I talent televisivi hanno fatto parecchio per il mondo del cibo, ma il sogno, l’abbiamo detto decine di volte, bisogna guadagnarselo con l’impegno.
Che nel caso dei pasticcieri significa studio, fatica oltre a molte sveglie all’alba.
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Ciononostante, secondo Conpait (Confederazione pasticcieri italiani), negli istituti alberghieri italiani frequentati da circa 22.000 studenti –dove lo studio dell’arte pasticciera è stato introdotto solo tre anni fa– sono già il 30% i ragazzi che la scelgono, contro il 40% che preferisce la cucina, il 25% la sala e il 5% il ricevimento.
E poi ci sono le scuole private dove la tendenza è confermata. Sono molto ambite nonostante i prezzi salati: 6 mesi di alta formazione costano tra i 9 e i 12 mila euro, corsi di 10 giorni a 2200 euro. Accademie che preparano circa 10 mila allievi ogni anno, il 20% stranieri, dove nel 2019 non si trova un solo posto libero.
Le famiglie investono nella scuola perché ci vedono possibilità lavorative molto elevate. In effetti è così, c’è carenza di personale qualificato nelle pasticcerie, nei ristoranti e negli alberghi, specie da quando il pasticciere non è più soltanto un artigiano dei dolci, ma un rifinitore del menu che collabora gomito a gomito con gli chef nella creazione del menu.
Come dire che è nato un nuovo mestiere, quello del pasticciere da ristorazione o d’albergo, che non deve limitarsi a saper preparare una torta ma saperne di pane, colazione e benessere.
Al boom della domanda di formazione contribuisce anche il buon trattamento economico di cui si gode fin da quando si è apprendisti.
[Crediti | La Stampa]