È un’associazione, quella che lega Vladimir Putin all’impiego delle risorse alimentari come “arma”, a cui siamo già piuttosto abituati: tra gli esempi più recenti troviamo anche la nostra Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, durante una comunicazione alla Camera, ha ribadito la necessità del non permettere al numero uno di Mosca di usare il cibo come se fosse – per l’appunto – un’arma. Il sottotesto è sempre lo stesso: lo spettro della carenza alimentare che, dai primi giorni di guerra a oggi, ha minacciato il mondo intero. Un tema che torna anche nelle più recenti dichiarazioni di Svein Tore Holsether, amministratore delegato di Yara International, una delle più grandi aziende mondiali di fertilizzanti; che ha a sua volta accusato Putin di stare usando il cibo come arma e invitato i singoli Paesi a ridurre la propria dipendenza dalla Russia.
Il ruolo della Russia nella crisi dei fertilizzanti
È infatti bene ricordare che la Russia è, tra le altre cose, uno dei principali esportatori di fertilizzanti e delle sostanze chimiche necessarie alla loro produzione: lo scoppio del conflitto armato con l’Ucraina ha portato a seri problemi di approvvigionamento (con le sanzioni a Mosca e alleati che non fecero altro che esacerbare questa situazione) e aumenti del prezzo del gas naturale fondamentale per la produzione di fertilizzanti, determinando un’ondata di rincari che si è abbattuta violentemente sul settore agricolo.
Le conseguenze sono poi arrivate fino al consumatore, che si è naturalmente trovato a dover fare i conti con prodotti alimentari nettamente più costosi (importante menzionare, poi, la produttività agricola minore determinata dalla carenza dei fertilizzanti). In altre parole – scacco matto: niente fertilizzanti, niente cibo, prezzi alle stelle. Da qui i commenti di Holsether: “Putin ha usato i prezzi dell’energia come arma” ha dichiarato durante il World Economic Forum di Davos “e ora sta facendo lo stesso con il cibo”.
Holsether ha poi sottolineato che, a oggi, metà della produzione alimentare mondiale è legata a doppio filo con un rapporto di dipendenza ai fertilizzanti. “Una qualsiasi interruzione di questo legame” ha aggiunto “è un’arma molto potente”.
Un timore che trova pieno riscontro nelle stime più recenti, che per l’appunto indicano che la carenza di fertilizzanti (e i conseguenti aumenti di prezzo) potrebbero ridurre così tanto il rendimento della produzione alimentare che, per soddisfare la domanda globale di cibo, sarebbe necessario, entro la fine del decennio, aumentare la quantità di terreni agricoli di una mole pari a “le dimensioni di gran parte dell’Europa occidentale”.