Ponte Vecchio a Firenze e ora, come se non bastasse, come se in questa strana estate di opere d’arte noleggiate fossimo pronti a tutto, anche il Tempio di Segesta, nel parco archeologico omonimo in provincia di Trapani, affittato a un’agenzia che organizza “cene speciali” nei siti più belli del mondo.
Con una differenza che lascia l’amaro in bocca, se per la serata fiorentina la Ferrari di Mopntezemolo aveva sborsato centoventimila euro, come concordato con il sindaco Matteo Renzi, disporre del tempio di Segesta per una cena a lume di candela, con parco annesso e sottofondo di musica classica suonata dal vivo, è costato (solo) 5000 euro.
A compiacere i fortunati turisti americani protagonisti della cena: menu firmato dallo chef Natale Giunta, arie di Giuseppe Verdi, atterraggio in elicottero nel piazzale della ex stazione e un solo diniego da parte di Sergio Aguglia, direttore del parco:
“Era stato richiesto anche il permesso per sparare fuochi d’artificio, ma è stato negato“.
Tutto questo si può fare, lo prevede l’articolo 106 del codice dei Beni Culturali in cui si legge della possibilità di “uso individuale di beni culturali”. Ma ha senso? Sono eventi privati, senza possibilità per il pubblico di accedervi, ascoltare la musica o fruire in qualche modo della bellezza del luogo.
Se i soldi ricavati venissero dedicati al restauro del tempio sarebbe più facile digerirne “l’affitto”, ma non è così; i proventi andranno alla Regione Sicilia e non direttamente impiegati sul monumento.
[Repubblica]