La sorpresa più grossa (per noi) la 50 best ce l’ha consegnata pochi giorni fa con la rivelazione che la prossima edizione degli oscar del fine dining sponsorizzati da San Pellegrino si terrà nel 2025 a Torino, notizia per ora comunicata solo dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ma comunque ufficiale. Ma le premiazioni regionali continuano e il 26 marzo è stata la volta di Asia’s 50 Best, in un evento svoltosi a Seoul, in Korea del sud.
Sézanne, il vincitore
I 318 tra giornalisti, critici, chef e ristoratori che compongono la Academy dei votanti hanno quest’anno restituito a Tokyo la corona di città regina della cucina gourmet dell’Asia, spodestando Bangkok. Merito anche di una doppietta sul podio, primo e secondo posto entrambi nella capitale nipponica, e della performance del Sézanne, ristorante del Four Season Hotel Tokyo Marumouchi, guidato dallo che inglese Daniel Calvert, che prende il nome da un villaggio nella regione della Champagne. Evidenti quindi le ispirazioni della sua cucina che danno vita ad una perfetta contaminazione tra tecniche francesi e ingredienti giapponesi, declinata con estrema eleganza, che gli è valso una cavalcata trionfale verso la vetta, avendo debuttato nel 2022 al diciasettesimo posto per poi trovarsi già al secondo gradino del podio l’anno dopo. Calvert ha rischiato però di perdersi l’evento, come ha raccontato con una battuta proprio al momento della premiazione: “mia moglie ha appena avuto un bambino, perciò non avrei dovuto essere qui”. Siamo certi che la sua compagna avrà trovato la sua assenza giustificata.
Gli altri premiati
Anche la medaglia d’argento è di un ristorante di Tokyo con forti influenze transalpine: è il Florilège dello chef Hiroyasu Kawate, locale con un solo social table e molto attento alle tematiche della sostenibilità e della cucina vegetale. Terzo posto per la rockstar Gaggan Anand, col suo omonimo ristorante di Bangkok, anche vincitore del premio di miglior ristorante della Thailandia. Al quarto posto troviamo il miglior ristorante di Hong Kong, The Chairman, seguito dal connazionale Wing, a sua volta meritorio del titolo di miglior scalatore della classifica, risalendo di ben trentadue posizioni in un anno. A filo di top ten troviamo il best restaurant di Singapore, Odette, mentre il paese ospitante vede il suo primo esponente e miglior insegna nazionale nel Mingles di Seoul in tredicesima posizione. Ai numeri ventidue, ventitré e ventiquattro tris dei migliori locali di Taiwan, India e Filippine, rispettivamente Logy, Masque e Toyo Eatery. La migliore nuova entrata è Seroja di Singapore, in trentunesima posizione, mente Indonesia, Vietnam e Macau vedono i loro ristoranti premiati come migliori della nazione al numero quarantasei, August a Jakarta, quarantotto, Anan Saigon a Ho Chi Minh City, e quarantanove, Chef Tam’s Season a Macau.
Top 50 vs. Michelin
È curioso notare ogni anno le differenze tra quelle che si possono ormai considerare come le dispensatrici dei riconoscimenti gourmet più prestigiosi e ambiti del mondo: la Stella Michelin e il posto nella Top 50. Se l’esempio più lampante ce l’abbiamo in Italia, col Lido 84 di Riccardo Camanini ritenuto per distacco il miglior ristorante dello stivale e unico in top ten, ma titolare di una striminzita mono-stella, anche tra i primi dieci posti della 50 Best Asia la differenza di vedute è evidente. Se il primo e il secondo posto sono “solo” bistellati, per vedere il primo titolare di tre macaron bisogna scendere in decima posizione con Odette. Il quarto e il sesto miglior ristorante dell’Asia una stella manco ce l’hanno e il quinto è un monostellato. Discorso a parte per Anand, che ha accusato gli ispettori della guida di rossa di razzismo e di scarsa professionalità quando, premiato con due stelle nella precedente sede del suo locale, gli hanno regalato una giacca troppo piccola: vedremo quanto sono permalosi.
Un pizzico d’Italia
I primi speciali hanno visto Haoma di Bangkok ricevere il premio come ristorante sostenibile, col suo chef Deepanker Khosla forte sostenitore di una cucina a zero sprechi, producendo anche le proprie verdure con coltivazione idroponica. Mineko Kato, del Faro di Tokyo, si è aggiudicata il premio come miglior pasticcera, e porta un po’ d’Italia con le sue esperienze da -tra gli altri- Aimo e Nadia, Bulgari di Elio Sironi e Osteria Francescana. Kevin Lu del Logy di Taipei è il miglior sommelier d’Asia, e Sung Anh del Mosu di Seoul vince il “chef’s choice”, premio votato da colleghi cuochi e ristoratori.