Negli Stati Uniti Paula Deen calza a pennello le definizione di celebrity-chef. Sempre a spentolare in tv, gestisce ristoranti con i figli, scrive ricettari a chili. Il trait-d’union di questa mega-produzione sono i ricavi milionari. Anche la spaventevole quantità di zuccheri e grassi saturi non scherza, su tutti il famigerato cheesecake fritto.
Altra costante, le gaffe. L’ultima, in ordine di tempo, si è propagata come uno uno tsunami nell’America post-obamiana del politically correct.
Lisa Jackson è l’ex dipendente di colore del Bubba’s Oyster and Seafood House (a Savannah, in Georgia) che ha denunciato Bubba Deen e sua sorella Paula, proprietari del ristorante, per discriminazione razziale.
E’ stata ripetutamente insultata in quanto nera, e addirittura costretta a usare un bagno diverso rispetto ai colleghi bianchi. Paula Deen in particolare, a parte l’abuso dell’espressione offensiva “nigger”, voleva organizzare una festa schiavo-style:
“… negretti vestiti con camicie bianche, pantaloni neri, e papillon come … come al tempo degli schiavi”.
In seguito ad alcune ammissioni, ieri Paula Deen è stata licenziata in tronco da Food Network, il potente canale televisivo americano dedicato alla cucina ha infatti deciso di non rinnovarle il contratto malgrado un messaggio di scuse dai toni inevitabilmente patetici.
Esageratemente chiacchierato, negli Stati Uniti il caso Deen è in costante evoluzione, con prese di posizione a favore e contro la celebrity-chef americana. La seconda dopo Nigella Lawson settimana scorsa, a conquistare il centro della scena per ragioni che hanno poco a che vedere con la cucina.
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