E quindi, esiste anche la pizza romana tonda, a Torino. Crocca, per esempio: un marchio di piccola catena di qualità nato – strano, anzi per nulla – a Milano, e approdato da qualche tempo sotto la Mole. No perché, negli ultimi anni qua pare che ci sia spazio solo per la pizza napoletana, o neapolitan style, o aspirante tale. E dire che una volta – vent’anni fa, non duecento – nella patria della pizza al padellino una napoletana ben fatta, o anche solo fatta, si faticava a trovarla. Mo invece, troppa grazia, e qualità media in picchiata. Sicché pure chi, come me, per motivi geografici o storici non ha mai amato la scrocchiarella alla romana, saluta con un sospiro di speranza una macchia nel quadro, una presenza che muta il panorama.
Pure chi, come me, ha sempre diffidato di quella che di fatto nasce come imitazione e derivazione della tonda napoletana eppure, a così pochi chilometri di distanza, ne rappresenta la totale antitesi, il sovvertimento: l’una morbida l’altra croccante, l’una con il cornicione pronunciato l’altra inesistente, la prima stesa a mano con delicata perizia la seconda al matterello come una frolla qualsiasi, questa cotta nel forno a legna a temperature elevatissime quell’altra boh. Tutt’altra storia rispetto alla romana in teglia, o alla pala: pizze pur diverse tra loro che però hanno in comune una preparazione e un’utilizzazione assolutamente originali e così peculiari da occupare un altro scaffale nella biblioteca del gusto, un’altra nicchia nel cuore e nello stomaco. Tanto da essersi diffuse in tutta Italia e alla fine persino a Torino. Ma torniamo a noi, alla recensione di Crocca in via Po a Torino.
Il format di Crocca
Crocca nasce nel 2020 da un’idea di Stefano Saturnino, Giovanni Arbellini e Ilaria Puddu: non a caso sono i fondatori di Pizzium, marchio nato sempre a Milano qualche anno prima e ora presente in tutta Italia con decine di locali, basato invece sulla napoletana classica in versione contemporanea. Non a caso poi il gruppo di Pizzium ha acquisito la proprietà di Crocca, che in poco tempo ha moltiplicato i locali, soprattutto in area lombarda, ma espandendosi anche a Verona e a Torino, prima in via Madama Cristina e poi nella centralissima via Po.
Riguardo all’ambiente, l’idea generale di Crocca è quello di riprendere lo stile delle pizzerie anni 70 e 80, ma anche quello di adattarsi allo spiriti del luogo: sicché a Torino in via Po troviamo tanto legno e arredamento vintage, ma anche i poster di storici marchi locali, o il bancone per l’aperitivo classico torinese col vermouth, o i libri (la strada è zona di librerie) però finti, o meglio messi al contrario negli scaffali.
Il servizio è efficiente e veloce dopo qualche incertezza iniziale.
Il menu di Crocca
Menu semplicissimo quello di Crocca, diviso tra pizze e cucina. Le pizze sono 23: la proposta varia dai grandi classici (diavola, capricciosa, tonno e cipolla, salsiccia e friarielli, cotto e funghi…) con qualche attenzione contemporanea alle varie esigenze (bufala senza lattosio, margherita vegana) fino alle proposte innovative che restano però coi piedi per terra (Amatriciana, Zucchine e grana, Scarola e alici, Nduja e caciocavallo). Chiudono tre “scrocchiarelle”, denominazione che a Roma fa venire in mente tutt’altro ma che a Crocca usano per indicare una sorta di focaccia farcita.
Il lato cucina, pur sostanzioso, sembra più di bandiera che altro: 5 bruschette, altri 3 antipasti, 7 piatti (per lo più decongelati), 3 insalate, alcuni dolci – ma insomma non stiamo a menarci per il naso, siamo qui per la pizza. Per la pizza e basta, proprio, giacché il menu del bere è a dir poco imbarazzante: per le birre si può scegliere fra Moretti alla spina e Moretti in bottiglia, i vini sono quattro in croce e hanno dei ricarichi che gridano vendetta, il tutto sembra quasi voler spingere a pasteggiare a cocktail, anzi a “cocktails” (cosa che facciamo con discreta soddisfazione).
I prezzi in generale – rarissime voci sotto i 10 euro – sono altini per una pizzeria in stile anni 80, bassini per un locale in centro a Torino, quindi in definitiva ok.
Le pizze e le scrocchiarelle di Crocca
La scrocchiarella di Crocca consiste in due dischi di pasta cotti e poi farciti, una specie di focaccia ripiena insomma. Viene presentata tagliata a spicchi, ottima quindi come antipasto. Quella con i “friarielli fatti in casa” incuriosisce per la denominazione (avranno un orto in cortile?) ma stupisce per la bontà: i friarielli sembrano veramente quelli che cucinava mia mamma (avevo dimenticavo che mentre fino a pochi anni fa verdure tipo questa o le scarole sopra la linea gotica non le avevano manco mai sentite nominare, ora circolano delle conserve già cotte in barattolo, che sembrano anche passabili finché uno non ritrova l’originale); la pasta è sottilissima, impalpabile. Il tutto ricorda quelle sfoglie mediorientali ripiene di carne o verdure. Commovente.
Le pizze alla vista sono proprio come uno si aspetta la tonda romana: larghe, schiacciatissime, cornicione inesistente, qualche pezzettino bruciacchiato qua e là. Anche la consistenza è riuscitissima: perché poi si fa presto a dire “sottile e croccante come un cracker” (in senso elogiativo o spregiativo, non importa), la verità è che non è per nulla facile mantenere la croccantezza quando c’è un condimento umido. È un miracolo di equilibrio tra impasto, stesura e cottura: qui avviene.
I condimenti sono complessivamente gustosi: ottimo il fiordilatte nella Margherita, soprattutto priva di difetti di cottura, mentre il pomodoro rimane un po’ crudino e assai spinto sull’acidulo. La Zucca e guanciale è equilibrata nonostante una minaccia di sapidità estrema, tra guanciale e pecorino; peccato che la zucca si senta poco o nulla. Buona anche la Polpette e melanzane, anche se le polpettine di scottona piemontese sono sbriciolate e sembrano più un macinato qualsiasi.
Opinione
Piccola catena di qualità, che propone una ottima interpretazione della pizza tonda romana, in chiave moderna ma senza velleità gourmet.
PRO
- Prezzo in linea con le aspettative, né stracciato né fuori luogo
- Ottima digeribilità
CONTRO
- Menu drink incoerente e imbarazzante
- Ambiente un po' fasullo, da catena-che-non-vuole-sembrare-catena