Uno studio condotto da Francesco Porcelli, entomologo e docente del dipartimento di Scienze del suolo dell’Università di Bari, ha individuato nella cimice assassina (o Zelus renardii) una nuova, valida arma per combattere la Xylella: questa specie infatti, è un predatore naturale della cosiddetta sputacchina, insetto che funge da vettore del batterio in questione.
La ricerca di Porcelli, pubblicata anche sulla rivista Insects, sottolinea inoltre come la cimice non ami predare l’ape mellifera e non sia “un fitofago parassita delle piante” (portando a rafforzo di questa tesi l’evidenza empirica), presentandosi dunque come il candidato ideale da inserire nell’ecosistema poiché non andrebbe a causare alcuna variazione. La cimice assassina, nonostante il nome piuttosto minaccioso, è del tutto innocua per l’uomo e per gli altri insetti utili: la novità evidenziata dalle prove in laboratorio è che “sceglie le sue prede in base ai loro habitat, che includono le piante ospiti delle prede, l’abbondanza, le dimensioni e la mobilità delle prede che incontra”. Il prossimo passo? Secondo Porcelli occorre “verificare la possibilità di allevare Zelus in grandi quantità, per usarlo come un insetticida vivente sostenibile, resiliente, rispettoso dell’ambiente e che possa agire nei campi coltivati anche partendo da aree marginali o protette”.