La pianta velenosa scambiata per una cima di rapa, la protagonista di questa storia l’avrebbe trovata, il condizionale è d’obbligo, tra gli scarti di un mercato di Torino. E l’avrebbe coltivata in casa pensando fosse commestibile.
Ma quella raccolta da Carmela Messina era in realtà “belladonna”, pianta a fiore dagli effetti letali, stessa famiglia di pomodoro e patate, le Solanaceae, ma usata soprattutto nella cosmesi.
La donna ha cucinato la pasta al sugo di belladonna per sé e altri tre familiari che dopo mezz’ora si sarebbero sentiti male, soccorsi da Maurizio Finocchiaro, figlio di Carmela, che non aveva assaggiato la pietanza.
Ricoverati in ospedale in prognosi riservata, i quattro intossicati accusano allucinazioni, stato di agitazione psicomotoria, secchezza delle fauci e dilatazione pupillare, ma non sono in pericolo di vita.
[Scatti di Gusto]