I numeri parlano chiaro: alla Zaini, storica azienda milanese specializzata nella produzione di cioccolato e ovetti, lavorano circa 200 dipendenti nei siti di Milano e Senago, di cui 130 impiegati nel solo settore produttivo. Di questi (e di questi ultimi in particolare, stando a quanto lasciato trapelare), 45 saranno licenziati nel futuro prossimo.
Trattasi di “piano di riorganizzazione“, per usare il lessico aziendale; che andrebbe di fatto a mutilare di quasi un terzo la forza lavoro complessiva attualmente impiegata nell’azienda. Un taglio netto, e voluminoso: ma cos’è che è andato storto?
Le spiegazioni dell’azienda e le mosse dei sindacati
L’azienda ha voluto giustificare l’intera operazione di ristrutturazione indicando il calo dei volumi e la lunga e severa serie di rincari subiti dalle materie prime, cacao in primis. Tutt’altro che una novità, a onore del vero: i prezzi del cacao sono notoriamente saliti alle stelle da ormai un paio di anni a questa parte anche e soprattutto di una congiunzione di mercato che vede una domanda ostinatamente solida e problemi di approvvigionamento sempre più gravi. E non è tutto.
C’è poi la tanto discussa variabile climatica, con la produzione dell’Africa occidentale – uno dei principali hotspot produttivi al mondo – pesantemente compromessa dal susseguirsi di una spietata siccità e piogge travolgenti. La legge del numero è eloquente, e i colossi cominciano a cadere: Barry Callebaut, rinomato produttore di cioccolato, è crollato in borsa lo scorso luglio. E ora pare che sia il turno di Zaini.
I rappresentanti di FAI Cisl, FLAI Cgil e UILA Uil sono dell’idea che un tale taglio alla forza lavoro, privato di un piano industriale sostenuto da investimenti, possa mettere in seria discussione la sopravvivenza dell’azienda.
Al termine delle assemblee dei lavoratori degli scorsi giorni FAIFLAI-UILA hanno deciso di dichiarare lo stato di agitazione e le iniziative sindacali volte a modificare l’impostazione aziendale già a partire dal prossimo incontro, che si terrà il 15 ottobre presso Unionfood.
L’obiettivo, come accennato nelle righe precedenti, è quello di costringere Zaini a produrre un serio piano industriale che possa garantire occupazione e ripresa, oltre all’utilizzo degli ammortizzatori sociali del caso per ridurre l’impatto della manovra all’orizzonte.