Dite quel che volete ma lui, Jamie Oliver, è un genio della comunicazione. E quando uno come lui si adopera per una buona causa, è meglio che il nemico, chiunque sia, inizi a preoccuparsi.
Anche se si chiama McDonald’s.
Dopo molti mesi di battaglie, il celebre tv-chef britannico, deciso a combattere il modo in cui il colosso del fast food produce gli hamburger (e non solo) negli Usa, è riuscito nell’impresa di ottenere la modifica della ricetta.
Per spiegare alla gente comune cosa ci fosse di sbagliato, Oliver ha viaggiato in lungo e in largo per gli Stati Uniti, partecipato a programmi TV, rilasciato interviste e prodotto documentari.
La carne bovina utilizzata per la produzione veniva letteralmente lavata con idrossido di ammonio, composto chimico legale negli USA perché considerato antimicrobico, ma nocivo per la salute umana.
Quella di McDonald’s, secondo Jamie Oliver, non era solo carne di pessima qualità, ma estremamente dannosa: un “pink slime process” (processo della melma rosa), da lui stesso così efficacemente definito, attraverso cui si ingeriva vero veleno.
Finalmente però, come comunicato nel sito ufficiale, McDonald’s ha cambiato rotta. Modificando la ricetta, ha eliminato questa parte tossica dalla produzione degli alimenti, negando però di averlo fatto grazie alla campagna del testardo chef britannico (non sia mai!).
Eppure tempo fa la compagnia aveva sostenuto che la sua carne fosse a basso costo, non a causa della scarsa qualità, ma per il fatto che, avendo milioni di clienti, riusciva a strappare prezzi contenuti dai fornitori.
Cosa farà ora, dopo la scoperta delle vere ragioni? Rinnegherà di averlo mai detto?
[Political Blind Spot]