Alla fine di un lungo e tortuoso cammino pieno di ostacoli spaventosi, vi ritrovate in una stanza dove una chimera vi indica l’uscita, a patto che riusciate a scegliere tra una di queste tre cose senza far trapelare il minimo fastidio: carbonara con i wurstel, parmigiano sulla pasta al tonno, pizza con l’ananas. Va da sé che, se siete lettori di Dissapore, è del tutto probabile che la vostra fine sia malamente segnata. Ciao ciao, e salutate il girone dei gastrofighetti laggiù.
Eppure, ogni tanto, dovremmo chiederci: ma non è che tutti ‘sti assiomi (l’assioma è una proposizione matematica che si considera vera senza essere dimostrata, lo dico per tutti quelli che sono arrugginiti di nozioni scolastiche) ci limitano un tantino? Non è che a rinnegare per partito preso alcune cose ci stiamo perdendo delle creazioni interessanti? Insomma, non saranno mica tutti pazzi i Greci, con la loro passione per il pesce abbinato al formaggio (spoiler: no, non lo sono per nulla)?
E ancora: non è che forse perfino gli Americani hanno capito qualcosina, con la loro ossessione per la pizza all’ananas?
La storia della pizza hawaiana
Quello che probabilmente è considerato il più abominevole azzardo culinario da qualsiasi Italiano orgoglioso di questo nome, ha in realtà una storia lunga e di successo. La pizza hawaiana – così si chiama la pizza condita con ananas e prosciutto – è stata inventata dal canadese di origini greche Sam Panopoulos, che lavorava presso il ristorante The Satellite di Chatham-Kent di Ontario. O almeno così sembra.
L’ispirazione non arriva tanto dalle hawaii, in realtà, quanto più da alcuni accostamenti tra frutta e prosciutto tipici della cucina dell’est, o – più banalmente – dal più antico toast Hawaii, che prevedeva un mix tra formaggio, prosciutto, ananas e ciliegie sotto spirtio (brr). Sta di fatto che da quando è stata inventata, la pizza hawaiana è stata divisiva come nient’altro sul menu: se la odi, sei semplicemente italiano. Se la ami, sei semplicemente pazzo.
La pizza hawaiana di Uaò
Pazzi mi sono sembrati anche i ragazzi di Uaò, “food club partenopeo” di Torino, che è un modo un po’ contorto per dire che loro, le pizze, le fanno rigorosamente alla napoletana, compreso mantenere lo stile scanzonato che fa tanto Napoli. Qua e là nel menu si trovano frasi in napoletano, e tutto è condito da una grafica molto colorata e giovane. La pizza, comunque, classica o al portafoglio, è buona, nell’impasto e negli ingredienti, ed è realmente neapolitan style, anche se talvolta in versione più pop del pop. E talvolta in versione matta, come succede con la pizza del mese di agosto, che è la “Pinenaples”, simpatico gioco di parole per chiamare la terribile pizza all’ananas.
Un suicidio commerciale, o forse una trovata promozionale. Sta di fatto che non potevamo astenerci dal provarla. Così, l’abbiamo ordinata. E la verità è che ci è pure piaciuta.
Alla vista si presenta come una classica pizza al prosciutto, con una grattata di ricotta salata su. Non male, effettivamente. Al profumo, a voler essere indagatori, la punta di ananas si avverte, ma a un primo sguardo chiunque potrebbe essere ingannato: quella che mi viene consegnata a casa – Uaò si occupa di asporto o di domicilio – è una invitantissima pizza napoletana.
All’assaggio, il risultato – signore e signori – funziona. Soprattutto se vi piacciono i mix agrodolci. L’acidità dell’ananas – meglio ancora della dolcezza, per la verità – dà un tocco interessante alla pizza, creando un mix gustoso con l’ottimo prosciutto cotto arrosto che la ricopre abbondantemente. C’è da dire che la scelta di sostituire l’ananas a pezzi (magari in versione sciroppata) con una crema di ananas è sicuramente vincente. La frutta in questo modo non è invasiva né copre il sapore degli altri ingredienti: è semplicemente una nota complementare, quasi si trattasse di una salsa in aggiunta. E dirò di più: aggiungendo una punta in più di pepe, l’effetto è davvero buono.
Ora, bisogna essere sinceri. La pizza hawaiana non è probabilmente una pizza che ordinerei di nuovo. Il fatto è che la pizza è il nostro comfort food, e non è un caso che tendiamo a scegliere sempre la stessa. Quando cambiamo gusto preferito di pizza, come quando cambiamo taglio di capelli, c’è da chiederci cosa sta succedendo intorno a noi. Quindi, salsiccia e friarielli tutta la vita, non c’è dubbio. O margherita, che batte pizza all’ananas a mani basse. Ma la verità è che la pizza hawaianaè davvero lontanissima dall’essere la pizza peggiore che abbiamo mangiato nella nostra vita. Quindi, vale la pena di provarla, chissà che non diventi la vostra preferita. Il prossimo passo, sappiatelo, potrebbe essere spezzare gli spaghetti prima di calarli nell’acqua bollente.