Gli italiani non sono più innamorati della pasta.
E’ il crollo di una certezza: gli italiani mangiaspaghetti non amano più il loro carboidrato di gamma. Questa la notizia appresa oggi da Repubblica.
Il motivo per cui nel resto del mondo il consumo di pasta sale e nel Belpaese scende vertiginosamente è da ricercare nelle nuove abitudini sociali (non solo alimentari).
Vita più frenetica, poche occasioni per consumare con calma un pasto a casa propria, modelli estetici impossibili ma agognati, un’offerta alimentare da supermercato incentrata sul “pronto in due minuti”. E così all’italiano passa la voglia di mettersi ai fornelli.
A sostegno di questa tesi, un’indagine condotta dalla Nielsen per Barilla ha dimostrato che:
— il 51% degli italiani pensa che la pasta faccia ingrassare,
— il 24% pensa che preparare il sugo per il condimento sia davvero troppo complicato,
— il 18% riesce a lamentarsi anche del tempo di cottura della pasta, eccessivamente lungo.
Sarà questo o forse altro, ma in 15 anni i consumi annui sono scesi da 43 a 30 chili per famiglia.
Eppure, secondo Gianvincenzo Barba, ricercatore del Cnr di Avellino, la pasta è indispensabile per mantenere varietà e qualità nelle nostre diete, grazie anche alla diversità di condimenti che ci consente di sperimentare (verdure, legumi, carne, pesce).
Per abbassare l’indice glicemico non è necessario tagliare il carboidrato dalla nostra alimentazione quotidiana: basterebbe invece mangiare più spesso pasta integrale.
Scelta, che però agli italiani sembra non andare molto a genio.
[Repubblica]