Sarà forse un po’ troppo avere più di 500 etichette di vino fra DOC, DOCG e IGT? Secondo l’UIV sì, anche perché i mercati esteri potrebbero confondersi.
Inoltre, secondo l’Unione Italiana Vini, questo proliferare di etichette DOC, DOCG e IGT, non va troppo d’accordo con l’attuale tendenza dell’Europa che sta praticamente definendo come dannoso anche il consumo moderato di alcol. Nelle Politiche UE, infatti, si parla sempre di più di “no safe level”: non esiste un livello minimo di consumo di alcol sicuro per la salute, ma qualsiasi quantitativo è dannoso.
Capirete bene che, una filosofia del genere, non va proprio d’accordo con il vino Made in Italy. Per questo motivo l’UIV ha realizzato un memorandum da far leggere al prossimo Governo dove si parla proprio della tematica “vino & salute”.
Paolo Castelletti, segretario generale dell’UIV, ha spiegato che a Bruxelles si stanno convincendo che i prodotti alimentari che possono essere dannosi per la salute, come il vino, i salumi o le carni, non possano essere beneficiari di iniziative promozionali co-finanziate da fondi UE. Secondo Bruxelles, questi prodotti devono avere una tassazione specifica con un’accisa minima e devono riportare warnings in etichetta.
Alcuni paesi dell’UE già stanno seguendo questa tendenza: in Olanda, per esempio, la città di Haarlem ha appena vietato di fare pubblicità alla carne. Castelletti ha poi proseguito sostenendo che questa idea del no safety level non ha alcun riscontro nella realtà: qualsiasi prodotto alimentare può essere dannoso per la salute se non viene consumato in maniera corretta. Sarebbe più corretto, invece, distinguere fra consumo e abuso, adottando stili di vita come la Dieta Mediterranea che parla di un consumo moderato e consapevole di vino.
Un’altra cosa che si potrebbe fare è spingere sul mercato dei vini low alcol o dealcolati: è importante occupare anche questo spazio di mercato, avvicinandosi così anche alle nuove generazioni che al momento snobbano il vino per dedicarsi a bevande alternative con gradazione fra i 5 e i 6 gradi. Tuttavia per fare questo, bisognerebbe modificare la normativa: il Testo unico del vino, infatti, vieta di tenere in cantina prodotti con gradazione inferiore agli 8 gradi.
Castelletti ha poi aggiunto che avere più di 500 etichette fra DOC, DOCG e IGT è troppo: si tratta di un sistema troppo complesso da spiegare per quanto riguarda i mercati esteri. Secondo lui sarebbe meglio creare un sistema dove ci sia un’etichetta prevalente e poi le indicazioni di sottozone e di specifiche aree geografiche, senza dover creare ogni volta per ogni sottotipologia una Doc nuova.