Non è certo necessario essere esperti del mondo del vino per intuire che la vendemmia 2022, ormai alle porte, sia macchiata da una forte preoccupazione: l’estrema siccità degli ultimi mesi ha fatto soffrire le vigne, poi flagellate dalla furia della grandine caduta nelle ultime settimane. Così, mentre i produttori improvvisano la danza della pioggia per sperare in qualche goccia in extremis, Confagricoltura stima un calo generalizzato “dei livelli quantitativi di almeno il 10%, più accentuato laddove ci sono state grandinate, mentre sulla qualità, mai come quest’anno si conferma determinante l’attenta gestione agronomica del vigneto”.
Insomma, nel contesto qualitativo Confagricoltura non ha che parole rassicuranti, e si preoccupa di elogiare gli sforzi del comparto vitivinicolo per rispondere alle crescenti sfide del cambiamento climatico, che di fatto minacciano l’intero settore dall’ormai lontano 2003 (un’annata intesa come spartiacque nel contesto della svolta climatica. Importante considerare, rimanendo nel contesto del cosiddetto climate change e soprattutto dell’attuale emergenza siccità, che la scarsità di piogge ha favorito la diffusione di alcune fitopatie in diverse regioni: in Piemonte si segnalano aumenti dei casi di Flavescenza Dorata e un’invasione di Popillia Japonica, in Molise qualche episodio di oidio sulle varietà sensibili; e in Emilia Romagna fitopatie sempre più invasive.
“In prospettiva, alla luce della situazione economica attuale è ragionevole immaginare nel medio periodo un rallentamento del mercato del vino con minori scambi in volume e valore più contenuto” ha commentato il presidente della Federazione Nazionale Vino di Confagricoltura, Federico Castellucci, riferendosi anche all’aumento dei costi di produzione e delle giacenze. ” I consumatori potrebbero cominciare a rallentare l’acquisto di beni non di prima necessità, come il vino, anche nella grande distribuzione organizzata”.