Sono irresistibili per ogni geek della cucina, colorati e desiderabili riempono ormai gli scaffali dei negozi specializzati: si va dal sale rosa dell’Himalaya a quello verde della Bretagna, rosso delle Hawai, grigio di Guérande, per non parlare delle varietà locali, di Mozia o dolce di Cervia. Una vera moda.
Però però. Uno studio appena pubblicato dall’Istituto superiore di sanità denuncia consumi quotidiani eccessivi: 10,9 g per l’uomo e 8,6 g per la donna. In pratica il doppio della media stabilita dall’Organizzazione mondiale della sanità: 5 g. E l’aumento delle malattie cardiovascolari lascia poco spazio alle mode.
Il problema non è solo nel sale che aggiungiamo ai piatti cucinati. Sotto accusa sono patate fritte, ketchup, insaccati, pasti pronti e pane. Sono ancora pochi i panificatori che hanno spontaneamente diminuito la quantità di sodio nei loro prodotti, rosette, filoni e pan bauletto, come richiesto dalla campagna “Guadagnare in salute” promossa dal ministero.
Nella cucina di casa invece, per aggiungere sapore, i nutrizionisti suggeriscono di usare erbe o spezie come il finocchio o le cipolline. E di mettere mezzo pugno di sale invece di uno intero nell’acqua della pasta.
[Ansa]