Amici Miei è una storica pizzeria moderna di Torino. Storica perché ahimé, ormai anche i nati nel nuovo millennio sono maggiorenni. Moderna perché ideata in un’epoca, precedente alla rivoluzione delle pizze gourmet e contemporanee, in cui per distinguersi bastava una location raffinata, un ambiente non zozzone, ingredienti non da discount e una padronanza dei fondamentali della pizza napoletana.
In una città come Torino, a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio, questo faceva la differenza: io stesso ricordo di averla frequentata molto nei miei primi anni da emigrante, insieme a Gennaro Esposito diventata poi Da Ciro. Faceva, bastava… basta ancora? È quello che volevo scoprire, e farvi scoprire.
Amici miei, il format
Catena no, concept sì. Tutto nasce esattamente 20 anni fa da un’idea di Marco Bonomi, ingegnere non ancora trentenne. Dice il sito: “Laureato in Ingegneria, ma dotato di spirito imprenditoriale e grande appassionato di cucina partenopea e della tradizione in genere, Marco ha iniziato la sua avventura proprio con Amici Miei nel 2000, aprendo poi con amici architetti e designer altri ristoranti-pizzerie”. Tra i vari locali, l’unico che porta lo stesso marchio è il laboratorio di pasticceria in Corso Vinzaglio, nato per rifornire la pizzeria ma che fa anche vendita diretta (con buoni risultati). C’è, quasi attaccato a quest’ultimo, Il Padellino, locale dedicato alla pizza in stile classico torinese. Poi c’è Alla lettera, nella zona più chic della città. In provincia, il Filodendro a Pinerolo e l’Opificio a Rivoli.
Nomi volutamente diversi per non dare l’idea di una catena, evidentemente. Ma idee e stile molto simili alla base: qualità degli ingredienti, innovazione con rispetto della tradizione, “amore”, “materie prime” e altre cose che vent’anni fa si potevano ancora sentire.
L’ambiente e il servizio
Corso Vittorio Emanuele, a poca distanza dall’eponimo monumento. Porticato storico, sede di altrettanto storici caffè e gastronomie, Gerla e Platti e Baudracco. L’interno di Amici Miei è molto legato a un’estetica anni 90, essenziale e al limite del minimal: pochi elementi, luci nette, prevalenza di bianco e nero. Opere d’arte alle pareti, ma poco invasive e tutto sommato trascurabili. Il locale è grande, grandissimo, spalmato su due piani, sicuramente viaggia sopra i cento coperti.
Angolo Covid: i soliti gel disinfettanti, la solita assenza di registrazione (obbligo che ormai mi sembra passato in cavalleria, nel senso che sono mesi che non mi chiede i dati nessuno, eppure era sensato in ottica di tracing), Amici Miei si fa notare per gli enormi pannelli trasparenti che penzolano dal soffitto a dividere una fila di tavoli dall’altra, e per il distanziamento ridottissimo fra i tavoli della stessa fila.
Il servizio è sollecito, con qualche intoppo. Prenotiamo ma dobbiamo fare lo stesso un po’ di coda alla cassa, che gestisce sia gli ingressi che i pagamenti. Ci dicono di andare al tavolo 7, ma non ci sono i numeri sui tavoli. L’ordine viene preso quasi subito, ma i piatti ci mettono un po’ ad arrivare (a onor del vero, solo al nostro tavolo: forse perché a differenza di tutti gli altri, prendiamo sia l’antipasto che le pizze, cosa insolita per un pranzo infrasettimanale).
Il menu di Amici Miei
Menu cartaceo, altra stranezza di questi tempi. Insalate, antipasti misti, 25 pizze, 3 calzoni, 9 focacce (focaccia in senso napoletano, cioè pizza cotta senza niente e poi farcita a crudo). La margherita a 5,50 euro, la marinara a 5, le più care a 9,50. La proposta è superclassica, senza alcun tentativo di creatività, se non nella signature pizza (bufala, caciocavallo, radicchio, salsiccia).
Carta vini lunga, cantine in maggior parte locali, ricarichi notevoli. Birre: tre industriali, e ciao.
La frittura e le pizze
Prendiamo un fritto misto all’italiana per iniziare. Che però tanto fritto misto all’italiana non è: un calzoncino ripieno, mozzarella, zucchine in pastella, pasta di pizza. Mancano dal set di base arancini e crocchè, la mozzarellina è minuscola, non ci sono altre verdure; ma soprattutto mezzo piatto è ricoperto da una valanga di prosciutto crudo, che non mi ricordavo fosse uno degli elementi della frittura all’italiana. Quasi tutti i pezzi sono deludenti: il calzoncino ha la pasta troppo spessa e quindi cruda all’interno, la verdura in pastella sembra quella surgelata del super, la pasta fritta è tenace e compatta anche dentro. Si salva, ma non era difficile, solo il crudo di Parma.
Dopo un’attesa non breve (e ulteriormente allungata da un disguido, una pizza data per sbaglio a un altro tavolo) assaggiamo le pizze. Lo stile è simil napoletano, ma il cornicione – che sul sito chiamano “corniciuone”, io boh – pur bello gonfio presenta una cottura uniforme e leggermente biscottata, segno di un passaggio in forno a temperature leggermente più basse. Anche la base è sottile ma non impalpabile, e soprattutto leggermente resistente al taglio. Un po’ secca al morso, e in un caso poco cotta (ma probabilmente per la fretta di dover rimediare all’errore di cui sopra).
Esteticamente le pizze non sono bellissime: un po’ storte, con gli ingredienti distribuiti a casissimo, molto vecchia Napoli. La Scarola è nettamente squilibrata nella farcitura: la manciata di olive è misurata con la mano di Thanos, la verdura invece scarseggia. All’assaggio poi la sapidità raddoppiata dalle acciughe prevale su tutto. La Melanzane pare invitante, con dei pezzettoni di melanzana fritta che sembrano porcini, peccato che quelli più grossi siano rimasti crudi, durissimi, immangiabili. Domina, comunque, il cacio grattugiato.
L’opinione
Paghiamo poco meno di 15 euro a testa (ci fanno un piccolo sconto quando dalla sala arriva l’informazione del mini torto subito), un prezzo in linea con l’offerta basic.
La digestione va abbastanza bene, in compenso la sete è tanta: sarà il crudo?, la frittura poco lievitata?, la pizza poco cotta? Chi lo sa.
Quella di Amici Miei è una pizzeria che poteva andare bene appunto 20 anni fa, quando mangiare una discreta pizza in stile napoletano fuori da Napoli era un evento. Ma sono cambiati i tempi, e forse è cambiata anche Amici Miei: sicuramente siamo noi che pretendiamo di più – e non solo perché siamo diventati gourmand con la puzza sotto al naso, pure perché il panorama è migliorato assai; altrettanto sicuramente perché Amici Miei non è più quella di una volta. E la combo dei due elementi è letale.
Informazioni
Amici Miei
Indirizzo: Corso Vittorio Emanuele II 94
Sito web: www.amicimieitorino.it
Orari di apertura: Pranzo 12.15-14.30 – Cena 19.00 – 00.00 Chiuso: sabato e domenica a pranzo
Tipo di pizza: quasi napoletana
Ambiente: old minimal
Servizio: premuroso ma un po’ confuso
Voto: 2.25/5