La pizza è stata inventata a Pompei (NA), la verità è ristabilita

L'origine napoletana della pizza trova finalmente la sua giustificazione nel più recente ritrovamento tra gli scavi di Pompei. Ma così non è. E se invece fosse proprio così?

La pizza è stata inventata a Pompei (NA), la verità è ristabilita

E adesso ci ripigliamo tutto quello che è nostro. Questo è stato il primo pensiero che ho fatto – che abbiamo fatto tutti noi napoletani feriti nell’orgoglio – quando è stata diffusa la notizia dell’ennesimo strabiliante ritrovamento negli scavi di Pompei, uno stupendo affresco raffigurante un vassoio metallico apparecchiato con ogni ben di Dio. Tra cui una cosa che sembra, senza neanche tanto sforzo di immaginazione, una pizza: una margherita per la precisione, con tanto di cornicione e condimento, anzi una margherita moderna con mozzarella e pomodorini a pezzetti.

https://www.facebook.com/pompeiiparcoarcheologico/posts/pfbid02P3b5b9AQVhjPyTfPhAKzWSHWmAy1x6riPiKppDkDyFfM1gNm5nrK6zddvdzZ9SFpl

Ora, al di là della suggestione, lo sappiamo benissimo che così non può essere, dacché la pummarola aveva ancora da essere scoperta, duemila anni fa, e la muzzarella inventata. Però, però: come spiega il direttore del parco archeologico Gabriel Zuchtriegel, se non è pizza certo è un suo antenato.

Non è pizza? E chi lo ha detto. Dipende poi da cosa s’intende, per pizza. C’è da dire che negli ultimi anni il termine è stato ampliato a dismisura, soprattutto ad opera dei funamboli del debunking, nella tensione a dimostrare che le origini della pizza sono tutt’altro che recenti, tutt’altro che partenopee. Non v’è ormai libro o sito dedicato a questo piatto, o che sfiori solo l’argomento, che non reciti una litania ormai abusata: nel latino medievale si parla di pissas… piczas… pizis… in mezza Italia; e però ancora in precedenza nel Codex cajetanus del 997 compare per la prima volta il termine pizza; e però l’antenato sarebbe ancora più risalente ed esotico, la parola longobarda bizzo-pizzo nel VII secolo… Insomma una gara ad andare sempre più lontano nel tempo, e sempre più lontano nello spazio, da Napoli.

Che meraviglia allora, e che goduria, scoprire che andando ancora più indietro si ritorna alle origini, a quella Pompei all’epoca affacciata sul golfo di Napoli. D’altra parte, se nell’antica cittadina romana è stato scoperto, sempre di recente, quello che potrebbe essere il primo pub della storia (li abbiamo inventati noi!), perché non la ben più nostrana pizza? Riportiamo tutto a casa. (E infatti Gino Sorbillo, che è un genio, ci è subito saltato su).

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Al di là delle battute, altro che Cracco: la pizza di Pompei è dotata di un cornicione ben tornito, alto e gonfio. Più che una classica napoletana o ancor meno una ruota di carretto, pare una modernissima anzi contemporanea pizza “a canotto”, alta idratazione e lunga lievitazione. Quasi più casertana che napoletana, per entrare nei tecnicismi di una diatriba da nerd, alla faccia di Sorbillo.

Così preciso e gonfio, quel cornicione, così perfettamente tonda, quella pizza, da farmi venire un dubbio. E se fosse invece un piatto? Manco l’ho pensato, che l’ho subito trovato espresso da una ben più autorevole giornalista-archeologa.

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Vero è poi che le pizze o le focacce o le loro antenate – come ben riporta un altro stracitato passo di Virgilio – erano ai tempi piatti, mense, basi d’appoggio, commestibili ma effettivamente consumate solo in casi disperati. L’equivoco resta, il dubbio rimane.

Ma io preferisco pensare che sia una pizza, e che pizza! Torniamo infatti su una questione trascurata finora: il topping. Gli storici su questa focaccia “sacrificale” o “ospitale” (?) individuano spezie (che occhio!) e frutti: melograni, datteri, noci… Ecco: se non c’è l’ananas è solo perché pure quello era ancora di là da venire. Insomma ragazzi ormai è certificato, altro che debunking: non solo abbiamo inventato la pizza, ma pure la pizza americana!