forbice: dai ragionevolissimi 6€ della Cosacca ai coraggiosi 16 € della #Black Angus 3.0, ardita non solo nel costo. Il carpaccio di Black Angus forse si trova più a suo agio in un bel piatto vuoto. Ma in fin dei conti chi può dirlo. E del resto è tra le “signature” di Cascella.
Le pizze di 3.0
Non tentati dalle sirene della modernità, si opta per l’Antica Cosacca, molto fedele alla più classica tradizione.
Ottimo il pomodoro San Marzano Dop, generoso nelle quantità e avvolgente, non coperto ma valorizzato dagli sfilacci di pecorino romano Dop. Siamo nel campo delle contemporanee certo, ma alcune parti del cornicione sembrano avere un eccesso di autostima. Tagliati, poi, si deprimono e non tornano più allegri. Mentre la base della pizza è elastica e funzionale alla masticazione, parti del cornicione “sgonfiato” appaiono anche un po’ ostiche per i denti.
Ancora migliore nei suoi equilibri, il topping della Rosa Viola con prosciutto cotto a vapore, cuor di carciofi grigliati che fanno subito primavera campana e sfilacci di provolone del Monaco Dop (con base fordilatte e aggiunta di grana stagionato 24 mesi). Non sapida, molto incisiva e da provare assolutamente.
Cornicione in crisi autostima post taglio sempre presente. Equilibrate le cotture in entrambi i casi. Sarà la terza pizza, la Scarpariello, a salvare i cornicioni tracotanti e poi indimiditi di Cascella?
Tracotanti sono tracotantissimi, ma più che depressi, questa volta anche un po’ crudi. Sigh.
Spiace particolarmente perché è forse la prova migliore della serata: i pomodorini corbara sono rotondi nel gusto quasi caramellati, senza risultare eccessivi, la mantecatura al grana padano 24 mesi e la fonduta di parmigiano li esaltano senza coprirli. La sapidità è calibratissima. Sarebbe da applausi, ma questa volta l’intero impasto, disco incluso, sfiora il gommoso.
Menzione d’onore all’elevata digeribilità degli impasti. Il giorno dopo ci si sveglia in perfetta armonia, senza sete e pronti per una nuova pizza!
Menu beverage, dolci, accessibilità e conto
Birre alla spina commerciali, piccola selezione di artigianali in bottiglia da 33 o 75 cl: la Smaart 6 Weizen che ci è stata consigliata è piacevole e contenuta nel ricarico.
Interessante la carta di vini, non originalissima ma apprezzabile. Bibite di routine, a questo punto forse da implementare. Ma è peccato veniale. Carino l’avere un laboratorio di pasticceria dedicato: sono I dolci di Margò che la giovane Margherita realizza proprio per Cascella. Bella anche l’impaginazione della carta dolci, questa volta fisica e non solo digitale.
Prezzi lievemente tonici, ma le mono porzioni sono piuttosto ricche e formalmente ricercate. Tra le due assaggiate, un po’ meno convincente il semifreddo al limone. Carino e buono il Ciocofondente. Sono comunque delle proposte allettanti e se non altro originali e pensate espressamente per il locale.
Accessibilità, questa sconosciuta. Solita solfa. No ingresso adeguato, qui en plein con carenza di bagni con dotazioni. Ce la faremo a diventare inclusivi a Napoli?
Conto equilibrato. Tolti i 30 euro delle due bottiglie di birra artigianale, per contesto, servizio e prodotti, lo scontrino è quasi contenuto.
Opinione
In un contesto grazioso, curato e pulitissimo, Ciro Cascella porta al centro bene di Napoli la sua idea di pizza. Sicuramente originali e frutto di studio, le pizze di Cascella possono andare incontro a qualche problema nella masticabilità del cornicione. Ottima la digeribilità e le cotture, tranne in uno sfortunato caso, di un cornicione un po’ indietro. Buona la selezione beverage e dei dolci. Una realtà, già molto acclamata dalla stampa, effettivamente da tenere d’occhio.
PRO
- bel locale curato e pulitissimo
- dolci originali e pensati in esclusiva
- buona selezione beverage con ricarichi onesti
- ottimi topping dalla qualità elevata
- altissima digeribilità
CONTRO
- cornicioni con crisi di autostima
- estetica da food porn in alcune proposte