Vittoria per Greenpeace: bloccati nuovi allevamenti intensivi di polli in Friuli Venezia Giulia

Stoppati sul nascere nuovi capannoni a Chions e San Vito al Tagliamento grazie alla mobilitazione di attivisti e comitati locali.

Vittoria per Greenpeace: bloccati nuovi allevamenti intensivi di polli in Friuli Venezia Giulia

Esistono ancora le buone notizie? Pare di sì: Greenpeace ha appena vinto su tutta la linea. L’associazione ambientalista e animalista ha dato un bel contributo ai comitati locali di due comuni del Friuli Venezia Giulia. L’obiettivo? Bloccare l’apertura di allevamenti intensivi avicoli a Chions e San Vito al Tagliamento. L’area del Sanvitese dunque farà a meno di 6 milioni di esemplari e nove capannoni a densità sovraffollata e a ritmi di crescita triplicati, nonché dei relativi scarti di produzione. Un bel risultato per la tutela di animali, ambiente e salute pubblica.

Mobilitazione a lieto fine

allevamenti intensivi

La mobilitazione dei cittadini e di Greenpeace parte da un progetto di espansione. Quello dell’azienda agricola Zarattini, già proprietaria di 18 capannoni tra le località di Torricella e Canedo. Il titolare infatti aveva avviato l’iter volto alla realizzazione di altre nove strutture nelle frazioni di Chions e San Vito al Tagliamento. Per gli ambientalisti l’espansione non s’ha da fare, e non c’è di mezzo solo l’ideologia. Il territorio infatti corrisponde a un corridoio ecologico identificato dal Piano Paesaggistico Nazionale, e che a maggior ragione merita di essere preservato.

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La mobilitazione per bloccare l’apertura dei nuovi capannoni è partita all’istante, organizzata e battagliera. Comitati locali delle zone interessate, Greenpeace, Legambiente e ISDE si sono coalizzati realizzando campagne di informazione e sensibilizzazione su tutto il territorio. In poco tempo dalle amministrazioni comunali è arrivato lo stop, di fatto tranciando il progetto sul nascere. Non è l’unica vittoria per Greenpeace: negli ultimi anni gli attivisti sono riusciti a riconvertire territori dedicati all’allevamento intensivo in chiave agro-ecologica. Oltre San Vito al Tagliamento, Greenpeace ha registrato successi a Spoltore (PE) e Castenedolo (BS).

I rischi degli allevamenti intensivi

polli

Le condizioni di vita dei polli – per inciso, gli animali più sfruttati e consumati sulla faccia della terra – negli allevamenti intensivi sono tristemente note. Ambienti distopici in cui sovraffollamento, crescita a velocità triplicata, malattie, violenza e cannibalismo sono la normalità. Ma i rischi non solo soltanto per gli animali: di mezzo ci sono anche questioni di salute pubblica e ambientale.

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Attenzione, non parliamo (solo) di influenza aviaria. Sempre Greenpeace ci ricorda come la concentrazione dei mega capannoni abbia effetti deleteri sul territorio e sulla popolazione circostante. Fra i rischi per il primo ci sono erosione del suolo e contaminazione delle falde acquifere. La seconda se la vede anche peggio: l’ammoniaca prodotta da questi allevamenti è la seconda causa della formazione di polveri sottili o PM2.5. Avete presente la “qualità” dell’aria in pianura Padana? Ecco.

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Ma c’è di peggio: in Italia queste polveri sottili sono responsabili di 45mila morti premature all’anno, una vera e propria strage. Ci vorrebbe un ripensamento (o meglio, un abbandono) del sistema allevamento intensivo, difficile ma non impossibile. Noi consumatori possiamo scegliere di informarci, di mangiare consapevolmente, di pretendere condizioni migliori per il nostro cibo. E intanto, goderci piccole, grandi vittorie come questa.