Non sono animalista. Non sono vegetariano, non sono vegano, mangio carne. Non possiedo cani, gatti, detesto quella del piano di sopra che butta pezzi di pane ai piccioni in strada. Tuttavia, quando sorpasso i TIR con gli animali stipati che osservano il mondo là fuori, rassegnati, percepisco una vibrazione nella forza. Capisco che c’è qualcosa di sbagliato. Basta il vecchio mors tua, vita mea, a liquidare i sensi di colpa? You decide.
Poi succede, anche, che gli animalisti provino in tutti i modi a portarmi dalla loro parte, e insomma, non so come dirtelo – falliscono. A cominciare da Peta.XXX, il sito apparentemente porno in cui un bel numero di star dell’adult industry si schierano a favore di People for the Ethical Treatment of Animals (PETA). Cosa non va, esattamente? Ron Jeremy, Sasha Grey, Jenna Jameson (e non fate finta di non conoscerli) sono puri rappresentanti della cultura sotterranea. Esistono, ma da sempre sono ignorati dal mainstream – e se non fosse stato per internet, probabilmente sarebbero ancora i dropout che erano negli anni settanta. Sono vittima di un mondo benpensante, escludente: non sei come noi, cioè sei intrinsecamente sbagliato.
Le pornostar testimonial di Peta.XXX, che abbracciano la causa animalista, corretta, vegana, si affrancano dalla condizione di paria, ritrovano una verginità (ops) ma esercitano la stessa forma di pressione culturale escludente che una volta vedeva loro come vittime. Adesso tocca a me, mangiatore di bistecche, sentirmi intrinsecamente sbagliato. Quanto è ironico tutto ciò? E soprattutto: noteranno mai la sottile contraddizione?
Gli animalisti sanno deludermi su diversi livelli comunicativi. Se non basta il fake porn site, arriva questo orripilante filmato che paragona l’agonia di un pesce sul tavolo da cucina alle urla di donne maltrattate o bambini picchiati. Vi confesso che dopo averlo visto ho avuto un tale disgusto per l’associazione totalmente ignobile, che ho desiderato con tutto me stesso macellare un vitello. Come dire: il messaggio non è passato.