Sfrattati per aver venduto pizze “troppo piccole”. O meglio, da asporto.
Questa la singolare ragione per cui, il prossimo 18 ottobre, un punto vendita dalla catena di pizzerie “Rossopomodoro” potrebbe essere sfrattato dalla sua sede nel centro commerciale Multibit, a Casoria.
Una motivazione in apparenza assurda, la cui origine sarebbe da ricercare nei rapporti contrattuali tra le società “L’Ulivo”, che gestisce la pizzeria in franchising, e “Immobiliare italiana”, la società proprietaria del centro commerciale con sede a Milano.
Quest’ultima avrebbe più volte sollecitato la pizzeria Rossopomodoro a cessare la vendita delle pizze da asporto, di dimensioni più piccole rispetto a quelle consumate in loco, attenendosi alla disposizioni contrattuali secondo le quali nel locale devono essere servite soltanto pizze ai tavoli, e non da asporto.
In pratica, anche se gli esercizi di somministrazione alimenti e bevande, alla cui categoria merceologica appartengono ristoranti e pizzerie, hanno legalmente diritto a vendere anche alimenti da asporto, le norme inserite nel contratto dalle parti avrebbero escluso questa modalità di vendita.
Probabilmente proprio per questo motivo il Tribunale di Napoli ha dato ragione alla proprietà, intimando quindi lo sfratto al punto vendita considerato inadempiente.
Purtroppo nel locale lavorano 15 dipendenti, che nel caso di uno sfratto esecutivo perderebbero il lavoro: “All’inizio pensavamo a uno scherzo. Non ci sembrava possibile che potesse sorgere una questione legale sul formato della pizza. Ora invece la questione è diventata drammatica”, commenta l’avvocato che rappresenta Rossopomodoro.
Nel frattempo, anche l’associazione “Noi consumatori” ha fatto ricorso al prefetto in favore della pizzeria, con una nota in cui rispetto alla “ingiustificabile e perentoria richiesta di revoca” sostiene che non vi sarebbero inadempimenti contrattuali sulla vendita delle pizzette da asporto.
[Crediti: Il Corriere del Mezzogiorno]