Il ministro della Salute Renato Balduzzi ammette che è allo studio un “limitato prelievo” su bevande zuccherate, gassate e superalcolici per combattere i consumi alimentari scorretti. E’ la chiacchierata tassa sul junk food, o meglio, sul junk drink. Ma i produttori rispondono: perché le merendine sì e la Nutella no? Forse per fare un piacere alla Barilla e alla Ferrero? Finisce che scoppia la guerra coca cola vs. merendina: cosa è peggio il cibo spazzatura o una bibita gassata?
Più che stangare merendine e patatine, Balduzzi precisa che l’idea è un prelievo di scopo, con un aumento di 3 centesimi di euro per ogni bottiglietta da 33 centilitri, che porterebbe a ricavi di 250 milioni di euro su base annua.
Tradotto in euro, per le bottiglie da un litro e mezzo fanno quindici centesimi, niente male per un prodotto che costa tra 1,5 e 2 euro.
Fatto l’annuncio innescata la miccia (con effetto domino). Perché un balzello per le bibite gassate e zuccherate, attacca il presidente di Mineracqua, Ettore Fortuna, mentre si sorvola su merendine, patatine e cioccolato? I nostri prodotti hanno un apporto calorico inferiore al cotechino o alla Nutella (una spalmata contiene 200 calorie, con 11 grammi di grassi e 21 di zucchero). E allora? Insomma, se tassa deve essere lo sia per tutti, senza escludere i colossi dell’industria nazionale.
Toccare i fiori all’occhiello del made in Italy sarebbe un autogol, ha risposto il ministro. Altro discorso è riuscire ad accordarsi con i produttori per diminuire alcune percentuali nei cibi, per esempio i famosi grassi saturi.
Come sta accadendo in Francia, dove peraltro una “taxe soda” sulle bibite zuccherate esiste già. Ma mentre per i francesi l’Iva sulle bevande è del 5,5%, da noi sta al 21 e rischia di arrivare al 23%. Ovvio perciò continuare a chiedersi: una tassa così riduce davvero i consumi o serve solo a far cassa?
[L’Espresso]