Nella politica italiana è il momento del nuovo che avanza, e la buvette della Camera si adegua. Il mitico bar dei deputati, che con il ristorante del Senato era stato la pietra dello scandalo per i prezzi bassissimi, ennesimo privilegio concesso ai nostri politici, ha subito un restyling che qualcuno ha già malignamente definito di “arte povera”.
Sembra di entrare in un emporio bulgaro, dice qualcuno, lo stile in effetti è sobrio, gli scaffali semivuoti, scomparse le scatole di cioccolatini di marca, restano solo poche bottiglie di vino decenti. Sui banconi panini stantii, un po’ di frutta dall’aria affranta, e qualche tavoletta di cioccolato non particolarmente pregiato. I prezzi sono ora esposti ovunque, a mostare che non sono più bassi che altrove.
Al Senato, intanto, ci si adatta all’austerity della Camera. Il ristorante, che era stato chiuso poco tempo fa, resterà sbarrato. Si farà un nuovo appalto, forse si manterrà lo stesso, sarà quel che sarà, fino a quando si saranno insediati i nuovi senatori, basta e avanza il bar interno.
Come non associare il cambiamento all’arrivo dei 109 deputati grillini, con il loro vegetarianesimo, i proclami di trasparenza e la lotta ai privilegi della casta, titolo di onorevole compreso?
[Italia Oggi]