Mo del Movimento, a Madrid, è uno dei locali in assoluto più belli che abbia mai frequentato, sicuramente la pizzeria il cui carattere architettonico mi ha stupito maggiormente nel corso degli ultimi anni in cui la pizza ha preso un certo rilievo nei miei viaggi gastronomici.
Direte che sono esterofila, con quella passione un po’ sregolata per i modi, gli usi e i connotati dei paesi esteri, altri rispetto a quello di origine. E tutti quelli che vivono in Italia sanno bene come ammalarsene, soprattutto se vivono nelle città grandi, sguarnite di mezzi di trasporto pubblici, iper-trafficate, inquinate, sovraffollate, con servizi a singhiozzo. In una parola: Roma.
L’esterofilia però è una palla e lo sottoscrivo, perché ne sono consapevole ogni volta che mi slancio, un po’ troppo, a decantare i pregi di un paese che ho appena visitato, stupendomi delle cose più banali: i netturbini, la raccolta differenziata, l’utilizzo del pos, il design dei bagni dei ristoranti. Ecco io ci provo a vedere anche il lato meno dorato dei posti in cui viaggio per vacanza o per lavoro, ma sarà che scelgo male i posti o che gli altri sono bravissimi a mettere i difetti sotto al tappeto, in Europa spuntano fuori chicche una dopo l’altra, che mi fanno confermare quelle dicerie un po’ qualunquiste per cui “all’estero stanno troppo avanti”.
Succede anche a Madrid e succede, vergogna delle vergogne, con una pizzeria (per quanto nessuno la chiami così; ovunque Mo de Movimiento è un “ristorante” che serve cucina italiana e fa pizza.
È il 2018 quando MO de Movimiento apre, siamo a Madrid, all’interno di una struttura occupata dagli spazi di un vecchio teatro, l’Esproneceda, che viene sostituito con un locale creato da Proyectos Conscientes, una società nata dall’impegno e dall’entusiasmo di due amici, Felipe Turell e Javier Antequera, che scelgono una squadra di professionisti per creare MO. C’è il designer Lucas Muñoz, i curatori Gonzalo Machado e Mafalda Muñoz, gli specialisti della sostenibilità Cristina Freire e Marcel Gómez, l’impresa di costruzioni Zimenta, lo studio di ingegneria Zetus Soluciones Energéticas, lo studio di design Relaja el Coco, il paesaggista Fernando Marcos e i designer Joan Vellvé e Inés Sistiaga.
Tutte queste informazioni sono disponibili sul sito web del locale, che ha avuto grazie a un progetto unico dislocato su diversi metri quadri, quasi 1000, una certa eco internazionale. Se ne parla infatti su Elle Decor, Traveler, Vogue, El Pais, Domus e tanti altri. In particolare il focus è sul progetto nella sua interezza, perché la pizzeria è stata creata per rappresentare un luogo sostenibile ambientalmente e socialmente. Molti dei materiali esistenti sono stati impiegati nella produzione dei nuovi supporti, ci sono materiali di recupero e luci a basso impatto, c’è una bellissima terrazza (al momento della visita non utilizzabile a causa dei vicini. Come dire, tutto il mondo è paese), i due forni a legna, congiunti a vista in un’unica cappa, forniscono il calore per riscaldare l’acqua dei lavandini dei bagni che sono anche loro un’opera d’arte.
Il locale al primo sguardo è di una bellezza disarmante. Diviso tra un minimalismo semplice e raffinato, i toni chiari della terra e del mediterraneo, gli ampi soffitti, il mobilio grezzo e artigianale, la luce che pervade gli spazi, la zona pizzeria bellissima posta proprio all’ingresso, l’utilizzo di materiali naturali e vivi che restituiscono un’idea di autenticità: da semplice cliente posso dire che questo progetto coniuga bene la cura per gli ambienti con una forma fatta di grande sostanza dove nulla è posticcio, artificioso o cool in modo forzato e stupido. È semplicemente bello e armonico in senso autentico, di uno sfarzo moderno.
Passiamo ora al cibo, di cui si è parlato chiaramente di meno che dell’espetto estetico ed ecologico degli ambienti, ma comunque centrale. Con un balzo in avanti affermo senza indugio che la pizza è buonissima, decisamente migliore di molte pizze mangiate in Italia. Gli impasti, leggermente scuri grazie alla presenza della frutta all’interno, come ci racconta il personale, hanno profumi e fragranza con un tocco piacevole di acidità.
In accordo con i principi del locale che puntano sul kilometro zero e sulla sostenibilità, nel menu sono indicati come fornitori il produttore Despelta Y La Sal a Siguenza e il Molino de Cerecinos a Zamora. Questa trasparenza è una cosa che bisogna cominciare a mettere anche nelle pizzerie italiane, soprattutto per quanto riguarda la farina. Lo stile è quello napoletano con un twist moderno, un impasto più croccante e ruvido, che accoglie bene il condimento e qualche bruciatura ben gestita. Sulla cottura nel complesso, soprattutto per quella focaccia che mi capita spesso di trovare nelle pizzerie all’estero, si può fare di più. Del resto se metti un impasto così alto in un forno che cuoce con una certa violenza, un po’ te la vai a cercare.
Il menu dicevamo, si consulta online tramite codice lasciato sul tavolo. Per molti dei prodotti sono indicati produttori e certificazioni. Il menu si apre con pane e foccacia, da scegliere se con aglio e rosmarino, cipolle o guancia di maiale iberico. Negli antipasti, verdure su verdure (grande rarità nei menu madrileni), zucchine fritte, melanzane grigliate e marinate, hummus di barbabietole, carciofi, caponata, burrata e caesar salad. Poi si prosegue con una piccola selezione di piatti, come i ravioli e i tortelli fatti in casa, pollo, carne e parmigiana. Anche qui, produttori di verdure spagnoli ed espressamente indicati.
Unica pecca che non posso esimermi dal sottolineare, visto che ne ho parlato anche altre volte è che le verdure sono in larga parte fuori stagione. Ora che siano di qualità non va per forza messo in discussione, tuttavia in un locale con un approccio simile, questa è la macchia di sugo sulla tovaglia appena lavata. Va detto che comunque alla stagionalità non si accenna mai, ma si punta su biologico e kilometro zero, forse accettando qualche compromesso che possa far felici i clienti.
Veniamo ora alle pizze. Sono 10 in tutto, e partono dalla margherita per arrivare ad accostamenti più ricchi e goduriosi. Tipo la pizza con mozzarella, pomodoro, chorizo iberico, olive neri e capperi, o quella con zucca biologica, mozzarella, formaggio Gamon (cheddar di pecora), prosciutto “mos natura” senza additivi né antibiotici e ceci neri croccanti. Le pizze stanno tra i 12 e i 18 euro e, secondo l’usanza locale, sono pensate anche per essere divise fra i vari commensali, che non per forza dovranno mangiare una pizza a testa.
Si chiude poi con i dolci: una formidabile torta de queso e una pornografica torta al cioccolato sono le opzioni più raccomandabili, ma c’è anche la possibilità di scegliere torta di mele, gelati, pere al vino. La carta delle bevande, contiene diverse birre spagnole del gruppo Mahou-San Miguel, poi cocktail, soft drink e una corposa carta dei vini puntata sulla Spagna, per una proposta beverage trasversale e molto democratica.
Il locale è aperto sia a pranzo che a cena (incredibile, pizza a pranzo!) ed è pensato anche per gruppi e famiglie. Il servizio è sempre molto cordiale e veloce, anche in ragione dei turni su cui si mangia, più d’uno anche a pranzo. Il menu come detto è solo online, e così anche il conto, che si paga sempre tramite lo stesso QR Code, niente contanti, che manda anche la ricevuta di pagamento.
Opinione
A Madrid un riferimento saldissimo per la pizza dove trascorrere tempo di qualità, circondati da un ambiente studiato nei minimi dettagli.
PRO
- Architettura che unisce bellezza e sostenibilità
- Pizza eccellente, impasto profumato, buona lievitazione
- Menu ricco e invitante
- Servizio cordiale, organizzato ed efficiente
CONTRO
- Prodotti destagionalizzati anche se a kilometro 0 e biologici