Whole Food: l’acquisizione da parte di Amazon peggiora le condizioni di lavoro

I dipendenti di Whole Food hanno confermato che l'acquisizione dell'azienda da parte di Amazon ha peggiorato le condizioni di lavoro: manca il personale e aumenta il carico di lavoro.

Whole Food: l’acquisizione da parte di Amazon peggiora le condizioni di lavoro

Nuova conferma: i dipendenti di Whole Food ammettono che l’acquisizione da parte di Amazon ha peggiorato le condizioni di lavoro. In particolare i dipendenti dell’azienda lamentano una crescente pressione per spingere offerte e adesioni ad Amazon Prime, una carenza di personale, un aumento dei carichi di lavoro e tagli al budget per la manodopera. Da quando il loro posto di lavoro è stato acquisito da Amazon due anni fa, non è certo la prima volta che i dipendenti di Whole Food avvertono di un drastico calo delle condizioni lavorative.

Amazon ha acquisito Whole Food nel 2017. I lavoratori intervistati sono riluttanti a parlare per timore di ritorsioni, ma uno di loro ha spiegato che Amazon ha cambiato così tanto l’azienda che è diventata quasi irriconoscibile. Il dipendente, poi, si spinge oltre e sostiene di avere i brividi lungo la schiena ogni giorno quando vede che il negozio da lui amato è ha Amazon dappertutto: Amazon sugli armadietti, Prime ovunque ti giri, kit pasto Amazon e acquirenti Prime.

Proprio per questi motivi, nel 2018 un gruppo di dipendenti ed ex-lavoratori aveva creato Whole Worker, un collettivo che chiedeva migliori condizioni di lavoro. A giugno scorso, poi, era stata inviata un’email di gruppo dove veniva sottolineato il fatto che i dipendenti di Whole Foods venivano praticamente usati solo più per vendere le offerte e l’abbonamento ad Amazon Prime. Con tanto di dati alla mano: i cassieri sono addestrati ora a chiedere ad ogni cliente se abbiano Amazon Prime. Chi non ha Prime, viene invitato a registrarsi al banco informazioni. Si è arrivati al punto in cui il 35% degli acquisiti di prodotti è relativo ad articoli Amazon Prime, anche quando il cliente non ha Prime.

Ma c’è di più: pare che la formazione dei nuovi dipendenti includa ore e ore passate a illustrare i vantaggi di Prime per i clienti. Il che non piace ai dipendenti di Whole Foods, in quanto non ha nulla a che fare con il servizio clienti, le aspettative o le esigenze. Semplicemente si tratta di elencare tutti i vantaggi di Prime e rispondere a infinite domane su Kindle, tablet Amazon, Amazon Music e Amazon Fire Stick.

Ormai Whole Foods non è più una società indipendente che ha investito in Amazon: praticamente si è trasformato in un punto vendita al dettaglio di Amazon ed è lì solo per spingere le vendite online, gli abbonamenti Prime e i dispositivi Prime. La priorità dei dipendenti è quella di pubblicizzare Prime a scapito di tutto il resto.

Il tutto, poi, corredato dal fatto di essere in costante carenza di personale. I lavoratori a tempo pieno hanno affermato che il loro orario di lavoro è stato ridotto da 40 ore la settimana a 35-37, con salario minimo di Amazon di 15 dollari per tutti i suoi dipendenti e rendendo di fatto praticamente inesistenti gli aumenti di stipendio. Un dipendente ha spiegato che il suo orario è stato ridotto a sole 27 ore settimanali, nonostante avesse un contratto di lavoro a tempo pieno e lavorasse in un dipartimento a corto di personale.

L’azienda continua a dare sempre più compiti e cose da fare, ma le ore vengono sempre più tagliate con personale scarso e assunzioni bloccate. Il che si riflette anche sulla qualità del servizio fornita al cliente: non c’è più la manodopera che metta i prodotti sugli scaffali e si riduce il tempo da dedicare al servizio clienti perché chi è rimasto deve lavorare anche per chi non c’è.

[Crediti | The Guardian]