La Giudecca, direbbero quelli bene informati, tra i “quartieri” veneziani [n.d.r. a Venezia si chiamano sestieri] è quello oggetto di gentrificazione. In parole povere quella mezza dozzina di giovani coppie che decide di vivere a Venezia lo fa qui più facilmente che altrove, perché le case hanno ancora un prezzo umano. Nel tempo il quartiere si è ringiovanito, e sono arrivate le gallerie d’arte, i locali belli e la street art: il trinomio indispensabile per la formula “investite qui che è un affare”. E fu così che circa tre anni fa uno storico ristorante giudecchino famoso per i crudi di pesce, l’Osteria Ae Botti, ha deciso di varare una succursale, pizzeria e steak house, con i tavoli sulla fondamenta e la vista sulla riva delle Zattere. In effetti, al tramonto il panorama è ineffabile.
Arriviamo qui non tanto spinti dal menu: le informazioni che si possono carpire sono assai poche, ma dalla fama del ristorante che continua la sua carriera a pochi metri di distanza. Alle 8 di un giorno infrasettimanale d’agosto è tutto pieno, il che fa ben sperare per le sorti di Venezia, che, volente o nolente, di turismo vive e dovrà vivere nei prossimi anni. [Io ne sono sinceramente felice, anche se non è questo il luogo della disamina degli afflussi turistici]. Ci accomodiamo in un tavolino con la vista di cui sopra e ci arriva un menu prestampato, mono pagina, fronte e retro su cui sta insieme l’eterogenea proposta della cucina.
Un insieme poco amalgamato
Ci sono una sfilza di antipasti “da pub”: nuggets, alette, anelli di cipolla e crocchette di patate che hanno tutta l’aria di venire dal reparto surgelati del supermercato, ma non li ho ordinati e quindi la pianto qui con le illazioni.
Seguono alcuni antipasti della cucina, alcune insalate, una dozzina di primi e altrettanti secondi di carne. Quel che mi stupisce è la presenza di piatti decisamente invernali come la soppressa con la polenta e la pasta e fagioli. È un menu che mi fa intravedere il motivo per cui è nata questa succursale: una cucina con tutto quello che gli avventori chiedevano nel ristorante famoso per il pesce e che il cuoco non voleva cucinare. L’impressione però è che sia un menu rivolto però più ai turisti che ai locali, anche se attorno al nostro tavolo ce ne sono parecchi altri occupati da gente del luogo.
Noi siamo qui per la pizza e ce ne sono una ventina di classiche senza particolari fronzoli stilistici nella selezione della materia prima: il prosciutto è “prosciutto”, le olive “olive” e così via, con prezzi dai 5,5 per la marinara ai 9,5 per la gran parte delle più condite. Segue una selezione di tre pizze “Tipo Napoli”, nome che immagino si riferisca all’impasto (al topping direi di no,visto che tra i topping ci sono l’Emmental e il gorgonzola), tre calzoni, tre “creme” che hanno creme di verdure al posto della salsa di pomodoro, tre pizze bianche, sei pizze speciali tra cui una “a piacere” ma con il cornicione ripieno di ricotta: il prezzo di queste pizze va dai 9,5 agli 11 euro.
La scelta ricade su una pizza a piacere, che faccio preparare Margherita (11 euro), e una pizza Siciliana con capperi, acciughe e olive nere.
Quando la carta del vino e delle birre è ferma agli anni 90
Le sezioni beverage delle pizzerie veneziane mi hanno preparato ad affrontare molto, ma c’è sempre qualcuno che prova a spingerti oltre. La prima parte del menu è basata sull’assenza (di segnalazioni di marche e provenienza), l’aranciata è “aranciata” il vino è “rosso/bianco”. Seguono tre birre alla spina: Antoniana, Gösser, Kilkenny che nella spiegazione del cameriere diventano “bionda” e “rossa”. Alla carta compare poi una ricca selezione di “artigianali”: la Lola di RentOn e la Natus di Zogami a cui comunque il servizio non accenna. Ci accontentiamo di una bionda media, torniamo con la mente negli anni 90 e non rompiamo troppo le balle.
Il servizio e l’ambiente
Forse è la sera sbagliata, anche se non fa nemmeno troppo caldo, ma il nostro cameriere, visibilmente uno dei senior dello staff è frettoloso, borbotta le cose che non vanno mentre passa tra i tavoli e si becca pure una crisi isterica di una cliente che sta “aspettando il suo filetto da 35 minuti”.
L’ambiente esterno è affascinante, anche se quando scende la sera è molto buio, gli interni sono un misto tra un pub e una baita, molto scuri con mattone a vista e molto legno alle pareti. Un locale “altro” rispetto alla media di quello che si trova a Venezia, originale ma un po’ urlato.
L’assaggio
Nel menu si dice che l’impasto viene preparato: “Con un metodo chiamato biga come si usava fare una volta” e che le farine sono di Molino Agugiaro, alcune macinate a pietra. Purtroppo il mio cornicione è ridicolmente stretto, la ricotta che c’è dentro è buona ma è circondata di pasta secca e dura e la pizza ha una consistenza così gommosa che si fatica a masticarla. La mozzarella (il menu dice che si tratta di Fiordilatte dei maestri caseari Beneduce) è il solito bastone tritato a macchina.
Non va molto meglio con la Siciliana che non solo replica la consistenza della Margherita, ma ha il condimento disposto talmente alla buona che ci sono sette olive tutte sulla stessa fetta, e non più di quattro filetti di acciughe a voler esagerare. È una pizza che non si ha molta voglia di finire perché è fatta senza cura: non riempie più delle altre, ma soddisfa meno.
Vorrei provare un dolce, nel menu c’è un semifreddo al gorgonzola che mi sembra così eccentrico da meritare una chance, ma è buio e i tavoli non sono illuminati, i camerieri portano fuori qualche lanterna a lume di candela ma nessuna finisce sul nostro tavolo. Chi arriva dopo il tramonto deve usare la torcia del cellulare per leggere il menu, inoltre, il cameriere del tavolo accanto ha appena sciorinato la lista dei dessert agli avventori: tiramisù, crème caramel, e panna cotta. Mi arrendo.
indirizzo: Giudecca, 609, 30133 Venezia VE
sito web: http://www.steakhouseaebotti.com/
orari: aperto tutti i giorni dalle 8 alle 22:30
cucina: turistica
servizio: solerte ma con poca cura
ambiente: i tavoli fuori hanno una vista mozzafiato ma sono al buio, l’interno è rustico spinto, con molto legno scuro