Un tempo era la pizza. Per i napoletani era “La Pizza” per gli altri era quella cosa che ti faceva organizzare un’uscita con gli amici, spesso in combinata con il cinema. Era un alimento divertente. Nessuno faceva caso davvero alla lievitazione dell’impasto, alla sua composizione, al tipo di farina scelto. Il mondo si divideva tra quelli che la volevano sottile e quelli che la preferivano più elastica.
La pizza al taglio poi era un’altra storia. I più fortunati invece, erano passati da Napoli. Oggi invece la tendenza sembra cambiata finalmente anche a Milano. Dopo l’hamburger, ora, anche la pizza è gourmet.
Come ricordava giorni fa sul Corriere della Sera la scrittrice Roberta Schira, il primo rivoluzionario in questo senso fu, dieci anni fa, Sirani, che, a Bagnolo Mella, vicino Brescia, aprì il primo ristorante con pizza margherita a 30 euro: ingredienti di altissima qualità, entusiasmo collettivo tra gli chef ma, all’epoca, uno scandalo per il portafoglio.
Nel tempo al ristorante di Sirani, ma questa volta proprio a Milano, se ne sono aggiunti molti altri come ad esempio il Dry Cocktails&Pizza di Andrea Berton dove grande attenzione viene riservata agli impasti a lievitazione naturale, o il più recente Taverna Gourmet, di importazione napoletana: pizze servite con ingredienti di solito riservati ad altri piatti come il gambero rosso, la Pata Negra, il maialino iberico, i pomodorini del Piennolo,il branzino, il lardo di Colonnata o il tonno rosso.
Il proprietario Davide Iannaco fa sapere: «Abbiamo lavorato molto sull’impasto arricchendolo con basilico, nero di seppia e farine integrali. Per arrivare a un menu degustazione, 50 euro circa, che prevede diversi tipi di pizza. Vogliamo nobilitare la scuola napoletana all’ennesima potenza».
Pizze gourmet a parte, nei pressi del Duomo c’è ormai da un anno la succursale milanese della napoletanissima pizzeria di Gino Sorbillo, impasto fatto a mano e attenzione minuziosa per la qualità degli ingredienti.
Molti locali puntano inoltre sulla cura e la varietà degli ingredienti per allergie e intolleranze alimentari, è il caso di Peperino, presente anche a Pordenone, Udine, Trieste e Verona, una catena attrezzata con forni dedicati ai celiaci oltre a una discreta varietà di scelta tra le pizze del menu.
Insomma sul “pianeta Milano” la pizza sembra aver preso nuove strade e declinazioni, la puoi mangiare a 6 euro come a 30, col tonno rosso o alla marinara, accompagnata dalle bollicine o da un boccale di birra.
Allora vi e ci chiediamo: okay la pizza ha smesso di essere un piatto divertente per diventare più serio, tanto da essere accolta dentro i menu degustazione, pagata 30 euro e “osata” con ingredienti particolari? Ma all’annosa domanda tra milanesi “dove andiamo stasera a mangiare una pizza buona?”, voi cosa rispondete?
Fuori i nomi.
[Crediti | Link: Corriere della Sera, Dissapore]