Andando a mangiare la pizza, e poi a scrivere una recensione, di Nenné, non si può fare a meno di ricordare che di pizzerie napoletane a Torino una volta ce n’erano poche, quasi nessuna. Sotto la Mole il padellino la faceva da padrone, e lo stile completamente diverso di Napoli – per lievitazione, stesura, cottura – pareva quasi indigesto ai sabaudi. Oggi siamo agli antipodi anzi, troppa grazia: dopo alcuni posti ormai storici come Cristina o Ciro, sono sbarcati i grandi marchi partenopei (Starita, Sorbillo, Michele) e poi alcune “catenine artigianali” con richiamo diretto alla pizza cd. napoletana contemporanea (Pizzium, Fra Diavolo, Dazero). Infine startup innovative come la nota Uào (ex Uagliò) a San Salvario, e la più in ombra ma altrettanto meritevole 60 90 Pizza a portafoglio. Nenné si pone, anche per la comunicazione social, in questa ultima fresca ondata.
Nennè a Torino da Santa Rita al Lingotto
Nennè – abbreviazione di nennella, letteralmente bambina o ragazzina, ma usato principalmente come vezzeggiativo amoroso – ha aperto nell’ottobre 2021 per iniziativa di due ragazzi napoletani, Gennaro in pizzeria e Francesca in sala (e su Instagram) nel quartiere di Santa Rita. Da marzo di quest’anno la pizzeria si trasferisce nella zona del Lingotto, location certo non più centrale ma più moderna e più ampia.
Una cinquantina abbondante i coperti, che aumentano con il dehors. Ambientazione super pop: da pizzeria napoletana classica con le scenografie del vicolo, ma rivisitata con una botta di modernità al limite del trash, tra scritte al neon e pupazzi vari. Il servizio mantiene le promesse di amichevole gentilezza, e rapidità.
Il menu di Nennè
Il menu di Nennè è caratterizzato da un naming, in linea con lo stile della pizzeria, tra il classico e l’ammiccante: Ciao secchi, Sono una Basic, We Bella, Capricheese, per spararne qualcuno a caso.
Antipasti (6) soprattutto a base di fritti ma non solo: impressiona anche solo alla vista (perché oltre non abbiamo osato) L’oro di Nennè, con le fette di salumi stese come panni ad asciugare.
Poi le focacce (5), e le pizze, divise in classiche (10) e special (14): la distinzione è relativa perché nella prima categoria spuntano i crocché – sulla pizza un trend degli ultimi anni – e le cipolle caramellate; nella seconda una prosciutto e funghi o una Rucola e crudo. In ogni caso, l’offerta è varia ma senza fastidiose velleità. I prezzi tra i 5 euro della Marinara (la Margherita sta a 7) e i 12-13 delle più care. Chiudono i panuozzi (3) e i dolci a richiesta.
I fritti e le pizze di Nennè
I fritti di Nennè sono asciutti e croccanti, soprattutto le paste cresciute che accompagnano ‘O friariello (con salsiccia e stracciatella) e il ragù di Bell’e mammà. Un po’ indietro di cottura, un po’ pallide e gommose quindi, quelle del Tris di montanare. Le porzioni sono abbondanti, forse anche troppo.
Ben eseguita invece la cottura (e prima ancora la lievitazione) delle pizze di Nennè, con qualche punto più scuro ma senza esagerare, nella migliore tradizione napoletana. Come si vede, il formato non è quello della ruota di carro, anzi si sta ben dentro i bordi del piatto, senza però che il cornicione la faccia assurgere al contemporaneo (e abusato) canotto.
La Margherita senza infamia né lode, un po’ bruciaticcia la mozzarella. Molto gustosa la Salsa special, con sugo allo scarpariello. E altrettanto la Nennella, con pomodori in tre versioni (salsa, secco, intero), anche se il pesto di basilico uniforma un po’ le due proposte. Bella impegnativa la Tarall Pepper, una cacio e pepe con aggiunta di tarallo sbriciolato, ma il guanciale è appoggiato fresco, non croccantizzato. I panuozzi sembrano un po’ piatti e secchi, ma è segno di cottura garantita, e gli ottimi ripieni fanno il resto.
Opinione
Una buona pizzeria contemporanea: proposta leggera e divertente, senza pretese e senza impegno.
PRO
- Il servizio rapido e disponibile
- L'ottima digeribilità
CONTRO
- La proposta birre praticamente inesistente