“La grande abbuffata”, titola La Stampa di oggi. E si potrebbe sottotitolare: l’anno in cui la casta ha mangiato a nostre spese (letteralmente). Lo spassoso riepilogo di un anno vissuto pericolosamente specie per i rimborsi elettorali gonfiati include anche l’ultimo capolavoro: il consigliere regionale Pd della Lombardia Carlo Spreafico si è fatto rimborsare 2,70 euro per una piadina alla Nutella.
Certo, un dilettante se confrontato con Franco «Batman» Fiorito e le cene da 5 mila euro al ristorante Pepenero di Capodimonte, o ai 644 euro del consigliere leghista Davide Boni per una cena base di tartufo bianco d’Alba. Mettiamoci pure la cena da 3320 euro del pidiellino Giorgio Pozzi al Baretto al Baglioni di Milano. E pochi dei nostri politici resistono al fascino spaccone di ostriche e tartufo, lo sappiamo. Niente cena per Nicole Minetti che tira la cinghia e offre solo aperitivi “di rappresentanza” al meneghino Principe di Savoia: fanno 832 euro.
Molto champagne figura nei rimborsi elettorali sparsi per l’Italia: Dom Pérignon, Taittinger, Paul Georg. Meno classe ha Renzo Bossi, meglio noto come il Trota, per cui gli aperitivi sono a base di Mojito, Aperol e Negroni, mentre per i cali di zucchero improvvisi ci sono ovetti Kinder e biscotti Ringo.
Conclusione: quando si siedono a tavola tra i nostri politici non esistono differenze, i solo cui tutto questo mangiare va di traveso siamo noi.