L’arte della diplomazia è sempre passata per un cin cin, a dirla tutta – che i calici tintinnassero a sancire il raggiungimento di un accordo o che venissero riempiti per stordire e rendere più mansueto “l’avversario” di turno, ci piace pensare che, in qualche modo, il calore dall’alcol sia stato una sorta di ospite d’onore ai colloqui di questo genere. Non ci sorprende trovarlo come quarto protagonista nel complesso triangolo che vede lega il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, Silvio Berlusconi e il numero uno della Russia Vladimir Putin; anche se a questo giro c’è un inconfondibile sottotono ironico. Vi aiutiamo a ricordare: il Cavaliere che racconta di aver riallacciato i rapporti con Putin grazie a uno scambio vodka – lambrusco vi dice niente?
Risolvere una guerra tra un bicchierino e l’altro
L’intervista “incriminata” risale allo scorso ottobre: Berlusconi aveva raccontato ai microfoni di La7 di aver “riallacciato un po’ i rapporti con il presidente Putin”. Quest’ultimo, infatti, aveva sorpreso il Cavaliere con venti bottiglie di vodka “e una lettera dolcissima” per il suo compleanno – un regalo a cui Berlusconi aveva risposto con “venti bottiglie di Lambrusco e una lettera altrettanto dolce”.
Le dichiarazioni avevano attirato l’attento occhio delle autorità europee, che avevano ricordato a Berlusconi che uno scambio di questo genere avrebbe di fatto violato le sanzioni introdotte per la guerra. Ma niente paura – un agile retromarcia, un “ma si scherzava!” davanti alle telecamere e tutto è stato bonariamente dimenticato. O forse no?
“Ho sentito le dichiarazioni di Berlusconi” ha recentemente commentato Zelensky durante un’intervista a La Repubblica. “Non lo conosco personalmente, forse dovrei mandargli qualcosa… Non so, cosa gli posso regalare? Vodka? Ho una buona vodka. Se una cassa di vodka è abbastanza per portare Berlusconi dalla nostra parte, allora risolveremo finalmente questo problema”.
Ironia a parte, il presidente ucraino ha anche dedicato qualche parola ai sondaggi che rilevano il 49% degli italiani contrari alla scelta di sostenere Kiev. “Voglio mandare un messaggio diretto: anche voi, se foste nelle nostre condizioni, fareste le stesse cose che facciamo noi” ha spiegato. “Purtroppo questo non è un film con il lieto fine: hanno torturato e ucciso ogni singolo giorno. Qui in Ucraina siamo come gli italiani, mangiamo lo stesso pane, abbiamo gli stessi valori, vogliamo anche noi vivere in pace coi nostri figli. Se qualcuno ti entra in casa e cerca di ucciderti, non puoi rimanere neutrale. Voglio dire agli italiani per cosa stiamo combattendo: per sopravvivere. Per questo gli italiani devono capire che non possono lasciarci soli”.