“Consistenza perfetta: gusto simile a quello della carne, ma non altrettanto succoso. Mi aspettavo una texture più morbida. Mancavano sale e pepe”.
Avete appena letto il commento di Hanni Rutlzer, nutrizionista, dopo il primo morso planetario assestato al cosiddetto hamburger artificiale.
L’attesa conferenza di presentazione si è conclusa da poco a Londra, dove lo chef Richard McGowan ha fritto l’hamburger in olio di semi di girasole e un pizzico di burro.
Il colore dei 150 grammi di carne cotta oggi, fatta di fibre di muscolo di manzo, non era ahinoi tra i più appetibili: comprensibilmente pallidino, scontava l’assenza di sangue. Il gusto al contrario ha incontrato il palato dei due esperti chiamati a provare l’hamburger, quantomeno non ha provocato ribrezzo.
“Il sapore è come quello della carne. Sentivo la mancanza del grasso, ma in generale sì, sembra di masticare un hamburger”, ha detto il food writer Josh Schonwald.
La sintocarne, come è già stata ribattezzata, potrebbe risolvere i problemi di inquinamento e deforestazione dovuti all’allevamento intensivo. Un team di scienziati di Maastricht guidati dal professor Mark Post l’ha sviluppata partendo da cellule staminali di mucca, coltivate in un gel di coltura poi compattate insieme.
All’hamburger sono stati aggiunti succo di barbabietola rossa, zafferano, sale, uova in polvere e parmigiano grattugiato.
In questi giorni si è anche saputo che tra munifici finanziatori della costosissima carne in vitro, con 250 mila sterline, circa 290 mila euro, c’è Sergey Brin, cofondatore di Google.
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[Bbc]