Un essenziale edificio alieno è apparso sulla fine del 2019 in Piazza Mercato a Napoli. Un piccolo palazzetto squadrato che con il suo nero su sfondo bianco adesso fa ancora più contrasto con la caotica piazza Mercato ultrapopolare: i festeggiamenti per lo scudetto del Napoli sono coloratissimi e non certo improntati all’understatement. Ancora più sorprendente del piccolo palazzetto di due piani di Bro. è la pizza dei fratelli Ciro e Antonio Tutino.
Rispettivamente classe 1992 e 1998, Ciro e Antonio sono figli, nipoti e bisnipoti d’arte (ok, a Napoli capita spesso, ma fa sempre scena ricordarlo). Forse, è proprio questa loro discendenza dal carboidrato ad aver regalato loro una visione della pizza che è moderna e tradizionale allo stesso tempo. Un ossimoro mai stridente e, anzi, perfettamente riuscito.
Bro., il cui nome è il diminutivo del diminutivo dell’inglese Brothers, la versione smart del Frà con cui i guaglioni napoletani sono soliti chiamarsi, è nata ad ottobre del 2019. Non poche le sfide che i Tutino hanno dovuto superare anche in pochi anni dall’apertura, eppure è evidente che la loro sarà una strada lunga e felice.
Ambiente, servizio, menu e prezzi
L’impatto disruptive dell’ingresso è assolutamente mantenuto dalle due sale di Bro.: divise su due piani, le sale – raccolte ma ariose grazie alle grandi finestre che danno su Piazza Mercato e Piazza del Carmine – sono molto piacevoli.
Gli arredi moderni, impreziositi da una coloratissima carta da parati, hanno però rimandi alla tradizione. I tavoli, accoglienti e non troppo ammassati, hanno un topper che richiama i marmi dei tavoli delle più popolari pizzerie napoletane.
Il servizio è molto cortese, sollecito ma non invadente e ben formato sui tanti prodotti utilizzati nelle pizze dei Tutino. Il direttore di sala, in particolare, è molto preciso anche nella descrizione delle birre artigianali della piccola ma stimolante carta. Seguite i suo preziosi suggerimenti!
Il menu in sola versione QR Code (omaggio alla modernità di due gen z, o trauma verso supporti da toccare da post pandemia?) prevede una buona selezione di fritti tradizionalissimi ma anche creativi e una proposta di quasi una ventina di pizze in cui le classiche sono presenti ma decisamente marginalizzate da quelle più sperimentali. I prezzi sono coerenti con il contesto strapopolare del quartiere, ma decisamente sottotono per il locale e, come vedremo, per l’elevata qualità dei prodotti usati e del risultato finale. Per dare un’idea margherita, marinara e cosacca viaggiano tra i 5,50 e i 6 €, i fritti sono tutti i sui 2,50 € a eccezione della frittatina con funghi e tartufo da 5€, e le pizze più bombastiche arrivano a 12/14 €, ma si tratta davvero di creazioni da gourmand.
Le meravigliose pizze dei Tutino Brothers
Voliamo veloci sui fritti. Sono piacevoli: i crocché perfino buoni, la frittatina con mafalde e ricotta interessante sulla carta (e poi originale ma ultratradizionale: la pasta e ricotta è un piatto tipico della domenica familiare napoletana) ma sfortunatamente la pasta risulta un po’ troppo cotta, togliendo un bel po’ di piacevolezza alla masticazione.
Voliamo veloci perché dobbiamo planare molto lentamente sulle incredibili pizze di Bro.
Proprio perché la tradizione è presente, ma la cifra dei Tutino è una sua calibrata reinterpretazione, invece di quella classica, scegliamo la Margherita del Monaco con l’omonimo provolone.
Appare quasi come una rota ‘è caretta, l’impasto è morbido, forse un po’ più idratato del solito ma in modo piacevole. I cornicioni sono presenti, non troppo arroganti come nella pizza contemporanea e di ispirazione casertana, ma neanche evanescenti come può capitare nelle più classiche rote. La cottura è uniforme e colorita: alcune bruciacchiature fanno la pizza napoletana, non mentiamo.
Il topping è perfetto. Nulla altro da dire.
Menzione speciale per il piennolo del Vesuvio. Ottimo.
La Maiale e Patate con patate di Avezzano (cotte a legna e con parte della buccia) è da applausi a scena aperta. Francamente sono sempre molto scettica dell’accoppiata pizza e patate, non solo per l’ovvia duplicazione della fonte di carboidrati che a inizio maggio comunque impensierisce, ma proprio perché spesso anche gustativamente sovrabbondante.
C’è da ricredersi. La patata è ottima, tagliata in cubetti piccoli che probabilmente contribuiscono ad evitare il senso di pastosità che normalmente si può ravvedere nelle pizze con patate; la pancetta del Vallo di Diano è una vera chicca, oltretutto mai sovraesposta nelle creazioni gourmet. Molto interessante scoprire nuovi utilizzi dei prodotti più di nicchia del nostro sconfinato e fortunato territorio. La provola di Vico Equense è il giusto completamento in quota latticini.
Per l’impasto valgono le considerazioni di sopra. Qui, però i cornicioni sono un po’ più alti e spumosi. Ineccepibili.
Per finire il mini percorso da Bro. che ha dovuto colpevolmente escludere molte altre felice opzioni, Mamma D’O Carmine, probabilmente la più costosa del menu con i suoi 14 €.
Il prezzo è giustificato dagli ingredienti: porcini lattofermentati (addirittura lattofermentati, ciumbia!), blu di bufale e perle di tartufo nero. La lettura degli ingredienti è personalmente molto respingente. Viene da dire “Ma è una pizza!”. Soprattutto il perlage di tartufo nero fa vibrare le vibrisse: prodotto che in generale non amo e perfino contesto per una serie di lunghi motivi, appare in ogni caso un attimo fuori contesto sulla pizza.
La Mamma D’O Carmine, però tiene fede al suo nome (in napoletano è un’esclamazione di estrema meraviglia e apprezzamento) e costringe a mangiarsi il cappello. O meglio la pizza!
Semplicemente buonissima.
Il perlage ancora un po’ annoia, ma non si può negare la complessità al palato, che però riesce ad essere contemporaneamente immediata. Da applausi.
Sopresa finale? La doggy bag di rigore ci regala il giorno dopo tre fette ancora buone, perfino scaldate al microonde. Me ne prendo la responsabilità, anche a rischio di vedermi revocata la residenza a Napoli.
Menu birre, accessibilità, dolci e conto
Ottima selezione di birre, vino e bibite: non perché siano chissà quali e quante referenze ma perché si nota un bell’embrione di ricerca e attenzione. Ricarichi contenuti.
Carta dei dolci piccola: sono tutte realizzati da una pasticceria dei quartieri spagnoli. Con la sette veli non siamo stati fortunatissimi, ma forse è stata una fatalità.
Accessibilità unica nota dolentissima, talmente dolente da essere l’unico vero punto nero del locale. Una realtà così recente non dovrebbe essere indifferente verso chi ha problemi motori, anche solo per una considerazione commerciale. L’ingresso ha uno scalino. I bagni (bellissimi e lindi) sono solo al piano superiore. al termine di una scala decisamente irta. Coerentemente i servizi non hanno le dotazioni.
Il conto è ragionevolissimo: in tre 68.50 € con tre birre, un dolce e tre fritti.
Opinione
Con Bro. i fratelli Ciro e Antonio Tutino hanno creato una realtà innovativa ma attenta ai dogmi imprenscindibili della tradizione. Al locale curato, grazioso e valorizzato da un ottimo servizio (soprattutto del direttore di sala), fanno riscontro delle pizze di cui parlare. Difficilmente ingredienti tanto ricercati non cadono in ridondanze o non scivolano su impasti non altrettanto performanti. I Tutino, migliorati alcuni dettagli dei fritti, la proposta dei dolci e, soprattutto, adeguata l’accessibilità, potranno veleggiare verso l’Olimpo delle pizzerie napoletane. Già ora ne sono all’ingresso.
PRO
- Pizze interessanti varie e ottime
- Locale grazioso e rifinito
- Servizio attento, competente, e estremamente solerte nella pulizia
- Mise en place moderna e carina con tovaglioli in stoffa
CONTRO
- Accessibilità inesistente