Politiche di prezzi prese in prestito dalle compagnie aeree, prima tra tutte Ryanair, con la somma da pagare che cambia a seconda del giorno di prenotazione. Oppure il conto finale calcolato in base all’indice di gradimento dei piatti scelti dai clienti.
Per restare competitivi anche i ristoranti adattano i loro modelli economici, e certo, una spruzzata di marketing male non può fare.
Il cambio di marcia riguarda una nuova pizzeria di Milano.
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Nel capoluogo lombardo, venerdì scorso, ha aperto Ambaradan, dove è il cliente a decidere quanto pagare basandosi (si auspica) sul suo indice di gradimento.
Intendiamoci, non basta giudicare terribile una qualunque pizza sul menu –diciamo una San Daniele e stracciatella– per cavarsela con una pacca sulla spalla del cameriere. Ma c’è libertà di movimento:
— se la giudichiamo migliorabile, la pizza margherita (per esempio) costerà 6 euro
— se la giudichiamo buona, 7 euro
— se la giudichiamo ottima, 8 euro.
Stessa cosa per la birra artigianale, il cui ambito di spesa va dai 4 ai 6 euro.
Stando a Paolo Polli, proprietario di Ambaradan, questo sistema “meritocratico” favorirà il confronto con i clienti, a patto che i loro giudizi siano sinceri e non motivati dalla volontà di pagare meno, aggiungiamo noi. Non solo, per Polli si tratta anche di capire dove migliorare le proposte del locale, senza contare che il personale guadagnerà degli extra in caso servizio e piatto risultino ottimi.
E lo staff sembra non essere malvagio all’Ambaradan, con il pizzaiolo Enrico Formicola in arrivo da un’altra pizzeria milanese di apertura recente, Pizzium, e promettenti pizze in stile napoletano come stracciatella e pomodorino, San Daniele e stracciatella, fiordilatte d’Agerola e guanciale.
Un altro caso recente di prezzi flessibili a vantaggio dei clienti riguarda il Bob Bob Ricard di Londra. Frequentato dai regali inglesi e dai ricconi della city, il ristorante è così lussuoso da aver installato accanto a ogni tavolo un campanello per ordinare Champagne.
Eppure, anche Bob Bob Ricard adatta i prezzi del menù, che si abbassano quando in sala non c’è ressa, diciamo così.
Così il lunedì si arriva a pagare il 25% in meno, mentre per le cene del martedì e della domenica è previsto uno sconto del 15%. Ciò significa che per una tartare di carne che negli orari di punta costa 11,50 sterline, se ne pagano 8,75, o un piatto di pregiate ostriche dell’isola di Jersey 16 sterline invece di 26.
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Un modello ispirato all’industria del turismo che, afferma Time, potrebbe essere presto imitato dalla concorrenza.
Secondo voialtri lettori Dissapore è un cambiamento apprezzabile, nel senso che dimostra maggiore sensibilità nei confronti dei clienti, o più semplicemente si tratta di una nuova frontiera del marketing?
[Crediti | Time, Vanity Fair]