L’innovazione per il mondo della viticoltura passa ad alta quota – anzi, altissima. Stando a quanto riportato dal LA Times, infatti, la Nasa avrebbe utilizzato una serie di immagini aeree per identificare con successo l’azione del virus della vite GLRaV-3, responsabile del cosiddetto “accartocciamento fogliare”: scendendo più nei particolari, la tecnologia impiegata sarebbe in grado di rilevare i “primissimi segnali” della malattia in questione – una novità che di fatto potrebbe cambiare radicalmente l’approccio dei viticoltori alla cura e soprattutto incrementare drammaticamente le possibilità di successo.
Dalla vigna allo spazio: la Nasa aiuta a individuare le malattie della vite
È bene notare, infatti, che il virus in questione veniva abitualmente identificato solo attraverso l’analisi sul campo delle singole piante tramite test molecolari: un procedimento meticoloso e senza ombra di dubbio preciso, ma che come potrete avere intuito andava a diluire eccessivamente (e spesso in maniera fatale) i tempi di diagnosi, con i risultati che avrebbero potuto giungere troppo tardi per risolvere l’emergenza. Numeri alla mano, e restringendo il nostro campo di vista ai soli Stati Uniti, si stima che la malattia faccia ogni anno danni per un totale complessivo di 3 miliardi di dollari; con l’unica risposta efficace che rimane la rimozione della vite.
Una cura brutale che, pur risolvendo il problema alla radice (letteralmente), finisce ovviamente per innescare danni di natura economica di grandissima entità. Da qui l’intervento della Nasa: la tecnologia in questione, utilizzata in California dai ricercatori della Cornell University, del California Institute of Technology, della San Diego State University e della University of California, si serve di immagini a infrarossi provenienti da un aereo per individuare i primi sintomi della malattia nelle viti, consentendo ai viticoltori di agire prontamente e con efficacia.
Il GLRaV-3 ha infatti un periodo di latenza in cui le viti sono di fatto infette, ma ancora non mostrano sintomi visibili: l’impiego della tecnologia Nasa rappresenta così un esempio perfetto per comprendere le potenzialità della spettroscopia in viticoltura (e non solo, beninteso).
I risultati degli studi, poi presentati sulla rivista Phytopathology, parlano chiaro: gli scienziati hanno preso in esame 317 ettari vitati e riportato che i modelli utilizzati sono stati in grado di distinguere con una precisione dell’85% tra viti non infette e infette (sia asintomatiche che sintomatiche) con una risoluzione compresa tra gli uno e i cinque metri.
“Abbiamo scoperto che la spettroscopia con imaging aereo ed il machine learning possono essere utilizzati per sviluppare modelli che identificano efficacemente il segnale spettroscopico del virus GLRaV-3 nelle viti attraverso varie risoluzioni spaziali, indipendentemente dalla manifestazione dei sintomi visibili” è il commento del gruppo di scienziati. “L’obiettivo del nostro lavoro non è quello di sostituire le strategie di ricerca sul campo o i test molecolari esistenti, ma piuttosto di distribuire queste risorse in modo più strategico”.