A Caserta c’è la capitale della pizza americana e se la cosa vi suscita una certa ilarità sappiate che è di una tradizione assai radicata che state ridendo. E voi che vi preoccupavate di Domino’s, quel brutto invasore che si sta facendo strada nella patria della tonda napoletana, mentre a Bellona, indisturbata, la sua versione farlocca si fa strada da decenni or sono.
Una realtà davvero davvero bizzarra, soprattutto se pensiamo al ruolo preminente che ha avuto Caserta, nell’ultimo decennio, nel mondo pizza, portando studio e vivacità alla sin troppo fossilizzata scena napoletana.
Ebbene, sappiate che nella provincia casertana, in un comune di seimila abitanti caratterizzato da una sproporzionata presenza di pizzerie, la specialità è la pizza (americana), segnalata nientemeno che sul sito internet cittadino.
La pizza americana, nei miei ricordi, è stata sempre la vituperata pizza con base bianca, wurstel e patatine; altrimenti, chiamata anche pizza pub. Sono pur sempre una figlia degli anni Novanta, un decennio iniziato con i patinati episodi di Beverly Hills e terminati con quelli adolescenti-angoscianti di Dawson’s Creek: questo per dirvi che gli States erano ben presenti nel nostro immaginario collettivo, con le loro mega-pizze.
Don Giovanni, l’Americano
Ma come ci è finita la pizza americana in un paesino misconosciuto della profonda provincia campana, in piena terra di Lavoro, tra la mozzarella di bufala ed il fior fiore della pizza contemporanea italiana? La storia sembra abbastanza chiara, anche grazie agli svariati tomi di storia locale resi disponibili sul sito internet del Comune di Bellona (un caro grazie a chi li ha caricati, rendendo possibile gran parte di questo pezzo).
La pizza americana della quale Bellona si proclama città capitale è stata “importata” proprio dagli States. L’intenso moltiplicarsi delle pizzerie dedicate a questa specialità – che, alla data dei documenti consultati, risulta essere pari a 50 sparse tra il territorio di Bellona (con inizio nella frazione di Triflisco), Pignataro Maggiore e Vitulazio, tutti comuni del casertano – si ebbe nel pieno degli anni Ottanta dello scorso secolo. I promotori furono due migranti di ritorno dagli States: i cittadini bellonesi Vincenzo Aurilio ed Italo Valeriani.
Vincenzo Aurilio aprì e gestì per anni la pizzeria “Don Giovanni” a Rhode Island, nel New Jersey; Italo Valeriani era ugualmente un imprenditore e – sempre nel New Jersey, a Nowark – era proprietario di due pizzerie, Maria Pizzeria e Capri Pizzeria. Aurilio, appunto negli anni Ottanta, tornato a Bellona aprì la sua pizzeria “Don Giovanni l’Americano“: qui, gli abitanti della zona, poterono gustare la pizza “innovativa” e americana. Successivamente, ad Aurilio si aggiunse Italo Valeriani, che aprì ben due pizzerie con pizza americana, la seconda delle quali si chiama “Bella Napoli” ed è ancora in attività.
Il successo fu praticamente istantaneo e glorioso: l’appeal dei migranti di ritorno fece parecchio, a quanto pare i due imprenditori ci sapevano fare ed oltre agli affascinati indigeni della zona si narra che addirittura dalle province limitrofe, da Napoli e dal basso Lazio, arrivassero clienti nei fine settimana, trasformando Bellona in una autentica meta di turismo gastronomico. A questo va ad aggiungersi – e non è solo una mia fantasia, è una ipotesi molto probabile – il fatto che in Campania ci siano ben due basi militari NATO attive, con svariate centinaia di unità americane sul territorio, che nidificano e vivono la loro vita anche fuori dalla base. Questo significa una certa diffusione di usi e costumi statunitensi in terra campana. La vecchia storia della domanda e dell’offerta che non si smentisce mai.
Com’è la pizza americana di Bellona
In cosa consiste la pizza americana di Bellona? Il disco di pasta è steso fino all’inverosimile, di diametro XXL, e condito sia in maniera tradizionale con pomodoro, fiordilatte ed altro, sia con guarnizione più “alternative”. Successivamente, la pizza viene servita in tavola su un’alzatina di ferro, a mo’ di trofeo, pronta per essere consumata a spicchi (tradizionalmente, viene servita già tagliata in 8 spicchi) dai commensali. A vederla, assomiglia ad un rifacimento italiano della pizza New York Style, quella iconica delle serie tv.
Proprio quella di cui ha parlato il nostro Dario De Marco nel suo articolo sugli 11 stili di pizza americani: “nativa” di Little Italy agli inizi del Novecento, veniva stesa fino ad essere con la base croccante e successivamente venduta a spicchi a causa dell’indigenza degli affamati migranti.
Chissà cosa succederebbe se negli States sapessero di una città italiana che si proclama capitale della pizza americana. Qualcosa mi dice che non farebbero poi tanto casino, almeno non ne farebbero quanto ne abbiamo fatto noi quando Chicago ed il New Jersey si sono autoproclamate capitali della pizza, con lo sdegno (immancabile) dei napoletani.
[Tutte le foto sono della pizzeria “Al Monticello” di Bellona]