Continua la truffa del vino DOCG toscano contraffatto: è stato sgominato un altro traffico di vini pregiati, stavolta l’operazione dei Nas si è svolta a Firenze e in alcune sue province.
Stamani sono stati rivelati gli esiti di un’articolata attività d’indagine, denominata “Geminus”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Pistoia: le basi dell’indagine facevano supporre che alcuni tra i più famosi vini toscani (e italiani), venissero contraffatti e poi spediti principalmente al mercato cinese, tramite una delle più note piattaforme asiatiche di e-commerce.
Le indagini sono partite a Marzo 2019, da una segnalazione pervenuta al Nas di Firenze da parte di una tra le società che producono il DOC Sassicaia. Questa segnalazione riguardava l’esposizione di “cloni” di Sassicaia e di altri vini toscani di pregio, documentata nel corso di una importante manifestazione fieristica svoltasi nella città cinese di Chengdu.
Ciò ha fatto scattare l’inchiesta che ha visto il coinvolgimento dei Nas di Padova e dei rispettivi Comandi Carabinieri delle province coinvolte, ovvero Firenze, Prato e Padova e Pistoia, i quali hanno eseguito quattro decreti di perquisizione nei confronti di tre indagati e di una società di import-export con sedi in Italia e nella Repubblica Popolare Cinese.
I tre soggetti perquisiti, di nazionalità cinese, sono indagati insieme ad altre quattro persone di nazionalità cinese e italiana, per aver prodotto, imbottigliato e commercializzato, soprattutto all’estero, vino con false indicazioni relative a denominazioni di origine geografica garantita e tipica. Nei falsi hanno utilizzato in etichetta marchi, segni distintivi, caratteristiche grafiche e tipografiche che imitano spudoratamente, persino nel design del packaging, alcuni tra i vini più pregiati prodotti in Toscana, fra cui Sassicaia, Brunello di Montalcino e Chianti di notissime aziende vinicole.
I Nas hanno individuato il punto di origine delle bottiglie contraffatte in un’azienda agricola in provincia di Pistoia, ma con ramificazioni anche in provincia di Siena (Chianti e Montalcino). Hanno poi rintracciato tutto l’itinere di vendita di questi vini, accertando l’esistenza alcune pregresse spedizioni di vino Chianti rosso in bottiglia in partenza dal pistoiese verso Hong Kong e la Cina continentale.
Con i riscontri acquisiti nel corso dell’indagine, i Nas sono riusciti a ricostruire i rapporti tra l’azienda vitivinicola toscana e alcune società di import-export di merci varie con sede in Italia e in Cina, gestite da cittadini asiatici. Tali aziende, già in affari tra loro dal 2015, grazie all’intermediazione del mediatore di Prato, avevano messo in atto queste spedizioni contraffatte in Cina a partire dal 2018, con alcune bottiglie munite di sola retro-etichetta. Una volta inviate a Hong Kong, venivano lì apposte le etichette frontali create tipograficamente ad imitazione di quelle dei vini italiani e successivamente venivano commercializzate da un’ulteriore società cinese, ritenuta collegata alle altre. Le caratteristiche grafiche delle etichette contraffatte, giudicate simili alle originali dagli stessi esperti del settore, dimostra come le attività criminali siano ormai progrediti nella loro capacità di sfruttare lo status symbol rappresentato da brand famosi e, nel contempo, di permeare in spazi commerciali amplificati anche dell’e-commerce e dalla globalizzazione economica.
Gli esiti dell’indagine evidenziano inoltre che ci sono altri canali commerciali illegali di prodotti considerati “eccellenze” agroalimentari nazionali, oggetto di “plagio” sia nella qualità sia nei marchi aziendali.
[ Fonte: ANSA ]